«La Poesia è Scienza, la Scienza è Poesia»

«Beauty is truth. truth beauty,- that is all
Ye know on earth, and all ye need to know.» (John Keats)

«Darkness cannot drive out darkness; only light can do that. Hate cannot drive out hate; only love can do that.» (Martin Luther King)

«Não sou nada. / Nunca sarei nada. / Não posso querer ser nada./ À parte isso, tenho em mim todos los sonhos do mundo» (Álvaro De Campo)

«A good poem is a contribution to reality. The world is never the same once a good poem has been added to it. A good poem helps to change the shape of the universe, helps to extend everyone's knowledge of himself and the world around him.» (Dylan Thomas)

«Ciò che premeva e che imparavo, è che in ogni caso non ci potesse mai essere poesia senza miracolo.» (Giuseppe Ungaretti)

Americana


Amiche care, amici,

le ultime vicende, in Inghilterra ("Brexit") e Stati Uniti (Elezioni 2016), hanno segnato un improvviso di imbarbarimento nella società civile, nella politica e nella cultura, aprendo la strada a un nuovo strisciante fascismo populista (o populismo fascista, non cambia) e al riemergere di subculture e anticulture di intolleranza e di sopraffazione che pensavamo ormai da gran tempo sepolte dai detriti della Storia.
Per questo, per rispondere con un segno chiaro di RESISTENZA a questo imbarbarimento, anche in questo mio piccolo luogo d'incontro, ho pensato di rendere un omaggio alla Grande cultura Americana del novecento, quella cultura della libertà, della giustizia, dei diritti civili che ora il nuovo corso, con la sua sola presenza, sta rimettendo in discussione.
Ho selezionato, a mio totale arbitrio, alcuni tra i nomi più di spicco della Poesia novecentesca americana, e li raccolgo in una piccolissima antologia, che ovviamente non ha alcuna intenzione esaustiva, ordinativa o normativa, ma soltanto l'intenzione di costituire uno stimolo alla rilettura, alla rivisitazione, in alcuni casi al recupero di questi artisti, delle loro voci, del loro pensiero.

Presenterò per ogni composizione il testo originale e - di seguito - la mia versione italiana.

Con amore
M.P.



Dear friends,

the latest events in England ( "Brexit") and the US (Elections 2016), marked a sudden barbarism in civil society, politics and culture, paving the way for a new creeping populist fascism and the re-emergence of subcultures of intolerance and oppression that we had thought were long since buried by the debris of history.

Therefore, to respond with a clear sign of RESISTANCE to this resurgent barbarism, even here in my little meeting place, I decided to make a tribute to the Great American culture of the twentieth century, the culture of freedom, justice and civil rights which now the new course, by his mere presence, is threatening.

I selected in my utter arbitrariness some of the most prominent names of twentieth-century American Poetry, and gather them in a small mini-anthology, which of course has no comprehensive plan, but wish only offer a motivation and a incitement to re-reading these artists, their voices, their thoughts.

I will post each composition, the original text and - below - my Italian version.

With love

M.P.




AMERICANA



*  *  *




Sylvia Plath




Insomniac


The night is only a sort of carbon paper,
Blueblack, with the much-poked periods of stars
Letting in the light, peephole after peephole —
A bonewhite light, like death, behind all things.
Under the eyes of the stars and the moon's rictus
He suffers his desert pillow, sleeplessness
Stretching its fine, irritating sand in all directions.

Over and over the old, granular movie
Exposes embarrassments — the mizzling days
Of childhood and adolescence, sticky with dreams,
Parental faces on tall stalks, alternately stern and tearful,
A garden of buggy rose that made him cry.
His forehead is bumpy as a sack of rocks.
Memories jostle each other for face-room like obsolete film stars.

He is immune to pills: red, purple, blue . . .
How they lit the tedium of the protracted evening!
Those sugary planets whose influence won for him
A life baptized in no-life for a while,
And the sweet, drugged waking of a forgetful baby.
Now the pills are worn-out and silly, like classical gods.
Their poppy-sleepy colors do him no good.

His head is a little interior of grey mirrors.
Each gesture flees immediately down an alley
Of diminishing perspectives, and its significance
Drains like water out the hole at the far end.
He lives without privacy in a lidless room,
The bald slots of his eyes stiffened wide-open
On the incessant heat-lightning flicker of situations.

Nightlong, in the granite yard, invisible cats
Have been howling like women, or damaged instruments.
Already he can feel daylight, his white disease,
Creeping up with her hatful of trivial repetitions.
The city is a map of cheerful twitters now,
And everywhere people, eyes mica-silver and blank,
Are riding to work in rows, as if recently brainwashed.

Sylvia Plath
May 1961




L'insonne


La notte non è altro che una specie
di carta carbone nerobluastra,
con un milione di piccoli fori
di spillo che fan passare la luce,
buchino per buchino — una luce
colore dell'ossa, come la morte,
dietro a tutto.

Sotto gli occhi delle stelle, e la luna
piena, lui sopporta il suo deserto
guanciale, e deprivato dal sonno,
sparge in ogni direzione la sabbia
sua fine e sommamente irritante.

Ancora e ancora il vecchio film sgranato
espone imbarazzanti avvenimenti —
I giorni piovigginosi d'infanzia
e della adolescenza, appiccicati
ai sogni. Visi paterni e materni
sugli alti steli, a volte severi,
a volte afflitti,

un giardino di rose — infestato
di parassiti, dove allora pianse.
La sua fronte è scabra come un sacco
di pietre. Le memorie si azzuffano
per uno spazio, come fallite starlettes.

Immune ai farmaci: blu, rossi, viola —
Come dan luce al tedio della sera
che si prolunga! Questi pianeti
di pan di zucchero, la cui influenza
le diede per qualche tempo una vita
che si poteva chiamare non vita,
e gli stupiti risvegli d'un bimbo

senza ancora memoria. I farmaci ora
sono patetici e un poco ridicoli
come gli dèi antichi, quei colori
loro da ninna-nanna, non potranno
aiutarlo mai più.

Il suo capo è un interno tutto opachi
specchi, ogni gesto si dilegua giù
per una via di prospettive in fuga,
ogni suo senso defluisce come acqua
giù dallo scarico sull'altro lato.
Lui vive esposto in una stanza senza
palpebre, aperte alla luce,

nudi spiragli oculari sbarrati,
raggelati, spalancati all'eterno
baluginare degli avvenimenti.

Per tutta notte invisibili gatti
gridano dal granito del cortile
con voci di donna o di strumenti
scordati. Già percepisce l'arrivo
della luce del giorno, la sua bianca
follia, col cappello ben colmo
di banali imitazioni.

Ormai la città è una mappa di allegri
pigolii, e d'ogni luogo persone
dagli occhi vacui di grigio metallo
vanno al lavoro tutti in fila come
fossero appena stati decervellati.


Sylvia Plath
Versione Italiana di Marianna Piani
Milano, 12 Aprile 2017
.






Marianne Moore







O, To Be a Dragon

If I, like Solomon,...
could have my wish -

my wish... O to be a dragon,
a symbol of the power of Heaven - of silkworm
size or immense; at times invisible.
Felicitous phenomenon!



Oh, poter essere Drago

Se io potessi, come Salomone…
vedere esaudito il mio volere -

Il mio volere… di essere drago,
segno del potere celeste - piccino come
un bozzolo, oppure immenso; O invisibile
a volte. Gran bel fenomeno!



I May, I might, I must

If
you will tell me why the fen
appears impassable, I then
will tell you why I think that I
can get across it if I try.


Posso, potrei, devo


Se mai mi direte perché la palude
vi sempbri insuperabile, allora
vi dirò io perché credo
di poterla attraversare, se mi ci metto.



