Care amiche, amici,
oggi propongo alcuni versi scritti poco meno di un anno fa (non registrai la data precisa) quando più forte e viva era la sensazione di vedere il mio paese sprofondare in un abisso di ineluttabile, progressivo degrado; un degrado di umanità, di sensibilità, perfino di pura e semplice dignità.
I giorni di relativo, e probabilmente momentaneo respiro che stiamo vivendo in queste ultime settimane, un anno fa sembravano inconcepibili, e assistevamo con un misto di angoscia, orrore e disperazione a un susseguirsi progressivo di avvenimenti che parevano inarrestabili, sostenuti da un’onda devastante di risentimento, rancore, odio, xenofobia spinta fino a un aperto razzismo, quale non avevamo mai visto prima, e non solo noi, ma neppure la generazione prima di noi.
Non inserii questi versi nella mia piccola antologia in preparazione: all’epoca in cui ero impegnata nella raccolta e nella selezione dei testi, questo mi appariva troppo legato alla realtà contingente, anche perché in quel momento ci trovavamo ancora pienamente dentro quella temperie, la indegna e incivile piazzata nota come “il discorso del Papeete” che pose repentinamente fine a questo ignobile capitolo di storia, o cronaca, era ancora lontana da avvenire, e del tutto imprevedibile.
Ora però siamo, come dicevo, in un momento in cui l’imprevedibile è avvenuto, e quindi è possibile girarsi per un momento indietro per vedere cosa ci siamo, per ora e fortunosamente, lasciati alle spalle, e che cosa rischiamo di ritrovarci di fronte molto presto, se non saremo capaci di impegnarci con tutte le nostre forze per creare una alternativa valida.
Al tempo in cui scrissi questi versi la mia stessa scrittura, il senso che essa poteva avere in questo momento per me e per la mia vita dentro questa realtà profondamente squassata dalle sue stesse fondamenta (Costituzione, Carità Cristiana, Democrazia), era entrata in una fase di profonda crisi, da cui in realtà non sono ancora uscita, tanto è vero che mi è tutt’ora penoso, terribilmente faticoso scrivere “poesia”, proprio io che ero abituata invece a dover piuttosto contrastare una eccessiva facilità di scrittura, non sempre accompagnata da una qualità almeno accettabile.
La Parola, per me così importante, essenziale, evaporava, diveniva sempre più inafferrabile, sempre più inconcludente, di fronte a un incendio che stava devastando le mie certezze, infiammando le mie più profonde convinzioni etiche, morali e umane.
Si tratta questo di un lavoro impegnativo, ancora in pieno svolgimento; piano piano sto ritrovando un equilibrio, e confrontandomi con altri (e forse proprio questa per me è la più grande novità) che condividono le mie idealità, i miei timori, le mie speranze, sto ritrovando un senso a ciò che sto facendo.
Mi rendo conto che non meno di prima, ma forse più che mai ora, una strofa che parla dell’amore è vitale, palpitante, e carica di senso, importante da trasmettere, da condividere.
In fondo soltanto l’amore, proprio quello più disarmato e nudo, soltanto l’amore può davvero sconfiggere l’odio.
Con amore, come sempre grazie per la vostra lettura, grazie di essere qui.
M.P.
Esci via da me, pensiero, svapora,
sfuggi come una nuvola di fiato
nel gelo dell’alba urbana,
condènsati sui vetri degli androni,
sulle lastre delle vetrine,
negli occhi tristi dei passanti,
mùtati in rugiada e lacrime
che venano i muri grigi
dei palazzi e delle case
lungo i viali spogli di forme e storia
delle periferie. Ora è il momento
di darmi il senso, in fine, del tuo fluire.
Ogni senso è liquefatto ormai, cola
come quella rugiada, prende forma
senza una forma, come l’acqua
in un torrente, s’adagia, e riprende
a precipitare, e tracima l’alveo
in cerca di un’etica che muore.
Incombono le livide ombre
di ciò che credevamo annientato
per sempre: non i campi, o le siepi
di filo spinato – per ora – né i roghi
della ragione; peggio ancora
nuove tenebre ad accecare menti.
Mi appare nuovamente immorale
scrivere ora in colonne di versi.
Occorre agire. Forse anche morire.
Non più parola: il pensiero si fonde
in un rogo indecente
di cronaca e storia.
Marianna Piani
Irlanda, 2019
(Per chi volesse, la mia seconda raccolta "Sillabario lirico e sentimentale" è disponibile da Amazon in formato tradizionale qui, e eBook qui.)
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