Care amiche, rientro con voi recandovi un "raccontino in versi", com'è frequente nel mio "stile".
La narrazione di un viaggio, con un'amica cara, anni fa, e, come di frequente nella mia vita, il senso di un abbandono, di un allontanamento ancora soltanto percepito, intuito, sentito dalla mia femminile sensibilità come l'imminente perdita di un pezzo di me stessa.
La storia si avvolge attorno al ricordo di una visita in Danimarca al Castello mitico di Helsingør, Elsinore - proprio lei, la magione di Amleto - e cerca di rappresentare il senso della Presenza e della Distanza quando, misteriosamente nel corso della nostra vita, per qualche istante coincidono.
In realtà sappiamo che in amore, in ogni genere d'amore, i momenti in cui la presenza - fisica - della persona amata, e la sua vicinanza reale, affettiva, collimano, sono appunto soltanto momenti, istanti, di grazia estrema. Fugaci. Irrecuperabili.
E come alle volte per qualche breve istante, pIù instabile e fugace ancora, la persona che pur ci sta accanto, o addirittura ancora stretta tra le nostre braccia, sia già lontana, remota, irraggiungibile.
O come a volte, viceversa, una persona da noi fisicamente distante, apparentemente irrimediabilmente divisa, sia invece miracolosamente a noi vicina...
Come voi, amiche dilette, e amici, cui dedico questa mia composizione, con amore.
M.P.
Helsingør
Ricordo, cara, come si fece scuro il cielo
quando giungemmo, a giorno fatto,
sul perimetro del severo muro che cingeva
il più celebre maniero d'ogni tempo,
memoria dell'angoscia di un re, padre d'Amleto.
Tu balzasti dalla vettura, avanti a me,
e, ricordo, piantasti le unghie nel mio braccio
per l'emozione che provasti quando una saetta
scoccò in cielo contro il diedro nero della muraglia
che affrontava il mare, bianco come in battaglia.
Il blocco di pietra lavica tagliava diagonale
alla vista il cielo, ove nubi vaste come vascelli cozzavano
murata contro murata con ininterrotto sordo rullare.
Non pioveva nemmeno una goccia, ancora, alzava
invece la sua voce il vento, invidioso del silenzio.
In cima al bastione, come una immagine di Fūssli,
tra i bagliori si stagliavano le figure di due ragazzi
che combattevano per gioco, con finte spade
di gomma argentata, coi mantelli che sbattevano nel vento,
figurandosi gli eroici guerrieri d'un altro tempo.
Ricordo che guardai allora dentro i tuoi occhi, come quarzi
dentro cui vedevo specchiata la vicina brumosa Svezia,
e colsi il tuo sogno di annullamento e fuga come il lampo
che poc'anzi aveva illuminato di luce viola i nostri volti
ancora uniti, guancia a guancia, come quelli di due amanti.
Ricordo che osservai tra me, senza dirlo, come in nessun altro
luogo al mondo avrei potuto percepire la selvaggia furia
che ti trascinava via da me, così come avveniva sotto quel cielo
che rotolava nubi come macigni a ostruire il giorno,
e tu, pur allacciata a me, già avevi senza me varcato il mare.
Provai a fermarti, come può l'amante smarrito fare,
carezzandoti con il dorso delle dita sotto gli occhi,
teneramante, e sfiorandoti poi in silenzio le palpebre serrate,
mentre trattenevo il tuo viso tra le due mani aperte
come due valve di conchiglia schiudono una perla marina.
Sentii sibilare nel vento i tuoi capelli, come i destrieri irsuti
agitano le criniere, una lunga ciocca mi schioccò sulla fronte
come la punta bruciante d'una frusta, marchiando per sempre
il segno della nostra vicinanza sulla pelle, e sotto di essa
nell'anima che già ardeva, e gridava, non ascoltata: rimani!
Piombò la pioggia, improvvisa e densa come usa in quei luoghi,
per un istante lasciasti che l'acqua ti incollasse i capelli come rivi
ritorti giù sulle spalle nude, poi con una risata larga, onesta, tua,
scuotesti il capo, come per scrollarti via ogni pensiero assieme
al gravame dell'acqua, e fuggisti alla vettura, traendomi con te.
E fummo ancora fianco a fianco, mentre il parabrezza
s'appannava del nostro affanno: gioioso il tuo, il mio angosciato.
Mi sorridesti, allora, come per dire: il viaggio è lungo ancora,
andiamo! E in quel sorriso seppi, chiaramente, in piena luce,
che tu, che mi eri accanto, non eri più con me, non più, mai più.
La tua mano ancora nella mia, e tu: ormai miglia e miglia avanti.
Oltre un intero mare.
Meina, 06 luglio 2012
Bellissima.
RispondiElimina«Except to Heaven,she is nought.
EliminaExcept for Angels-lone.
Except to some wide-wandering Bee
A flower souperflous blown.»
(e.dickinson)
Chi ha Emily addirittura nella bio non può che essere una amicadelcuore. Un cuore, come il mio, capace di pulsare all'unisono con la musica del pensiero!