A Jelly-Fish

Visible, invisible,
a fluctuating charm,
An amber-tinctured amethyst
inhabits it; your arm
approaches, and it opens
and it closes; you had meant
to catch it, and it quivers;
you abandon your intent—



Una medusa


Visibile, invisibile,
un fascino fluttuante,
vi alloggia un'ametista
d'ambra — il tuo braccio
s'accosta, e lei s'apre
e si richiude; tu avevi pensato
di catturarla, ed essa trema;
ecco, ora rinunci del tutto
alla tua intenzione.




Values in Use

I attended school and I liked the place —
grass and little locust-leaf shadows like lace.

Writing was discussed. They said, «we create
values in the process of living, daren't await

their historic progress». Be abstract
and you'll wish you'd been specific; it's a fact.

What was i studying? Values in use,
«judged on their own ground». Am I still abstruse?

Walking along, a student said offhand,
«"Relevant" and "Plausible" were words I understand».

A pleasing statement, anonymous friend.
Certainly the means must not defeat the end.



Valori in uso

Frequentavo ancora scuola, e mi piaceva il luogo, l'erba,
— e su di essa l'ombra delle robinie, come una coperta.

Scrivere, era l'argomento corrente. Dicevano, «Vivendo adesso
creiamo valori, a nulla serve attenderne il progresso

nella storia». E se sei astratto,
vorresti essere concreto: questo è un fatto.

Che cosa studiavo allora? I valori in uso,
«Da valutare nel loro terreno». È ancora astruso?

Passandomi accanto, uno studente mi sussurrava: «"Rilevante"
e "plausibile", queste erano parole che capivo certamente».

Una bella dichiarazione, anonimo ragazzo.
Ciò che è certo è che non può tradire il fine — il mezzo.



Marianne Moore
Da "O to be a Dragon"(1959)
Versione Italiana di Marianna Piani
.





Elisabeth Bishop




A Cold Spring

For Jane Dewey, Maryland
"Nothing is so beautiful as spring"
Hopkins

A cold spring:
the violet was flawed on the lawn.
For two weeks or more the trees hesitated;
the little leaves waited,
carefully indicating their characteristics.
Finally a grave green dust
settled over your big and aimless hills.
One day, in a chill white blast of sunshine,
on the side of one a calf was born.
The mother stopped lowing
and took a long time eating the after-birth,
a wretched flag,
but the calf got up promptly
and seemed inclined to feel gay.

The next day
was much warmer.
Greenish-white dogwood infiltrated the wood,
each petal burned, apparently, by a cigarette-butt;
and the blurred redbud stood
beside it, motionless, but almost more
like movement than any placeable color.
Four deer practiced leaping over your fences.
The infant oak-leaves swung through the sober oak.
Song-sparrows were wound up for the summer,
and in the maple the complementary cardinal
cracked a whip, and the sleeper awoke,
stretching miles of green limbs from the south.
In his cap the lilacs whitened,
then one day they fell like snow.
Now, in the evening,
a new moon comes.

The hills grow softer. Tufts of long grass show
where each cow-flop lies.
The bull-frogs are sounding,
slack strings plucked by heavy thumbs.
Beneath the light, against your white front door,
the smallest moths, like Chinese fans,
flatten themselves, silver and silver-gilt
over pale yellow, orange, or gray.
Now, from the thick grass, the fireflies
begin to rise:
up, then down, then up again:
lit on the ascending flight,
drifting simultaneously to the same height,
–exactly like the bubbles in champagne.
–Later on they rise much higher.
And your shadowy pastures will be able to offer
these particular glowing tributes
every evening now throughout the summer.


Elisabeth Bishop





Una fredda primavera


Una fredda primavera:
nel prato la violetta era già appassita.
Gli alberi esitarono per due settimane
o anche più; le foglioline attendevano
curando intanto attentamente il loro aspetto.
E finalmente uno spolverio di verde
scese sopra le tue vaste, disorientate colline.
Un giorno, in un freddo bianco lampo di sole
su un versante di una d'esse nacque un cucciolo
di vacca. La madre smise di muggire
e impiegò un gran tempo a divorare
la placenta, misera stazzonata bandiera,
ma il vitello balzò in piedi prontamente
con tutta l'aria di essere contento.

Il giorno dopo
vi era nell'aria assai più tepore.
Cornioli bianco-verdi infiltravano la foresta,
ogni petalo come bruciato da una cicca
di sigaretta, mentre lì accanto
il siliquastro come una nube se ne stava
immoto, ma quasi più simile a un movimento
che a un qualsiasi plausibile colore.
Quattro cerbiatti s'allenavano a saltare i tuoi steccati.
Le foglie appena sbocciate oscillavano sulla severa quercia.
Fringuelli canterini, e sull'acero
il rosso cardinale complementare
schioccò una frusta, destando la dormiente,
che si stirò le membra, da sud, per miglia e miglia.
Il suo cappello s'imbiancò di fiori
di lillà, che un giorno caddero come una neve.
E ora, alla sera,
viene una luna nuova.

S'addolciscono le colline. Ciuffi d'erba alta
segnano dove ogni giovenca giace.
Risuonano i rospi come corde
di contrabbasso pizzicate da robuste dita.
In piena luce, contro il tuo portone bianco,
le piccole falene, come asiatici ventagli,
s'aprono argentate o d'argento dorato
contro l'arancio, il grigio, o il paglierino.
E ora, dal fitto prato,
le lucciole iniziano a salire in volo:
su, e poi giù, poi su di nuovo:
accese nell'ascesa, librandosi tutte assieme
alla stessa altezza — proprio come
bollicine di champagne
— poi si portano ancor più in alto.
E i tuoi ombrosi pascoli sapranno offrire
questi speciali omaggi iridescenti
da ora ogni sera, per l'estate intera.


Elisabeth Bishop
Versione Italiana di Marianna Piani
Milano, 28 Marzo 2017
.



Norman Mailer



If Poetry


If poetry is the food of the soul
then some poems are like pot roast
lots of meat, pannickins of gravy and
a great deal of taste all very
much the same.

              Other poems are fishy
tang, pepper, weed, and green like the
sea. I know a few which stick to the
fingers. Poetaster in patisserie.
But my poems—
              I want my poems
to be like bones. Bones make it possible
to stay in good form.
              And there are
poems which taste of grass, air, earth,
rock salt and old lady granite in the
minerals (not to mention all
the dairy products, milky poems,
vegetables and gourds.)

              But I want
my poems to be like bones and shine
silver in the sun.
              For poems which
are like bones crackle in my teeth.
Look for the death within the death.

Norman Mailer




Se la poesia è il nutrimento dell'anima
alcune poesie allora sono come un arrosto,
un mucchio di carne, tegami di sugo e
un gran sapore, sempre più o meno
lo stesso.

          Altre poesie sanno di pesce,
e alghe, e pepe, e di verde, come
il mare. So di alcune poi che s'appiccicano
alle dita. Da poetastro in pasticceria.
Quanto alle mie, di poesie—
          Le mie poesie voglio che siano
come ossa. Le ossa aiutano certo a stare
in forma.
          E ci sono poesie
che sanno d'erba, di aria, di terra,
di salgemma, e di granita in minerale
(per non parlare poi di tutti i prodotti
caseari, poesie al latte, o alle verdure,
ai fiori di zucca.)

          Io voglio tuttavia
che le mie poesie siano come ossa
che luccicano al sole.
          Perché le poesie che sono
come ossa mi stridono tra i denti.
Come cercare morte dentro la morte.


Norman Mailer
Versione Italiana di Marianna Piani
Milano, 27 Marzo 2017
.





