«La Poesia è Scienza, la Scienza è Poesia»
«Beauty is truth. truth beauty,- that is all
Ye know on earth, and all ye need to know.» (John Keats)
«Darkness cannot drive out darkness; only light can do that. Hate cannot drive out hate; only love can do that.» (Martin Luther King)
«Não sou nada. / Nunca sarei nada. / Não posso querer ser nada./ À parte isso, tenho em mim todos los sonhos do mundo» (Álvaro De Campo)
«A good poem is a contribution to reality. The world is never the same once a good poem has been added to it. A good poem helps to change the shape of the universe, helps to extend everyone's knowledge of himself and the world around him.» (Dylan Thomas)
«Ciò che premeva e che imparavo, è che in ogni caso non ci potesse mai essere poesia senza miracolo.» (Giuseppe Ungaretti)
mercoledì 3 maggio 2017
Accadde
Amiche care, amici,
questa è la cronaca di una caduta, una caduta improvvisa, prevedibile, ma non per questo meno dolorosa.
Ho frequentato la montagna per anni in diverse stagioni, ma soprattutto in settembre, un mese che può essere davvero magico in quota, con colori indescrivibili e tutta la natura impegnata in un ciclo di cambiamenti e trasformazioni legati all'avvicendamento stagionale.
In questo mese di "passaggio" l'Estate pian piano sfuma, per far spazio — gradualmente — all'autunno, e in alta montagna i segni di questa evoluzione sono ancora più marcati, e a tratti drammatici. Il tramontare sempre più anticipato del sole — rapido, e accompagnato sempre da uno spettacolare display di colori accesi e fiammanti — è il segno più evidente. E càpita di farsi sorprendere dal tramonto quando ancora si deve affrontare una discesa, a volte impegnativa, per rientrare alla base…
Quanto in questa narrazione si tratti di una caduta fisica, concreta, e quanto invece una metafora, di un sogno o una premonizione sta a voi letttrici e lettori, se lo vorrete, interpretare.
Perciò, vi lascio alla lettura, amiche dilette e amici.
Con amore
M.P.
Accadde
Accadde che inseguivo il meriggio
e il tramonto precoce
che presto avrebbe infiammato le rocce
come volti di donne pudenti.
Inseguivo l'ultime luci
che scorrevano nell'alveo pietroso
del sentiero come quello d' un torrente.
Assai presto si sarebbero arrese.
(Giunge improvvisa la notte
a fine settembre, in altura,
e chiude ermeticamente la valle
tra impenetrabili mura.)
Per questo correvo, precipitando
lungo l'impervio, scosceso sentiero,
paventavo la notte, che mi prendesse
senza preavviso, e mi togliesse il respiro.
Sentivo, a ogni passo, il gemere
vetroso dei sassi, e ogni passo affondava
negli sfasciumi di ghiaia, oppure
incespicava sui massi affioranti
saldi come scogli nel mare.
Immoto mare di pietra, bianco
come un nevaio, e come un nevaio
freddo, tagliente, e del tutto innocente.
E dunque, correndo, scendevo,
dove il sentiero impetuoso
mi trascinava, e ben presto fu chiaro,
che non ci sarebbe mai stato arrivo.
E questo accadde, che caddi.
Fui come risucchiata al suolo
con un acuto grido di ambascia
come quello d'un gabbiano in battaglia.
Non ebbi gravi danni, tranne
una profonda ferita al ginocchio,
che sanguinò un lungo tratto.
Questo fu, se volete, il nudo fatto.
Mi risvegliai in salvo.
Marianna Piani
Trieste, 1 Agosto 2016
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