Amiche care, amici
ma oggi soprattutto amiche: mi concedo una divagazione leggera, anzi frivola, tutta donnesca, se mi si concede il termine.
Il mio rapporto con il mio aspetto, come accade credo per ogni donna, è conflittuale e contraddittorio. Sono ancora nei miei anni pieni, anche se non sono più una "giovincella", ma so di non essere male in arnese. Eppure ogni giorno, allo specchio, mi incontro con una persona che travalica il mio essere, una figura che io curo fin nel minimo dettaglio per il suo apparire, eppure che sento in parte - a volte del tutto - estranea al mio animo più profondo. Una persona - una donna - che si mostra lieve, quasi solare, nonostante quell'ombroso nero di occhi e capelli, sana di vita e d'anima lieta. Eppure, sotto quegli abiti, sotto quella pelle, c'è un grumo irrisolto e pesante di angosce e disperazioni, di abbandoni e di rimpianti.
E mi chiedo, sempre me lo chiedo, a chi rivolgo quell'aspetto, quella seduzione che inseguo giorno per giorno, scegliendo un abito da indossare, un paio di scarpe su cui erigere la mia piccola vanità, il filo di trucco per sottolineare occhi già forse troppo grandi? È per il mondo che intendo attraversare, questo mio messaggio, è per il bisogno incoercibile di essere ammirata, di essere desiderata? Oppure è una sorta di corazza in difesa della mia fragilità, la stessa che in modo diametralmente opposto esercito qui, su queste pagine, evitando accuratissimamente di far trapelare il mio aspetto?
Ma sono domande senza una risposta univoca, e in realtà qui sto già contraddicendo la mia intenzione iniziale, la "leggerezza".
Dunque, dichiaratamente, una "canzone frivola", perché - come ho sempre sostenuto - la poesia non è una noiosa paludata professoressa, è una giovane imprevedibile invece, capace di allegrie smodate come di profondissime tristezze…
La condivido con voi, amiche dilette e amici, come sempre, con amore.
M.P.
Canzone frivola, con ali di vanessa
Ma sa Iddio quant'io ami
vestire abiti leggeri, velare
appena la mia pelle dolce
e candida come una meringa
con crespe spume di pizzo ardente
in accordo con le onde dei capelli
e coi carboni delle mie pupille.
Quanto adori dalla gonna nera
plissettata esporre accavallate
le mie gambe libere e ribelli,
belle agli occhi dei ragazzi
e di perigliose giovincelle.
E quanto sia per me pungente gioia
montare quei selvaggi tacchi a spillo
indomabili, e ascoltarne il ticchettio
screanzato sul selciato,
mentre luccicano di smalto
color rubino le mie dita
dai fini sandali corallini
preziosi come gioielli rari
leggeri come ali di vanessa.
Quand'io esco, in questa mia me stessa,
cerco luoghi esposti e illuminati
dove abbracciare il mondo intero,
dove sentire sulla pelle franca
il brivido del vento fresco e cristallino
del precoce autunno cittadino
e di cento sguardi che ho ammaliati.
Non ha paragone quest'emozione
al più alto dei miei più alti versi,
tanto intensa quanto effimera
è la bellezza della donna bruna
che indossa questo mio nome
così come io indosso le sue carni
e il suo femmineo indomato orgoglio.
. . .
Ho saputo infine, da fonte certa,
che gli angeli, come le fate, quando
escono nel mondo, come me anch'essi
calzano i più ardimentosi tacchi
del creato, e le gonne (d'oro e seta)
più azzardate che il buon Dio
consente loro nella sua indulgenza.
Tanto gli angeli come le fate hanno ali
che li sostengono, e non potranno
dunque mai incespicare discendendo
con nonchalance sbadatamente
e un po' troppo sensualmente
le loro lunghe smisurate
sempiterne scale...
Marianna Piani
Nebbiuno, 21 Settembre 2014
In una parola, bellissima! Sembra di sentire anche l'aroma del profumo che indossi. Giusta osservazione nella premessa; la poesia non è una paludata signora, ma vivace e dinamica giovane donna . Brava Marianna !
RispondiEliminaRossella , con affetto e stima .
Grazie infinite Rossella!
EliminaHai capito a pieno il senso e lo spirito di questa cosetta.
A volte mi piace comporre "al femminile", e difatti le donne, come te, apprezzano. Non vuol dire escludere i nostri amici, compagni, lettori e scrittori maschi, è solo che chi non ha mai indossato una sottana corta e un paio di sandaletti alti a primavera non può comprendere veramente a fondo ciò che intendo.
E, certo, la Poesia non è una noiosa professoressa, è una giovane appassionata. Frivola e profonda. Gioiosa e disperata.
Inutile che ti dica quanto io ricambi la tua stima, e l'affetto anche più!
Marianna