Howard Nemerov



Trees


To be a giant and keep quiet about it,
To stay in one's own place;
To stand for the constant presence of process
And always to seem the same;
To be steady as a rock and always trembling,
Having the hard appearance of death
With the soft, fluent nature of growth,
One's Being deceptively armored,
One's Becoming deceptively vulnerable;
To be so tough, and take the light so well,
Freely providing forbidden knowledge
Of so many things about heaven and earth
For which we should otherwise have no word —

Poems or people are rarely so lovely,
And even when they have great qualities
They tend to tell you rather than exemplify
What they believe themselves to be about,
While from the moving silence of trees,
Whether in storm or calm, in leaf and naked,
Night and day, we draw conclusions of our own,
Sustaining and unnoticed as our breath
And perilous also — though there has never been
A critical tree — about the nature of things.

Howard Nemerov



Alberi


Essere un gigante, e non parlarne,
Rimanendo al posto che compete;
Significare la presenza costante del processo
E apparire sempre lo stesso;
Essere saldo come roccia e tremare
Al tempo stesso, avere l'apparenza
Cruda di morte e la dolce affluente natura
Dell'adolescenza, l'una ingannevolmente
Armata, l'altra vulnerabile, ingannevolmente;
Essere così forte, e così bene
Prendere la luce, procurando proibita
Gratuita conoscenza di tante cose
In cielo e in terra, per le quali
Non ci sarebbero state parole altrimenti —

Le poesie, o la gente, raramente son così amabili,
E quand'anche abbiano qualità grandi
Tendono piuttosto a dire che a dare esempio
Su cosa pensano essere la loro missione,
Mentre dal silente movimento degli alberi,
Che fossero in quiete o in tempesta,
Rigogliosi o spogli, giorno o nottetempo,
Ne deriviamo conclusioni personali
Vitali e inosservabili come il respiro,
E pericolose, anche — sebbene mai
Vi sia stato al mondo un albero filosofo —
Riguardo la ragione delle cose.


Howard Nemerov
Versione Italiana di Marianna Piani
19 Marzo 2017
.




Denise Levertov




The Springtime


The red eyes of rabbits  
aren't sad. No one passes
the sad golden village in a barge
any more. The sunset  
will leave it alone. If the  
curtains hang askew  
it is no one's fault.
Around and around and around
everywhere the same sound  
of wheels going, and things  
growing older, growing  
silent. If the dogs
bark to each other
all night, and their eyes  
flash red, that's
nobody's business. They have  
a great space of dark to  
bark across. The rabbits  
will bare their teeth at  
the spring moon.


Denise Levertov




Tempo di Primavera

I rossi occhi dei conigli
non hanno tristezza. Nessuno più
traversa fino al malinconico villaggio
dorato a bordo di chiatta. Solitario
lo lascerà il tramonto. Se i tendaggi
pendono biechi, nessuno ne ha colpa.
Intorno e intorno e intorno
ovunque il medesimo suono
di ruote che vanno, e cose
che si fanno più vecchie, in un silenzio
crescente. Se i cani latrano
l'un l'altro l'intera notte, e gli occhi
hanno rossi bagliori, ciò
non riguarda in fondo nessuno. Essi
hanno un vasto nulla di tenebra
in cui abbaiare. I conigli
sfodereranno i loro incisivi
alla luna di primavera.


Denise Levertov
Versione Italiana di Marianna Piani
19 Marzo 2017
.




Elisabeth Bishop



Argument

Days that cannot bring you near
or will not,
Distance trying to appear
something more obstinate,
argue argue argue with me
endlessly
neither proving you less wanted nor less dear.

Distance: Remember all that land
beneath the plane;
that coastline
of dim beaches deep in sand
stretching indistinguishably
all the way,
all the way to where my reasons end?

Days: And think
of all those cluttered instruments,
one to a fact,
canceling each other's experience;
how they were
like some hideous calendar
"Compliments of Never & Forever, Inc."

The intimidating sound
of these voices
we must separately find
can and shall be vanquished:
Days and Distance disarrayed again
and gone
both for good and from the gentle battleground.


Elisabeth Bishop




Discutendo

Giorni che non possono né vogliono
portarti più vicina a me,
Distanze che si studiano di apparire
ancor più ostinate,
discutono e discutono e discutono con me
senza fine
senza provare che tu sia meno desiderabile
né meno a me cara.

Distanze: ricordi tutti quei territori
che scorrevano sotto l'aereo?
Quella linea di costa
di vaghe spiagge sepolte nella sabbia
che s'allunga indistintamente
fino lì in fondo,
fin dove finiscono le mie stesse ragioni?

Giorni: E pensa
a tutto quell'affastellarsi di stratagemmi,
di fatto poi uno solo,
che si negavano l'un l'altro la competenza;
com'erano come
una specie di tedioso calendario
del tipo "Omaggio della Never & Forever Spa"

Il tono intimidatorio
di queste voci
che dobbiamo scovare una per una
può e deve essere sconfitto:
Giorni e Distanze che si disgregano ancora
e se ne vanno entrambe
verso il bene, via
dal nostro quieto campo di battaglia.


Elisabeth Bishop
(Versione Italiana di Marianna Piani)
.



Robert Creeley



The Rain

All night the sound had  
come back again,
and again falls
this quiet, persistent rain.

What am I to myself
that must be remembered,  
insisted upon
so often? Is it

that never the ease,  
even the hardness,  
of rain falling
will have for me

something other than this,  
something not so insistent—
am I to be locked in this
final uneasiness.

Love, if you love me,  
lie next to me.
Be for me, like rain,  
the getting out

of the tiredness, the fatuousness, the semi-
lust of intentional indifference.
Be wet
with a decent happiness.

Robert Creeley



La pioggia


Tutta notte questo suono
viene, e ritorna ancora,
e ancora cade questa
quieta pioggia, insistente.

Che sono io per me stesso
che si debba ricordare,
e insistere
così di frequente? È che

mai la dolcezza, né
la durezza
della pioggia che cade
sarà mai per me

nient'altro che questo,
niente che sia meno insistente —
dovendo io confinarmi in questo
terminale disagio.

Amore, se m'ami
giacimi accanto.
Sii per me, come la pioggia,
uno sfuggire

alla stanchezza, alla futilità, la quasi
lussuria d'una ricercata indifferenza.
Lasciati bagnare
da una decorosa felicità.

Robert Creeley
(Versione Italiana di Marianna Piani
 Milano 13 Marzo 2017)




Gregory Corso



Dear Girl

With people conformed
Away from pre-raphaelite furniture
With no promise but that of Japanese sparsity
I take up house
Ready to eat with you and sleep with you

But when the conquered spirit breaks free
And indicates a new light
Who'll take care of the cats?



Cara ragazza

Con tutti questi conformisti che rifuggono
Dal un'arredamento preraffaellita
Con alcuna promessa se non
Quella d'una sobrietà tutta giapponese
Metto su casa
E sono pronto a cenare, e a dormire con te

Ma quando lo spirito così conquiso
Si renderà libero
E mostrerà una luce nuova
Chi si prenderà cura dei gatti?




Thought

Death is but is not lasting.
To pass a dead bird,
The notice of it is,
Yet walking on
Is gone.
The thought remains
And thought is all I know of death.



Pensiero

La morte è, ma non permane.
Al passare accanto a un uccello
morto,
La percezione c'è,
Ma appena ci allontaniamo
Essa scompare.
Il pensiero, esso permane
E il pensiero è tutto ciò
Che della morte so.




They

They, that unnamed «they,»
they've knocked me down
         but I got up.
I always get up—
And I swear when I went down
         quite often I took the fall;
nothing moves a mountain but itself—
They, I've long ago named them me.



Loro

Loro, questi innominati "loro",
loro mi gettarono a terra
        ma mi rialzai.
Io mi rialzo sempre —
E ogni volta che cado, giuro, sono io,
        quasi sempre, a voler cadere;
Nulla salvo sé stessa può smuovere la montagna —
Loro, da tempo ormai li chiamo
me stesso.


