Amiche care, amici
L'irlanda, dove ormai da oltre due anni ho fissato il mio piccolo esilio volontario, è un Paese ventoso, e ventose sono le mie terre d'origine, Trieste, il suo mare e il suo retroterra carsico, e forse per questo fin dal primo momento in cui mi ci sono stabilita mi sono trovata in qualche modo a casa mia, dopo l'altro assai più lungo esilio trascorso a Milano, memorabile certo più per le sue nebbie novembrine. E anche il mare, sebbene io abiti un po' all'interno, si fa sentire in qualche modo nell'aria, e un poco anche nel carattere delle persone che incrocio, cordiali, accoglienti e nel contempo selvagge.
Proprio in una ventosa, selvaggia serata di Febbraio, così tipicamente irlandese, è nata questa riminiscenza che oggi vi propongo.
Grazie sempre per la vostra presenza, mi scuso per l'assenza della scorsa settimana, ero travolta da impegni.
Con amore
M.P.
Per raggiungere me
Che vago sussulto del cuore
sentire il rumore del vento
questa sera quassù, così lontano
dal tempo e dai luoghi
incomparabili della memoria.
Porta esso con sé i profumi aspri
delle scogliere, non tanto lontane
da qui, e – mi pare, ma forse
è soltanto una sfuggente illusione –
quello più pacato delle pinete.
Le scure tenaci radici
aggrappate con spasmo alla pietra
bianca del Carso, anch’essa,
per un sortilegio nebulizzata
nel vento, e fin qui giunta.
Forse, ma non oso crederci invero,
questi elementi dai miei luoghi
e dai miei tempi si sono imbarcati
sopra queste folate di maestrale
proprio per raggiungere me.
Marianna Piani
Kilkenny, Febbraio 2019
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