«La Poesia è Scienza, la Scienza è Poesia»

«Beauty is truth. truth beauty,- that is all
Ye know on earth, and all ye need to know.» (John Keats)

«Darkness cannot drive out darkness; only light can do that. Hate cannot drive out hate; only love can do that.» (Martin Luther King)

«Não sou nada. / Nunca sarei nada. / Não posso querer ser nada./ À parte isso, tenho em mim todos los sonhos do mundo» (Álvaro De Campo)

«A good poem is a contribution to reality. The world is never the same once a good poem has been added to it. A good poem helps to change the shape of the universe, helps to extend everyone's knowledge of himself and the world around him.» (Dylan Thomas)

«Ciò che premeva e che imparavo, è che in ogni caso non ci potesse mai essere poesia senza miracolo.» (Giuseppe Ungaretti)

domenica 14 gennaio 2018

La Morte e la Fanciulla


Amiche care, amici,

vi propongo un apologo, una breve scena, quasi da film drama, che si replica milioni di volte, in tutto il mondo:
una giovane vita, con i suoi sogni, con la sua bellezza, con le sue inquietudini, promesse, illusioni, speranze, viene meno, e la Morte viene a riscuotere il suo tributo.
Ha un che di innaturale, di immorale tutto questo; qualunque ne sia il motivo, fatalità, malattia, violenza, destino, sembra davvero collidere col nostro più intimo senso di Giustizia. Non è giusto - pensiamo - che una vita, con tutto l'immenso potenziale che contiene, non possa, non abbia nemmeno il tempo, anche poco, minimo, per esprimersi, per dare il suo apporto al Mondo. Noi sopravviviamo, ma ne siamo impoveriti.
Ma la Natura non segue criteri di Giustizia, o di opportunità, e nemmeno di razionalità o determinismo. Solo di casualità, fredda casualità, per cui noi, nella nostra nullità, siamo vivi, qui e ora, mentre quel giglio, poco lontano da noi, nella sua perfezione, è reciso, e cessa la sua esistenza.

Grazie, come sempre, amiche dilette e amici, per la lettura che mi concedete, con amore

M.P.







La Morte e la Fanciulla


Venne alla porta, e chiese di lei
la gentile signora in Chanel,
si ravvivò i capelli con la mano,
gesto per nulla affettato, perfetto.

Tenne la borsa elegante innanzi
al grembo, con nonchalance signorile,
poggiò il bel piede, sontuosamente
calzato di nero, sul nero gradino.

Rimase immobile su quella soglia
in attesa d'un segno di vita
dalla casa che pareva deserta:
lei non aveva premura, o timore.

Era venuta in pace, per il suo mandato,
e non avrebbe lasciato quel luogo
prima d'averlo esaurito, nemmeno
per tutto l'amore di Dio.

Chi avesse avuto agio di vederla,
in quella notte di luna sorgiva,
la signora con il suo abito scuro
come la tenebra in fondo ai suoi occhi,

ne avrebbe colto la malinconia
estenuata, e un inespresso dolore,
quieto, ma certo non meno atroce,
nel dover espletare il suo dovere.

Ella, tacitamente, amava il creato
e la bellezza di quelle creature
che condannava all'oblio, al nulla,
e alla corruzione della materia.

Oh, quanto errano tutti coloro
che credono ella sia mossa d'invidia
per la vita trionfante, per la grazia
immeritata della giovinezza!

Ma così non è; la tristezza soltanto
è ciò che ella prova a quei capezzali
così assurdi e precoci.

 


Marianna Piani
14 Luglio 2016
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