Gregory Corso
Versione Italiana di Marianna Piani
Milano, 2 Marzo 2017
.



Lawrence Ferlinghetti



Away above a harborful

          Away above a harborful
                            of caulkless houses  
among the charley noble chimneypots
                           of a rooftop rigged with clotheslines  
         a woman pastes up sails
                        upon the wind
   hanging out her morning sheets
                           with wooden pins
                   O lovely mammal
                                 her nearly naked breasts  
               throw taut shadows
                          when she stretches up  
to hang at last the last of her
                         so white washed sins  
        but it is wetly amorous
                        and winds itself about her  
           clinging to her skin
                         So caught with arms upraised  
     she tosses back her head
                       in voiceless laughter  
   and in choiceless gesture then
                           shakes out gold hair

while in the reachless seascape spaces

                           between the blown white shrouds  

  stand out the bright steamers

                          to kingdom come

(Lawrence Ferlinghetti)



Lontano, oltre l'arco del porto


      Lontano, oltre l'arco del porto ingombro
            di casette non calafate
tra i nobili comignoli
            d'un tetto armato di corde da bucato
      una donna alza vele
            al vento
      attaccando le sue lenzuola del mattino
                  con mollette in legno.
            O amabile creatura
                  le sue mammelle quasi nude
            gettano ombre tese
                  quand'essa si distende
per stendere infine l'ultima
            della sue colpe così bene candeggiata
      ma questa ancor umida e amorevole
                  si avvolge attorno a lei
            aderendo alla sua pelle.
                  Così, colta con le braccia alzate
      lei getta indietro il capo
            in una risata silenziosa,
      e con un istintivo gesto poi
                  scioglie i capelli d'oro

mentre nei più irraggiungibili marini spazi

                  tra i bianchi sudari gonfi di vento

si stagliano luminosi i bastimenti

                  diretti a un regno ch'è da venire.


Lawrence Ferlinghetti
(Versione Italiana di Marianna Piani
Milano 22 Febbraio 2017)
.







Robert Lowell





     Child's Song

    My cheap toy lamp
    gives little light
    all night, all night,
    when my muscles cramp.

    Sometimes I touch your hand
    across my cot,
    and our fingers knot,
    but there's no hand

    to take me home—
    no Caribbean
    island, where even
    the shark is at home.

    It must be heaven.
    There on that island
    the white sand shines
    like a birchwood fire.

    Help, saw me in two,
    put me on the shelf!
    Sometimes the little muddler
    can't stand itself!

    Robert Lowell (1964)


Canzone d'infanzia

Scarsa luce dà
il mio stupido piccolo lume
per tutta notte, tutta
la mia notte di spasmi.

A volte ti tocco la mano
dal mio lettino, e le dita
tue alle mie s'allacciano, ma
non c'è alcuna mano che

mi possa condurre a casa — né
quell'isola del Caraibi c'è,
dove perfino lo squalo
sente di essere a casa.

Sarà il Paradiso.
Là, su quell'isola
la sabbia candida splende
come fuoco di betulla.

Aiutatemi, tagliatemi in due,
riponetemi sullo scaffale!
A volte il piccolo incasinato
non sopporta nulla di sé!

Robert Lowell
(Versione Italiana di Marianna Piani
Milano, 12 Febbraio 2017)




Allen Ginsberg



     A Supermarket in California

    What thoughts I have of you tonight Walt Whitman, for I walked down the sidestreets under the trees with a headache self-conscious looking at the full moon.
             In my hungry fatigue, and shopping for images, I went into the neon fruit supermarket, dreaming of your enumerations!
             What peaches and what penumbras! Whole families shopping at night! Aisles full of husbands! Wives in the avocados, babies in the tomatoes!—and you, Garcia Lorca, what were you doing down by the watermelons?

             I saw you, Walt Whitman, childless, lonely old grubber, poking among the meats in the refrigerator and eyeing the grocery boys.
             I heard you asking questions of each: Who killed the pork chops? What price bananas? Are you my Angel?
             I wandered in and out of the brilliant stacks of cans following you, and followed in my imagination by the store detective.
             We strode down the open corridors together in our solitary fancy tasting artichokes, possessing every frozen delicacy, and never passing the cashier.

             Where are we going, Walt Whitman? The doors close in an hour. Which way does your beard point tonight?
             (I touch your book and dream of our odyssey in the supermarket and feel absurd.)
             Will we walk all night through solitary streets? The trees add shade to shade, lights out in the houses, we'll both be lonely.
             Will we stroll dreaming of the lost America of love past blue automobiles in driveways, home to our silent cottage?
             Ah, dear father, graybeard, lonely old courage-teacher, what America did you have when Charon quit poling his ferry and you got out on a smoking bank and stood watching the boat disappear on the black waters of Lethe?

    Allen Ginsberg
    Berkeley 1955


Un Supermarket in California

 Quanto ho pensato a te, Walt Whitman, questa sera, mentre m'incamminavo per le traverse, sotto gli alberi, con un principio d'emicrania, e fissavo la luna piena.
      Nella mia avida ricerca, e per far incetta d'immagini, entrai tra i neon del supermercato alimentare, sognando i tuoi interminabili elenchi.
      Che pesche, e quali penombre! Intere famiglie a far di spesa alla sera! Corsie affollate di mariti, massaie tra gli avocados, bimbi tra i pomidoro! - E tu, Garcia Lorca, che ci fai qui, tra quelle angurie?

       Ti ho visto, Walt Whitman, senza bambini attorno, solitario vecchio goloso, a toccare carni nei congelatori e a gettare sguardi ai giovani commessi.
       Ti ho sentito rivolgerti a ognuno di loro: chi ha tagliato le cotolette di porco? A quanto sono le banane? Sei il mio Angelo tu?
      Dietro a te, mi sono aggirato in lungo e in largo tra luccicanti torri di lattine, seguito anche, immaginavo, dalla security locale.
      Assieme percorremmo le libere corsie nel nostro solitario fantasticare, assaggiando carciofi, piluccando ogni possibile delizia refrigerata, senza mai passare alla cassa.

      Dove andiamo, Walt Whitman? Il negozio chiude fra un'ora. In che direzione punta la tua barba stasera?
      (Stringo il tuo libro e sogno la nostra odissea al supermercato, e mi pare tutto così assurdo.)
      Cammineremo per tutta notte per le vie deserte? Gli alberi aggiungono ombra all'ombra, le luci si spengono nelle case, entrambi ci sentiremo assai soli.
      Passeggeremo sognando della nostra amata America perduta, al di là delle vetture blu parcheggiate nei viali privati, fino alla nostra silenziosa casetta?
      Ah, Padre mio caro dalla gran barba grigia, vecchio solitario maestro di coraggio, che America hai lasciato quando Caronte smise il remo e tu approdasti su una riva fumosa e rimanesti a guardare il battello scomparire allontanandosi sulle nere acque del Lete?

Allen Ginsberg
Versione Italiana di Marianna Piani
Milano 16 Febbraio 2017




John Berryman



    Sonnet 75

    Swarthy when young; who took the tonsure; sign,
    His coronation, wangled, his name re-said
    For euphony; off to courts fluttered, and fled;
    Professorships refused; upon one line
    Worked years; and then that genial concubine.
    Seventy springs he read, and wrote, and read.
    On the day of the year his people found him dead
    I read his story. Anew I studied mine.

    Also there was Laura and three-seventeen
    Sonnets to something like her… twenty-one years…
    He never touched her. Swirl our crimes and crimes.
    Gold-haired (too), dark-eyed, ignorant of rimes
    Was she? Virtuous? The old brume seldom clears.
    –Two guilty and crepe-yellow months
    Lise! be our bright surviving actual scene.

