Amiche care, amici,
nelle mie "care terre natìe", sapete, c'è un fiume che non c'è, se così si può dire. Un fenomeno davvero raro, che mi ha sempre affascinata, fin da bambina.Per comprendere meglio, per chi già non lo conoscesse, di cosa si tratta, cito alla fine di questa pagina l'inizio di un bell'articolo di Pietro Spirito che lo descrive molto bene e in dettaglio.
Ciò che mi ha sempre colpito, comunque, è il carattere elusivo e misterioso di questo corso d'acqua, che è un poco la rappresentazione metaforica del carattere particolare di questi territori e dei suoi abitanti (e anche un poco di me stessa, che lì sono nata e ho vissuto fino alla prima giovinezza), ma anche metafora di un pensiero utopico, come in questi versi scrivo, che si carica dei sogni e illusioni della giovinezza, per poi inabissarsi e rimanere celato e scorrere in profondità dell'anima per un tempo indefinito, ma è sempre pronto - imprevedibilmente - ad erompere in superficie, e a splendere di luce e purezza. Magari solo per un breve ma splendido tratto di vita…
Vi lascio alla lettura di questo quadretto quasi un paesaggio, se vorrete, amiche dilette e amici, sempre, sempre con amore.
M.P.
Timavo
Lucente, come un filo di perle,
il rigagnolo, alla sorgente.
Così nasce, come ogni fiume,
e la memoria si riempie d'azzurro
e di luce, la luce
e l'azzurro dei monti
oltre le cime dei pini
che fanno corona alla sorgiva.
Non giunge ad essere fiume
che s'inabissa,
portando con sé il suo segreto
in un mondo ch'è tenebra
e silenzio profondo.
Risorge improvviso, alla luce,
con un grido, quasi,
come avesse alla fine trovato
il senso ultimo dell'esistenza.
Rinasce, dunque,
come una speranza,
come un'utopia che non può finire,
e dopo neanche il tempo
di uno sguardo, o di un sogno,
nel mare muore
appagato e colmo.
Marianna Piani
4 Ottobre 2017
"...Il Timavo è fra i corsi d'acqua più misteriosi del mondo, ha due nomi, tre nazionalità e da oltre due secoli alimenta le speranze, i sogni e le ossessioni di quattro generazioni di esploratori e scienziati che tentano di svelarne i segreti. Nell'antichità segnava l'estremo limite orientale tra il mondo romano e le genti illiriche non ancora sottomesse all'impero, secondo il mito è risalendo le sue foci che Giasone in fuga dalla Colchide con il Vello d'Oro riuscì a mettersi in salvo con i compagni, mentre lungo le sue sponde secoli di storia raccontano di guerre e scorrerie, dalle legioni di Aulo Manlio Vulsone in marcia contro gli Istri fino ai massacri della Prima guerra mondiale a ridosso delle foci.
Non è facile dare un'idea immediata di cos'è, di cosa rappresenta, il fiume Timavo/Reka. Nasce in un bosco della Val Malacca, in Croazia, alle propaggini basse del Monte Nevoso, che come una spugna strizzata ne alimenta le infinite polle delle sorgenti. Pian piano, attraversando faggete e piccole valli il fiume misterioso si ingrossa e galoppa sempre più allegro per una cinquantina di chilometri fino a imboccare un corridoio di canyon che lo spinge dritto nelle voragini delle Grotte di San Canziano. Lì scompare, per riapparire alla luce del sole quaranta chilometri più a valle, a Duino, sfociando nell'Adriatico attraverso tre rami insinuati in una terra talmente ricca di storia che sotto ogni pietra si trovano le tracce dell'uomo nel tempo.
Dove vada e cosa combini il Timavo durante il suo lungo viaggio sotterraneo è una sciarada non ancora risolta. Da San Canziano in poi ci sono una dozzina di “finestre” - cavità profonde centinaia di metri - dalle quali ci si può affacciare per vedere scorrere nei recessi della terra le acque scure del fiume senza stelle. Sono abissi, grotte, pozzi - dall'Abisso dei Serpenti a quello di Trebiciano, dal Pozzo dei Colombi alla Grotta del Lago - che rappresentano altrettanti ingressi a un labirinto il cui sviluppo è conosciuto in una percentuale sì e no del 15 per cento. Il resto è ancora da tutto scoprire..."
(Pietro Spirito - 2 Agosto 2014)
http://ilpiccolo.gelocal.it/tempo-libero/2014/08/02/news/dalle-sorgenti-alle-foci-il-misterioso-viaggio-del-fiume-che-non-c-e-1.9700794
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