«La Poesia è Scienza, la Scienza è Poesia»

«Beauty is truth. truth beauty,- that is all
Ye know on earth, and all ye need to know.» (John Keats)

«Darkness cannot drive out darkness; only light can do that. Hate cannot drive out hate; only love can do that.» (Martin Luther King)

«Não sou nada. / Nunca sarei nada. / Não posso querer ser nada./ À parte isso, tenho em mim todos los sonhos do mundo» (Álvaro De Campo)

«A good poem is a contribution to reality. The world is never the same once a good poem has been added to it. A good poem helps to change the shape of the universe, helps to extend everyone's knowledge of himself and the world around him.» (Dylan Thomas)

«Ciò che premeva e che imparavo, è che in ogni caso non ci potesse mai essere poesia senza miracolo.» (Giuseppe Ungaretti)

sabato 8 giugno 2019

Solitudine in vetta



Amiche care, amici,
oggi riprendo un tema a me caro, l’avventura dell’arrampicata su roccia, in montagna. E la nostalgia dei paesaggi, dei luoghi, delle vastità e delle solitudini che ne erano sfondo e motivo.
Più che uno sport, quale praticai a fondo negli anni giovanili, per me è una specie di culto, più vicino alla contemplazione che allo sforzo fisico e alla complessità tecnica necessaria per compierlo senza troppi rischi.


Ora purtroppo non esercito più, me ne manca il tempo, e la distanza con quelle che consideravo le “mie” montagne (le Dolomiti, il grande anfiteatro ampezzano e il Cadore) è divenuta incolmabile. Inoltre gli anni di mancato esercizio si sono accumulati rapidamente, e ora non potrei certo più compiere nulla di ciò che potevo fare con una certa disinvoltura in passato, le mete che potevo raggiungere, che pure non erano per nulla “estreme”.
Rimane la memoria, molta dolorosa nostalgia, intrecciata con quella della follia e della bellezza che invecchiando di anni e spirito ho perduto e, sempre, la speranza di rivedere un giorno quei luoghi, cosa che per ora mi è preclusa.


Con amore
M.P.





Solitudine in vetta

M
i hanno sovrastato per anni,
solenni, quelle rocce aguzze,
taglienti sui bordi come rasoi,
cornici spaccate, fratte e rifratte,
squassate come molari guasti,
e come quelli intrise
d’un qualche sentore di morte.


Per anni le ho guardate
con segreto timore, ergersi e inarcarsi
sopra il mio cuore, sopra
ogni mia percezione, e oltre
la mia comprensione, potenti
e disperatamente sole,
sfidare la mia umana fragilità.


E fragile, minuscola e leggera
qual ero, appena più che una effimera
contro il cielo in balia anche del più flebile
vento, frusciavo le ali
di celluloide sottile e coglievo
la sfida, cercando il motivo
del mio essere - dunque - viva.


Salii quelle rocce che mi fissavano
severe dall’alto dei loro
milioni di anni, le salii
e risalii, nei miei pochi anni, ostinata
come era ogni singola pietra
che trovavo sul mio cammino,
ostinata e avida di verità.


Eppure, ogni volta,
una volta giunta alla cima,
ciò che mi sommergeva, come un mare
invernale, era il trovarmi qui sola:
la solitudine senza dolore,
senza quasi speranza che sempre ė
per lo sfidante, innamorato,


il giungere alla vetta.


Marianna Piani
Irlanda, 18 Settembre 2018


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