    John Berryman — Sonnets


Un giovane bruno; fu chierico in tonsura; un segno,
la sua incoronazione a poeta, aggiustata, il suo nome
rimediato per eufonia; girò molte corti,
e ne fuggì via; declinò molte docenze; anche per anni
lavorò su un singolo verso; e poi, quell'amabile compagna.
Per settanta primavere egli scrisse, e lesse, e scrisse.
Proprio alla data in cui i suoi lo rivennero morto
conobbi la sua storia. E riconsiderai la mia.

C'era Laura, anche, e trecentodiciassette sonetti
dedicati a qualcosa di simile a lei… ventuno anni…
Lui mai la sfiorò. Turbinano i nostri peccati e i nostri delitti.
Coi capelli dorati (anche tu), e gli occhi scuri, e ignara
di rime? E virtuosa? Di rado un'antica bruma dissolve.
— Due colpevoli mesi, avvolti in cartacrespa dorata, Lisa!
Rimangano la nostra splendida autentica storia, per sempre!

John Berryman
Versione Italiana di Marianna Piani
Milano, 06 Febbraio 2017





Randall Jarrell



     The Black Swan

    When the swans turned my sister into a swan
    I would go to the lake, at night, from milking:
    The sun would look out through the reeds like a swan,
    A swan's red beak; and the beak would open
    And inside there was darkness, the stars and the moon.

    Out on the lake, a girl would laugh.
    «Sister, here is your porridge, sister,»
    I would call; and the reeds would whisper,
    «Go to sleep, go to sleep, little swan.»
    My legs were all hard and webbed, and the silky

    Hairs of my wings sank away like stars
    In the ripples that ran in and out of the reeds:
    I heard through the lap and hiss of water
    Someone's «Sister . . . sister,» far away on the shore,
    And then as I opened my beak to answer

    I heard my harsh laugh go out to the shore
    And saw - saw at last, swimming up from the green
    Low mounds of the lake, the white stone swans:
    The white, named swans . . . «It is all a dream,»
    I whispered, and reached from the down of the pallet

    To the lap and hiss of the floor.
    And «Sleep, little sister,» the swan all sang
    From the moon and stars and frogs of the floor.
    But the swan my sister called, «Sleep at last, little sister,»
    And stroked all night, with a black wing, my wings.

    Randall Jarrell


Il cigno nero

Quando i cigni mutaron mia sorella in uno di loro
io m'ero recato al lago, dopo la mungitura:
il sole occhieggiava da in mezzo alle canne come un cigno,
il rosso becco d'un cigno; e il becco si spalancava
aprendo al suo interno la tenebra, e la luna, e le stelle.

Al largo, in mezzo al lago, una fanciulla rideva.
«Sorella, eccola qui la tua colazione, sorella»
chiamavo; e le canne mormoravano piano piano,
«Fai la nanna, mio piccolo cigno, fai la nanna.»
Le mie gambe si facevano rigide, i piedi palmati,

e le piume di seta delle mie ali sprofondavano
come stelle nell'acqua che s'increspava tra le canne:
udii, tra lo sciabordio e il sussurro dell'acqua, qualcuno
chiamare «Sorella . . . Sorella», lontano dalla riva,
e allora, come aprii il becco per la risposta

udii l'aspro mio verso che raggiungeva la riva
e vidi - vidi infine giungere flottando dalle verdi
basse dune del lago, cigni bianchi come pietra:
candidi, e degni del loro nome. «È solo un sogno,»
sussurrai, e toccai dal colmo del mio giaciglio

il fruscio e il gorgoglio del fondo. E allora
«Dormi, sorellina, dormi" cantarono tutti i cigni
dalla luna, dalle stelle, e le rane del fondo.
Ma la sorella-cigno mi chiamò: «Dormi allora, sorellina»
e carezzò tutta notte le mie ali con l'ala sua nera.

Randall Jarrell
Versione Italiana di Marianna Piani
Milano, 30 Gennaio 2017




 Anne Sexton



 
It is a Spring Afternoon

    Everything here is yellow and green.
    Listen to its throat, its earthskin,
    the bone dry voices of the peepers
    as they throb like advertisements.
    The small animals of the woods
    are carrying their deathmasks
    into a narrow winter cave.
    The scarecrow has plucked out
    his two eyes like diamonds
    and walked into the village.
    The general and the postman
    have taken off their packs.
    This has all happened before
    but nothing here is obsolete.
    Everything here is possible.

    Because of this
    perhaps a young girl has laid down
    her winter clothes and has casually
    placed herself upon a tree limb
    that hangs over a pool in the river.
    She has been poured out onto the limb,
    low above the houses of the fishes
    as they swim in and out of her reflection
    and up and down the stairs of her legs.
    Her body carries clouds all the way home.
    She is overlooking her watery face
    in the river where blind men
    come to bathe at midday.

    Because of this
    the ground, that winter nightmare,
    has cured its sores and burst
    with green birds and vitamins.
    Because of this
    the trees turn in their trenches
    and hold up little rain cups
    by their slender fingers.
    Because of this
    a woman stands by her stove
    singing and cooking flowers.
    Everything here is yellow and green.

    Surely spring will allow
    a girl without a stitch on
    to turn softly in her sunlight
    and not be afraid of her bed.
    She has already counted seven
    blossoms in her green green mirror.
    Two rivers combine beneath her.
    The face of the child wrinkles
    in the water and is gone forever.
    The woman is all that can be seen
    in her animal loveliness.
    Her cherished and obstinate skin
    lies deeply under the watery tree.
    Everything is altogether possible
    and the blind men can also see.


    by Anne Sexton
    from "Love Poems" (1969)


È un pomeriggio di Primavera.

Tutto qui è verde, e giallo.
Ascolta le sue grida, la sua terrena pelle,
le ossute voci degli occhiuti astanti
che lampeggiano come insegne luminose.
Gli animaletti del bosco hanno ancora
indosso le loro maschere mortuarie
chiusi nelle loro anguste celle per l'inverno.
Lo spaventapasseri s'è perduto
i suoi due occhi simili a diamanti
e si s'è recato giù al villaggio.
Il generale e il postino
hanno posato i loro sacchi.
Tutto questo accadde prima
Ma nulla qui è già stato.
Qui è possibile ogni cosa.

Forse per questo una fanciulla
s'è spogliata dei vestiti dell'Inverno
e senz'ombra di malizia s'è appoggiata
sopra un ramo che sovrasta
una pigra ansa del torrente.
Si è sporta da quel ramo,
proprio sopra i rifugi di quei pesci
che ora guizzano tutto attorno al suo riflesso
e su e giù per le lunghe rampe delle gambe.
Il suo corpo si porta dietro nubi fino a casa.
Il suo volto d'acque ora s'affaccia
sulla riva dove alcuni maschi non vedenti
vengono a bagnarsi il mezzodì.

Per questo il terreno, da quest'incubo d'inverno,
ha curato le sue piaghe, ed è esploso
di uccelli, verde e vitamine.
Per questo
gli alberi si rigirano nei loro solchi
reggendo sui sottili rami minuscole tazzine
d'acqua piovana. Per questo
una donna sosta accanto alla sua stufa
canterellando e cuocendo fiori.
Ogni cosa qui è gialla, e verde.

Certamente Primavera concederà che una ragazza
senza neanche un cencio addosso, nuda
si rigiri mollemente sotto il sole
dentro quel suo letto, senza timore.
Ella ha già contato fino a sette
i bocciòli nel suo verde specchio d'erba.
Due fiumi confluiscono proprio lì sotto.
Il volto di bambina s'increspa
in quell'acqua, e svanisce via.
La donna è tutto ciò che visibile rimane
nella sua animalesca grazia.
La sua pelle lieve come seta — e ostinata —
giace profonda sotto la grande pianta d'acqua.
Tutto è possibile del tutto,
e i non vedenti possono anche vedere.