Grazie, mia cara, ti abbraccio!
Marianna
Sei POESIA
RispondiEliminanel linguaggio e nel pensiero.
Un bacio da Mary (refuge)
Sai, cara, hai toccato in due parole un punto interessante, che mi ha sempre "intrigato" molto: è il pensiero ad esprimere il linguaggio (la parola) oppure viceversa, è la parola (il linguaggio) a esprimere il pensiero?
EliminaO sono vere entrambe le cose?
Io credo che la "Poesia" non sia altro che questo: Un "luogo" in cui pensiero e linguaggio giocano a rimpiattino, scambiandosi i ruoli, inseguendosi continuamente, nascondendosi uno dall'altro, per poi ritrovarsi in un girotondo senza fine.
Grazie Mary cara, voce e musica della poesia.
Un abbraccio
Marianna
Presence & Distance are the means by which the soul experiences "Absence" in this poem. In it, you're its mouth-piece-Sufference's its currency!!
RispondiEliminaOne of the mysteries of Poetry is that it's deceiving-Oftenmost, it deceives its maker not because He or She is a fool but because often we're not it's essence only its channel. Absence is your "Essence" -that's what you principally write about. You're in good company in this, Lorca , and at times, me!
What's magnificent about this poem is that the Absence seems to be absent. That's because the elements in it mask its presents and barely foreshadow it while rendering it almost palpable in the very last moment and verse: "La tua mano ancora nella mia, e tu: ormai miglia e miglia avanti.
Oltre un intero mare".
You're always the last one to know the extent of your Gift, Marianna, but I Know it! Fear not the mystery, my Dear, for it keeps us alive! (...remember Lorca's quotation?)
Love, always, Alvaro. xo
Alvaro... O Captain! My Captain!
EliminaThis is much more than a "comment", this is a "short review", a kind of a tiny but perfect article of literary criticism… I'm really astonished. But yes, it's about ME. you have really grasped the essence of my composition, its deeper motivation. It's true, the sense of absence is one of my strongest inspirational themes. Absence is my most faithful friend, she is always present, at my side… You know…
By the way, you know how "strange" is for me my way of "inspiration". It's like riding a horse…
Per me comporre una poesia è in po' come un esercizio di "dressage": come avere sotto di sè un purosangue, nervoso, dai muscoli tesi, potenti, che scalpita, tira, sbuffa, che vorrebbe scaraventarsi nella prateria a correre libero, dopo avermi disarcionata, e tenerlo invece costretto nelle regole del verso, della metrica, del ritmo, della musicalità… È un'esperienza esaltante, faticosa, a volte perfino rischiosa, che espone a cadute rovinose, quando la furia selvaggia dell'animale riesce ad avere il sopravvento…
Questa composizione è uno di quei casi in cui ho faticato di più per mantenere il controllo, il destriero dell'ispirazione veramente sembrava in ogni momento potermi strappare di mano le redini, e saltare al di là della staccionata, e sparire nella boscaglia.
Come sicuramente avrai notato (e come te le lettrici e lettori più attenti, se avranno voglia di rileggere il testo) ho continuato ad apportare modifiche, ancora adesso che il testo è pubblicato, nel tentativo costante di rendere l'esercizio più armonioso, più chiaro…
È così, secondo me: la Poesia è una Disciplina, prima di tutto, e soprattutto per una personalità così disordinata e istintiva come la sottoscritta.
E non parlo di "forme", di metrica ecc. Non solo, almeno. Ogni singola parola per me deve sottostare a un "disegno" preciso, deve essere, in quel punto preciso, assolutamente ineluttabile e insostituibile.
Il finale, da solo, mi sono trovata a riscriverlo almeno una decina di volte. Sapevo che "doveva" essere "perfetto" se volevo che tutto il resto acquistasse un significato.
Ma alla fine, quando senti di aver compiuto al tuo meglio l'intero esercizio e aspetti il verdetto della giuria, assieme all'ansia dell'esito, grande in ogni caso è la gioia che assale il cuore!
my dear, thank you for bringing me into this marvelous path of joy...
With Love
Marianna
"La tua mano ancora nella mia, e tu: ormai miglia e miglia avanti.
RispondiEliminaOltre un intero mare."
Bellissima la chiusa!
Cara, come dicevo sopra al nostro amico A.T., ho scritto e riscritto molte volte questa chiusa. Il concetto era chiaro, chiarissimo, nella mia mente, ma "dovevo" trovare il modo per esprimerlo.
EliminaChe la Poesia sia Disciplina non occorre dirlo proprio a te, che sei Maestra precisamente nel piegare il tuo pensiero e la tua intima follia alla regola delle forme poetiche più essenziali e rigorose.
Proprio in questo, io a te sento di dovere molto, molto più di quanto tu stessa puoi immaginare.
In questo periodo sto bighellonando in cerca di una qualsiasi forma di stabilità... Se mai la troverò... Non temere se mi senti un poco sporadicamente, ti ho sempre con me nel cuore, e nel pensiero.
Tua
Mari