«La Poesia è Scienza, la Scienza è Poesia»

«Beauty is truth. truth beauty,- that is all
Ye know on earth, and all ye need to know.» (John Keats)

«Darkness cannot drive out darkness; only light can do that. Hate cannot drive out hate; only love can do that.» (Martin Luther King)

«Não sou nada. / Nunca sarei nada. / Não posso querer ser nada./ À parte isso, tenho em mim todos los sonhos do mundo» (Álvaro De Campo)

«A good poem is a contribution to reality. The world is never the same once a good poem has been added to it. A good poem helps to change the shape of the universe, helps to extend everyone's knowledge of himself and the world around him.» (Dylan Thomas)

«Ciò che premeva e che imparavo, è che in ogni caso non ci potesse mai essere poesia senza miracolo.» (Giuseppe Ungaretti)

sabato 19 gennaio 2019

Incontrandoti, al mio arrivo



Amiche care, amici,
dunque quasi un anno è passato. Non un anno ancora, certo, ma quasi. E, come capita spesso in questi casi, pare ieri.

Oppure, a volte, mi pare un passato così remoto da non riconoscerlo più parte del mio stesso vissuto, ma ormai storia.
Arrivai all’aeroporto in mattinata, stanca, piuttosto disorientata, lei mi attendeva. Non parlammo molto lì, solo un lungo abbraccio all’arrivo, e un bacio, lunghissimo quanto a lungo atteso, poi con la sua macchina fino alla meta finale. In macchina parlai, sì, certo, ma non ricordo di cosa. So che come al solito parlai io, tanto, mentre lei guidava in silenzio, com’era il suo uso, rispondendo più coi suoi sguardi verdi, intensi come quelli di una gatta, che a parole.
All’arrivo – nevicava – ci fermammo brevemente in un caffè, prima di salire a casa, per ristorarci (il viaggio dall’aeroporto è di due ore abbondanti). Nevicava. Mi disse che era raro che accadesse, in Irlanda, e che quindi la neve era venuta per festeggiare il mio arrivo, proprio così.
Solo allora, credo, realizzai che davvero la mia vita aveva preso una nuova strada. Milano, la mia Milano in cui avevo vissuto tanti anni, era lontana, ma non solo nello spazio, anche nel tempo, sebbene fossero passate solo poche ore.
Naturalmente avevo portato poche cose con me, quel poco consentito dalla Compagnia Aerea. I nostri due gatti sarebbero arrivati il mese dopo, con un viaggio apposta, peraltro difficilissimo da organizzare e molto costoso. Il resto, l’essenziale, lo avevo stipato e spedito in una dozzina di casse, che sarebbero arrivate nel giro di una settimana. Pensavo ai miei libri, in gran parte li avevo dovuti lasciare a Milano, erano davvero troppi per pensare a un trasferimento completo. Avevo dovuto selezionare quelli per me irrinunciabili. Gli altri, assieme a molti oggetti e mobili, sono rimasti nella mia casa di Milano, che abbiamo tenuto, per vari motivi, e che comunque tutt’ora non abbiamo ancora deciso se tenerla così, venderla oppure affittarla.
Ma questi sono dettagli e pensieri per il futuro: in quel momento ciò che contava era che ce l’avevamo fatta, che il nostro progetto, a lungo meditato, su cui avevamo tanto lavorato, si era realizzato, finalmente.
E di questo parlammo, quel pomeriggio, in quel baretto accogliente e caldo, mentre fuori cadeva silenziosamente una neve rara che ci pareva festante tutta per noi.

E di questo momento parla la lirica che pubblico qui, che è la prima cosetta che scrissi quassù, pochi giorni dopo il mio arrivo.
Parla di paura, e di fiducia, i sentimenti primari che chiunque sia migrante prova, anche un migrante enormemente privilegiato come sono io. Paura e fiducia, progetto e realizzazione, passato e futuro, commozione e disorientamento, ma nessun rimpianto.

Con amore
M.P.





Incontrandoti,
al mio arrivo


Pomeriggio, ore tre.
Amica mia, ora
siediti accanto a me,
parliamo, tesoro...

Così, vicine, mano
nella mano, soffiando
sul tè scuro bollente
di quando in quando:
parliamo, contente.

Di te, di me, del nostro
sogno ostinato; perché,
perché temere alcunché
se ora siamo così
vicine – e ci sfioriamo?

Non ci potranno mai più
fare del male, a gesti
o a parole o coi pensieri.
Saremo oggi più di ieri
forti, più forti che mai.

Tu ed io vicine,

qua in cima lontano:
te lo dissi, infine,

quanto ti amo?


Marianna Piani
Kilkenny, 5 marzo 2018


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