Anne Sexton
(Versione Italiana di Marianna Piani
Milano, 21 Gennaio 2017)




Marianne Moore



     By Disposition of Angels

    Messengers much like ourselves? Explain it.
    Steadfastness the darkness makes explicit?
    Something heard most clearly when not near it?
        Above particularities,
    these unparticularities praise cannot violate.
        One has seen, in such steadiness never deflected,
        how by darkness a star is perfected.

    Star that does not ask me if I see it?
    Fir that would not wish me to uproot it?
    Speech that does not ask me if I hear it?
        Mysteries expound mysteries.
    Steadier than steady, star dazzling me, live and elate,
        no need to say, how like some we have known; too like her,
        too like him, and a-quiver forever.

    Marianne Moore


Per disposizione degli Angeli

Messaggeri così simili a noi? Spieghiamocelo.
Una costanza che la tenebra rende esplicita?
Qualcosa che s'ode con più chiarezza quand'è lontana?
     Al di sopra d'ogni peculiarità,
queste banalità che una lode non può violare.
     Qualcuno ha notato, in questa costanza mai deflessa,
     come una stella dall'oscurità sia resa perfetta.

Quella stella che non ha mai preteso d'essere vista?
Quell'abete che non mai vorrebbe ch'io l'eradicassi?
Quel discorso che non richiede ch'io lo comprenda?
     Misteri che enunciano misteri.
Più salda che costante, stella che m'abbagli, viva e fiera!
    Superfluo dire quanto simile sei a qualcuno che conobbi; troppo tale a lei,
    troppo quale a lui, e trepida in eterno.

Marianne Moore
(Versione Italiana di Marianna Piani)



     Nevertheless

    you've seen a strawberry
        that's had a struggle; yet
        was, where the fragments met,

    a hedgehog or a star-
        fish for the multitude
        of seeds. What better food

    than apple seeds - the fruit
        within the fruit - locked in
        like counter-curved twin

    hazel-nuts? Frost that kills
        the little rubber-plant -
        leaves of kok-saghyz-stalks, can't

    harm the roots; they still grow
        in frozen ground. Once where
        there was a prickley-pear -

    leaf clinging to a barbed wire,
        a root shot down to grow
        in earth two feet below;

    as carrots form mandrakes
        or a ram's-horn root some-
        times. Victory won't come

    to me unless I go
        to it; a grape-tendril
        ties a knot in knots till

    knotted thirty times, - so
        the bound twig that's under-
        gone and over-gone, can't stir.

    The weak overcomes its
        menace, the strong over-
        comes itself. What is there

    like fortitude! What sap
        went through that little thread
        to make the cherry red!

    Marianne Moore (1944)


Tuttavia

hai veduto una fragola
    reduce dalla sua battaglia ; c'era,
    laddove si raccoglievano i suoi pezzetti,

come un riccio o una stella
    di mare, per qual era la copia
    di semi sparsi. Quale nutrimento migliore

dei semi di mela - frutti
    dentro il frutto - racchiusi come
    coppie di gemelle nocciole strette

spalla a spalla? Il gelo, che uccide
    le piccole foglie gommose
    del tarassaco dente-di-leone, non può

danneggiarne le radici; quelle si sviluppano
    anche nel terreno ghiacciato. Una volta,
    dov'era una foglia di fico d'india aggrappata

al filo spinato, spuntò
    una radice che penetrò due piedi
    sotto terra;

così le carote a volte generano mandragole,
    o radici in forma di corna di cervo.
    Non mi verrà alcuna conquista

se non sarò io ad afferrarla;
    un viticcio dell'uva
    avviluppa nodi su nodi finché

non si sia annodato trenta volte, così
    che il ramo ormai legato sopra e sotto,
    sopraffatto, non possa muoversi più.

Ciò ch'è fragile sconfigge così
    la sua minaccia, ciò ch'è forte
    sconfigge sé stesso. Che vale più

della saldezza? Quale linfa è risalita
    lungo quell'esile stelo
    per rendere rossa la rossa ciliegia?

Marianne Moore
Versione Italiana di Marianna Piani
Milano, 28 Gennaio 2017




Langston Hughes



 Dream Variation

    To fling my arms wide
    In some place of the sun,
    To whirl and to dance
    Till the white day is done.
    Then rest at cool evening
    Beneath a tall tree
    While night comes on gently,
    Dark like me-
    That is my dream!

    To fling my arms wide
    In the face of the sun,
    Dance! Whirl! Whirl!
    Till the quick day is done.
    Rest at pale evening...
    A tall, slim tree...
    Night coming tenderly
    Black like me.

    Langston Hughes


Variazioni di Sogno

Spalancare le mie braccia
in qualche luogo contro il sole,
roteare e danzare e vorticare
finché il giorno chiaro muore.
E allora riposare nella fresca sera
sotto un albero immenso
finché non giunga dolce la notte,
scura, come me -
questo è il mio sogno!

Spalancare le mie braccia
in fronte al sole,
e danzare, e girare, e girare!
Finché il breve giorno muore.
Riposare nel vago imbrunire…
Un albero, alto, sottile…
Giunge la notte teneramente
nera come me.

Langston Hughes
(Versione Italiana di Marianna Piani)



     Let America Be America Again

    Let America be America again.
    Let it be the dream it used to be.
    Let it be the pioneer on the plain
    Seeking a home where he himself is free.

    (America never was America to me.)

    Let America be the dream the dreamers dreamed —
    Let it be that great strong land of love
    Where never kings connive nor tyrants scheme
    That any man be crushed by one above.

    (It never was America to me.)

    O, let my land be a land where Liberty
    Is crowned with no false patriotic wreath,
    But opportunity is real, and life is free,
    Equality is in the air we breathe.

    (There’s never been equality for me,
    Nor freedom in this “homeland of the free.”)

    Say, who are you that mumbles in the dark?
    And who are you that draws your veil across the stars?

    I am the poor white, fooled and pushed apart,
    I am the Negro bearing slavery’s scars.
    I am the red man driven from the land,
    I am the immigrant clutching the hope I seek —
    And finding only the same old stupid plan
    Of dog eat dog, of mighty crush the weak.

    I am the young man, full of strength and hope,
    Tangled in that ancient endless chain
    Of profit, power, gain, of grab the land!
    Of grab the gold! Of grab the ways of satisfying need!
    Of work the men! Of take the pay!
    Of owning everything for one’s own greed!

    I am the farmer, bondsman to the soil.
    I am the worker sold to the machine.
    I am the Negro, servant to you all.
    I am the people, humble, hungry, mean —
    Hungry yet today despite the dream.
    Beaten yet today — O, Pioneers!
    I am the man who never got ahead,
    The poorest worker bartered through the years.

    Yet I’m the one who dreamt our basic dream
    In the Old World while still a serf of kings,
    Who dreamt a dream so strong, so brave, so true,
    That even yet its mighty daring sings
    In every brick and stone, in every furrow turned
    That’s made America the land it has become.
    O, I’m the man who sailed those early seas
    In search of what I meant to be my home —
    For I’m the one who left dark Ireland’s shore,
    And Poland’s plain, and England’s grassy lea,
    And torn from Black Africa’s strand I came
    To build a “homeland of the free.”

    The free?

    Who said the free?  Not me?
    Surely not me?  The millions on relief today?
    The millions shot down when we strike?
    The millions who have nothing for our pay?
    For all the dreams we’ve dreamed
    And all the songs we’ve sung
    And all the hopes we’ve held
    And all the flags we’ve hung,
    The millions who have nothing for our pay —
    Except the dream that’s almost dead today.

    O, let America be America again —
    The land that never has been yet —
    And yet must be — the land where every man is free.
    The land that’s mine — the poor man’s, Indian’s, Negro’s, ME —
    Who made America,
    Whose sweat and blood, whose faith and pain,
    Whose hand at the foundry, whose plow in the rain,
    Must bring back our mighty dream again.

