«La Poesia è Scienza, la Scienza è Poesia»
«Beauty is truth. truth beauty,- that is all
Ye know on earth, and all ye need to know.» (John Keats)
«Darkness cannot drive out darkness; only light can do that. Hate cannot drive out hate; only love can do that.» (Martin Luther King)
«Não sou nada. / Nunca sarei nada. / Não posso querer ser nada./ À parte isso, tenho em mim todos los sonhos do mundo» (Álvaro De Campo)
«A good poem is a contribution to reality. The world is never the same once a good poem has been added to it. A good poem helps to change the shape of the universe, helps to extend everyone's knowledge of himself and the world around him.» (Dylan Thomas)
«Ciò che premeva e che imparavo, è che in ogni caso non ci potesse mai essere poesia senza miracolo.» (Giuseppe Ungaretti)
mercoledì 27 settembre 2017
Poi che c'eri
Amiche care, amici, terminata la mia piccola raccolta di "graffiti urbani", e al termine ormai l'estate, riprendo la normale pubblicazione, e la riprendo con una lirica che è la memoria di un paio di settimane trascorse a soffrire, per un banale incidente, ma che poteva costarmi caro, in una corsia d'ospedale.
Non c'è nulla più del dolore, parlo di quello fisico, per farci riflettere sulla violenta, assoluta voglia di vivere che nonostante tutto abbiamo dentro di noi. In quei momenti l'istinto prevale su tutto, la morte ci è più vicina che mai, ma non la corteggiamo, vogliamo vivere, solo questo conta, ci ritroviamo ridotti alle nostre funzioni fisiologiche più basilari, quando, per fare un esempio, anche la minzione dipende dalla cura di un operatore, a noi del tutto estraneo, che ci porta il recipiente, lo colloca in posizione, lo ritira e lo svuota.
E in quei momenti la presenza di una persona che ci ama, accanto a noi, diviene forse il più prezioso dei doni. Le regole crudeli dell'istituzione limitano di molto i tempi di questa presenza, confinandola a poche ore nella giornata, rendendola più preziosa ancora, semplicemente vitale. In quei giorni si vive in attesa di quella presenza, che non lenisce il nostro male, non potrebbe, ma fa di più, lo condivide.
La morte ci passa accanto, e noi comprendiamo quanto la vita sia preziosa, e quanto sia prezioso l'amore che essa può esprimere.
(PS: la donna che si lamentava e che poi, seppi, morì, in realtà non era nel mio reparto, ma qualche stanza più in là, ma la morte, quando ci passa così vicina, lascia segni indelebili del suo passaggio nel nostro cuore.)
Vi lascio, come di consueto, se vorrete, alla lettura, amiche dilette e amici, con amore dalla sempre vostra
M.P.
Poi che c'eri
Come quando ti raccontai di me
nel delirio ciò che avevo celato
dentro me, lungamente: e tu tacesti.
Fosti accanto a me, a fianco
di quel letto di corsia, bianco,
e io, nonostante tu ci fossi,
nonostante i motori che l'inclinavano
in mille modi al mio comando,
non trovavo pace, al male.
Tu stavi, anche allora, senza dir nulla,
a parte le parole di conforto
che m'attendevo da chi mi amava.
Tacevi, e mi guardavi, io piangevo
nelle tue mani. Poi mi calmavo.
Era questo tutto il tuo dono:
tu c'eri, io mi calmavo.
Tu c'eri, al mio fianco, e io mi calmavo:
tutto poteva andare, allora, anche
la notte desolata che mi attendeva
nelle luci gelide della corsia,
e la sveglia all'alba, anzi, assai prima,
per i lamenti della donna al 300.
Se tu c'eri, tutto era un passaggio
senza traccia nella mia vita,
anche il dolore, anche la nausea
che ne deriva, anche lo strazio
di udire chi soffriva a sei metri scarsi
dalla mia fredda branda bianca.
La donna di quei lamenti morì
solo poche albe dopo il mio rilascio:
fu il destino, mi disse poi qualcuno.
Ma poiché tu c'eri, io mi calmavo.
Forse mi salvasti allora, salvifica
presenza, poiché c'eri -
c'eri sempre, al mio fianco.
Marianna Piani
Milano, 2 Aprile 2017
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