    Sure, call me any ugly name you choose —
    The steel of freedom does not stain.
    From those who live like leeches on the people’s lives,
    We must take back our land again,
    America!

    O, yes,
    I say it plain,
    America never was America to me,
    And yet I swear this oath —
    America will be!

    Out of the rack and ruin of our gangster death,
    The rape and rot of graft, and stealth, and lies,
    We, the people, must redeem
    The land, the mines, the plants, the rivers.
    The mountains and the endless plain —
    All, all the stretch of these great green states —
    And make America again!

    Langston Hughes (1938)



Facciamo che l'America sia l'America ancora.

Facciamo che l'America sia l'America ancora.
Facciamo che torni ad essere il sogno ch'è stato.
Facciamo ch'essa ritrovi nella prateria il pioniere
in cerca d'una magione dove trovare la propria libertà.

(L'America non fu mai America per me.)

Facciamo che l'America torni ad essere il sogno sognato
da quei visionari — facciamo che sia questa immensa solida terra d'amore
laddove mai vi dovranno attecchire regimi o regni o tiranni corrotti
né più alcun uomo sarà schiacciato da qualcuno sopra di lui.

(Questa non è mai stata l'America per me)

Oh, facciamo che il nostro Paese sia la terra dove la Libertà
è onorata senza alcuna patriottica coccarda,
ma l'opportunità si riveli reale, e libera sia la vita,
e l'Uguaglianza sia nell'aria stessa che respiriamo.

(Non vi è mai stata uguaglianza per me,
né libertà, in questa Patria della Libertà.)

    Dimmi, chi sei tu che mormori nel buio?
    Chi sei tu che stendi il tuo velo di traverso alle stelle?

Io sono il Bianco nella miseria, ingannato ed emarginato.
Io sono il Negro che ancora reca gli sfregi della schiavitù.
Io sono il pellerossa strappato alle sue terra,
Io sono il migrante che stringe nel pugno la propria speranza —
e ritrova soltanto il consueto stupido schema
del cane che mangia cane, del piccolo divorato da chi è più grande.

Io sono la gioventù colma di energia e speranza,
impastoiata in questa antica perpetua catena
di profitto, potere, guadagno, occupazione di terre!
Di conquistar l'oro! Di cogliere ogni occasione per saziare i bisogni!
Dell'uomo al lavoro! Del giorno di paga!
Del possedere tutto per la brama di avere!

Io sono il mezzadro asservito alla terra.
Io sono l'operaio, asservito al congegno.
Io sono il negro, il servo d'ognuno di voi.
Io sono la gente, vile, umile, violata,
offesa ancor oggi, nonostante quel sogno.
Sconfitta, ancora oggi — Oh, Pionieri!
Io sono colui che non ha mai avanzato, il miserrimo
operaio sconfitto in perpetuo, anno dopo anno.

Eppure io sono colui che ha avuto il sogno originale,
mentre nel mondo passato era ancora servo di re,
colui che ebbe un sogno così ardito, così saldo, così vero,
che ancora oggi intona la sua immensa audacia
in ogni pietra o mattone, in ogni solco tracciato,
colui che ha fatto l'America la Nazione che è diventata.
Oh, io sono l'uomo che ha navigato quei primi oceani
in cerca di ciò che sarebbe divenuta sua patria —
perché io sono colui che ha lasciato le scure rive d'Irlanda,
e le pianure della Polonia, e le brughiere di Britannia,
e sono quell'uomo che è stato strappato dai lidi dell'Africa Nera
per venire a edificare questa "Patria della Libertà".

La Libertà?

Chi ha parlato di Libertà? Non io?
Davvero non io? Tutti i milioni tra noi oggi licenziati?
I milioni tra noi abbattuti mentre manifestiamo?
I milioni di noi che non hanno alcuno stipendio?
Per tutti i sogni che abbiamo sognato
e tutti i canti che abbiamo cantato
e tutte le speranze che abbiamo abbracciato
e tutte le bandiere che abbiamo innalzato,
tutti i milioni di noi che non hanno alcun compenso —
se non quel sogno che è ormai quasi spento.

Oh, facciamo che l'America sia l'America ancora —
la terra che ancora non è mai stata —
e pure ha da essere infine — la terra dov'è libero ogni Uomo,
la mia terra, la terra del povero, dell'Indiano, del Negro, la MIA —
Chi ha fatto l'America
del suo sudore e del suo sangue, della sua fede e dolore,
delle sue braccia in fonderia, del suo aratro sotto la pioggia,
deve riportarci qui il nostro sogno, di nuovo.

Certo, chiamatemi pure con ogni epiteto vi pare —
l'acciaio della libertà non si macchia e non s'intacca.
Dalle mani di coloro che vivono come cimici sulla vita di altri,
dobbiamo riprenderci indietro la nostra terra,
l'America.

Oh, sì,
chiaro e forte lo dico,
l'America non è mai stata America per me,
eppure, lo giuro su Dio —
America sarà.

Via dalle mafie, e dalla vergogna della morte nostra criminale,
dallo stupro e marciume della corruzione, e dalla truffa, dalla
menzogna e dalla coazione, noi, la gente, dobbiamo riscattare
le terre, le miniere, e i campi, e i fiumi.
E le montagne e le sterminate pianure —
tutto; per tutto l'estendersi di questi Stati fecondi,
e fare l'America ancora, di nuovo!

Langston Hughes
(Versione Italiana di Marianna Piani - Milano 20 Gennaio 2017)




Wallace Stevens



     Domination of Black

    At night, by the fire,
    The colors of the bushes
    And of the fallen leaves,
    Repeating themselves,
    Turned in the room,
    Like the leaves themselves
    Turning in the wind.
    Yes: but the color of the heavy hemlocks
    Came striding.
    And I remembered the cry of the peacocks.

    The colors of their tails
    Were like the leaves themselves
    Turning in the wind,
    In the twilight wind.
    They swept over the room,
    Just as they flew from the boughs of the hemlocks
    Down to the ground.

    I heard them cry - the peacocks.
    Was it a cry against the twilight
    Or against the leaves themselves
    Turning in the wind,
    Turning as the flames
    Turned in the fire,
    Turning as the tails of the peacocks
    Turned in the loud fire,
    Loud as the hemlocks
    Full of the cry of the peacocks?
    Or was it a cry against the hemlocks?

    Out of the window,
    I saw how the planets gathered
    Like the leaves themselves
    Turning in the wind.
    I saw how the night came,
    Came striding like the color of the heavy hemlocks
    I felt afraid.
    And I remembered the cry of the peacocks.

    Wallace Stevens (1916)


 Dominante in nero

La notte, accanto al fuoco,
il colore delle siepi,
e delle foglie morte,
ripetendosi,
turbinavano nella stanza,
come quelle stesse foglie
turbinano nel vento.
certo: ma intanto precipitava
il greve colore degli abeti.
E io rammentavo il grido dei pavoni.

Il colore delle loro code era
quale quello di quelle foglie
che turbinavano nel vento,
nel vento all'imbrunire.
Inondavano la stanza,
come involandosi dai rami di quegli abeti
fino a spargersi al suolo.

Li sentivo gridare - i pavoni.
Era un grido contro il tramonto?
O era contro quelle foglie
che turbinavano nel vento,
che turbinavano come le fiamme
turbinano nel fuoco vivo,
che turbinavano come le code
dei pavoni turbinavano nel fuoco
ruggente come ruggenti erano gli abeti
carichi dei gridi alti dei pavoni?
Oppure era un grido contro gli abeti?

Di là dalla finestra,
vidi allora raccogliersi gli astri
come le foglie si raccoglievano
turbinando nel vento.
Vidi allora come giungeva la notte,
precipitando giungeva
come il greve colore degli abeti.
Provai paura.
E rammentai il grido dei pavoni.

Wallace Stevens
(Versione Italiana di Marianna Piani - Gennaio 2017)





Hilda Doolittle




The Garden

    I

    You are clear
    O rose, cut in rock,
    hard as the descent of hail.

    I could scrape the colour 
    from the petals
    like spilt dye from a rock.

    If I could break you 
    I could break a tree.

    If I could stir
    I could break a tree—
    I could break you.

    II

    O wind, rend open the heat, 
    cut apart the heat, 
    rend it to tatters.

    Fruit cannot drop 
    through this thick air—
    fruit cannot fall into heat
    that presses up and blunts
    the points of pears 
    and rounds the grapes.

    Cut the heat—
    plough through it,
    turning it on either side 
    of your path.


    H.D. (Hilda Doolittle)


Il Giardino

I

Sei luminosa, Rosa mia,
tagliata nella pietra, concreta
come un rovescio di grandine.
Potrei eraderti il colore
dai petali come tinta
spillata sopra una roccia.

Potessi abbattere te
potrei abbattere un albero intero.

Potessi scuotermi da quest'abulia
potrei abbattere un albero,
potrei abbattere te.

II

Vento, squarcia questa calura,
talgliala in due,
riducila in brandelli.

Non c'è frutto che possa cadere
in quest'atmosfera immobile e pregna -
non c'è frutto che possa cadere
in questa calura che cresce e arrotonda
le punte delle pere,
e che rigonfia i grappoli d'uva.

Taglia questa calura -
traversala come un aratro
rivoltandola ai due lati
del tuo cammino.

H.D.
(Versione Italiana di Marianna Piani)



    Sigil

    Now let the cycle sweep us here and there
    we will not struggle;
    somewhere,
    under a forest-ledge,
    a wild white-pear
    will blossom;

    somewhere
    under an edge of rock,
    a sea will open;
    slice of the tide-shelf
    will show in coral, yourself,
    in conch-shell,
    myself;

    somewhere,
    over a field-hedge,
    a wild bird
    will lift up wild, wild throat,
    and that song, heard,
    will stifle out this note.

    H.D. (Hilda Doolittle)


Sigillo

Lascia che il ciclo ci travolga
non lotteremo;
da qualche parte,
sotto un riparo nel bosco,
fiorirà un bianco
pero selvatico;

da qualche parte
sotto una sporgenza di roccia,
si aprirà un mare;
un lembo del fondo mostrerà
te come corallo -
come conchiglia,
me stessa;

Da qualche parte,
oltre la siepe d'un campo,
un uccello di selva
leverà un fiero, indomito canto,
e quel canto, appena udito,
soffocherà questa nota

H.D.
(Versione Italiana di Marianna Piani)




William Carlos Williams



 Landscape with the Fall of Icarus

    According to Brueghel
    when Icarus fell
    it was spring

    a farmer was ploughing
    his field
    the whole pageantry

    of the year was
    awake tingling
    near

    the edge of the sea
    concerned
    with itself

    sweating in the sun
    that melted
    the wings’ wax

    unsignificantly
    off the coast
    there was

    a splash quite unnoticed
    this was
    Icarus drowning

    William Carlos Williams


La caduta di Icaro

Per Bruegel
Icaro cadde
a Primavera:

un contadino arava
il suo campo,
tutto lo sfarzoso corteo

della stagione
era spiegato
squillante

sulla riva del mare
intento
soltanto a se stesso,

sudato sotto il sole
che aveva disciolto
la cera dell'ali

e intanto, al largo,
si produsse un tonfo
insignificante,

del tutto inosservato:
quello era
Icaro che affogava

William Carlos Williams
(Versione Italiana di Marianna Piani)



    Iris

    A burst of Iris so that
    come down for
    breakfast

    we searched through the
    rooms for
    that

    sweetest odor and at
    first could not
    find its

    source then a blue as
    of the sea
    struck

    startling us from among
    those trumpeting
    petals

        William Carlos Williams


Iris

Un'esplosione d'iris tale
che quando scendemmo
per colazione

cercammo tra le stanze
cos'era
quel

profumo dolcissimo e
dapprima non riuscimmo
a trovarne

la fonte, finché
un azzurro come di mare
ci colpì

di sorpresa, sferrato
da quei petali
squillanti


William Carlos Williams
(Versione Italiana di Marianna Piani)




Robert Frost


     
The Road Not Taken

    Two roads diverged in a yellow wood,
    And sorry I could not travel both
    And be one traveler, long I stood
    And looked down one as far as I could
    To where it bent in the undergrowth;

    Then took the other, as just as fair,
    And having perhaps the better claim,
    Because it was grassy and wanted wear;
    Though as for that the passing there
    Had worn them really about the same,

    And both that morning equally lay
    In leaves no step had trodden black.
    Oh, I kept the first for another day!
    Yet knowing how way leads on to way,
    I doubted if I should ever come back.

    I shall be telling this with a sigh
    Somewhere ages and ages hence:
    Two roads diverged in a wood, and I—
    I took the one less traveled by,
    And that has made all the difference.

    Robert Frost, 1920



Il sentiero

Due sentieri si dipartivano in un bosco dorato,
e io, deluso di non poterli percorrere entrambi
in un tempo, ed trovandomi solo, a lungo mi soffermai
a osservarne uno, spingendo lo sguardo fin dove
potevo, fin dove l'acciottolato piegava nel folto.

Infine mi decisi per l'altro, che mi pareva buono uguale,
ma che forse era per me anche più attraente,
perché si snodava nell'erba, ed era assai poco segnato;
sebbene, per questo, il passaggio li avesse
segnati quasi allo stesso modo, ed entrambi

in quel mattino, parevano correre uguali
sotto un letto di foglie ancora inviolato.
Oh, prima o poi avrei tentato anche l'atro sentiero!
Ma ben sapevo come al cammino segue cammino
e dubitavo che sarei mai più ritornato.

Questo dirò, con un sospiro, da qualche parte
altrove, anni e anni a venire, alla fine:
due sentieri si dipartivano in un bosco, e io -
Io presi tra i due il meno battuto, ed è questo,
questo ciò che fece tutta quanta la differenza.

 Robert Frost
(Versione Italiana di Marianna Piani
31 Dicembre 2016)




Elisabeth Bishop



     Insomnia

    The moon in the bureau mirror
    looks out a million miles
    (and perhaps with pride, at herself,
    but she never, never smiles)
    far and away beyond sleep, or
    perhaps she's a daytime sleeper.

    By the Universe deserted,
    she'd tell it to go to hell,
    and she'd find a body of water,
    or a mirror, on which to dwell.
    So wrap up care in a cobweb
    and drop it down the well

    into that world inverted
    where left is always right,
    where the shadows are really the body,
    where we stay awake all night,
    where the heavens are shallow as the sea
    is now deep, and you love me.

    Elizabeth Bishop




Insonnia

La luna sullo specchio dello scrittoio
pare spingere lo sguardo miglia lontano
(e forse con un certo orgoglio di sé stessa,
sebbene mai e poi mai sorrida)
e miglia e miglia, ben di là dal sonno, o forse
è tra chi scambia in veglia il sonno.

Disconosciuta dall'Universo,
gli ha risposto con il suo sprezzo,
e ha cercato una pozza d'acqua,
o uno specchio, su cui sostare.
Quindi, ora, avvolgi ogni affanno in ragnatela
e gettalo nel pozzo in fondo

a questo mondo all'incontrario
dove il sinistro è sempre destro,
dove l'ombra è di certo il corpo,
dove si veglia nella notte,
dove i cieli sono bassi quant'è profondo
questo mare; e dove tu mi ami.

Elizabeth Bishop
(Versione Italiana di Marianna Piani
26 Dicembre 2016)
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