«La Poesia è Scienza, la Scienza è Poesia»

«Beauty is truth. truth beauty,- that is all
Ye know on earth, and all ye need to know.» (John Keats)

«Darkness cannot drive out darkness; only light can do that. Hate cannot drive out hate; only love can do that.» (Martin Luther King)

«Não sou nada. / Nunca sarei nada. / Não posso querer ser nada./ À parte isso, tenho em mim todos los sonhos do mundo» (Álvaro De Campo)

«A good poem is a contribution to reality. The world is never the same once a good poem has been added to it. A good poem helps to change the shape of the universe, helps to extend everyone's knowledge of himself and the world around him.» (Dylan Thomas)

«Ciò che premeva e che imparavo, è che in ogni caso non ci potesse mai essere poesia senza miracolo.» (Giuseppe Ungaretti)

mercoledì 11 ottobre 2017

Via Zamboni



Amiche care, amici,

come avevo anticipato, ecco il secondo componimento "autobiografico", dedicato a un periodo della mia vita tanto importante e decisivo quanto poco rivisitato, lasciato come in un canto della mia memoria, forse perché ancora troppo vicino e vivo (ma sono passati ben più di vent'anni, anzi, quasi un quarto di secolo), forse perché sentito come troppo emotivamente vicino alla nostalgia, un sentimento che non amo frequentare.
La memoria, il ricordo, doloroso o felice, sono sentimenti costruttivi, positivi, non cercano mai, in ogni caso, di sostituirsi alla realtà. La nostalgia, il rimpianto, sono invece come dei freni, dei rifugi illusori che lasciano il vuoto attorno, sono privi di senso, perché il vettore tempo ha una sola ed unica direzione, ogni ripensamento o tentazione di ritorno all'indietro è destinato a fallire, e spesso con rinnovato dolore.

Quegli anni a Bologna furono forse i più intensi e formativi di tutta la mia vita. Anzi, senza il forse. Lì, in quella giovanile confusione mentale tra bene e male, di bellezza e sordidità, di creatività e di autodistruzione, in quella nebbia ancora adolescenziale di incoscienza e di ribellione, lì si plasmò, intellettualmente, culturalmente, anche sessualmente, nel bene e nel male, la donna che sono. Sotto i portici di Via Zamboni, in quelle aule, nelle case di amiche e amici, nelle vie e nelle piazze, la ragazza, per certi aspetti la bambina che vi era approdata, sola e ingenua fino a poter attraversare con totale innocenza ogni cosa, divenne donna, conquistò, a costo di quell'innocenza, la Conoscenza, di sé e del mondo.
D'altra parte, questo in un modo o in un altro, con tempi e modi diversi, è ciò che accade a tutte e a tutti. Io ebbi il privilegio di poterlo fare nel modo più indolore, in fondo.

Con amore, sempre

M.P.





Via Zamboni

Ciò che più ricordo
di quegli anni strani e sprecati
sono i portici di via Zamboni,
San Petronio e la sua piazza,
la gente meravigliosa, la calata
così melodiosa anche
quando partiva una bestemmia,
le infinite notti a parlare
di cinema e di politica,
quasi sempre terminate
a far l'amore in qualche stanza
di qualche studentessa del terzo anno,
così focosa e spudorata
da travolgermi senza scampo;
oppure - col giovane assistente
così fragile, così dolce e ombroso,
quello di Potere Operaio,
che leggeva i suoi versi più ispirati
in stile Pasolini, e mi seduceva
nonostante gli occhiali spessi
e il naso a becco adunco
che lo faceva quasi
un giovane Pavese.

Quei muri alti e freddi
della mia cella da due soldi
a due passi dai porticati,
sapevano i miei sogni
e le mie illusioni, che allora
io chiamavo i miei progetti:
nonostante fossi donna,
anzi proprio perché lo ero
sentivo un peso di storia
gravarmi sulle spalle.
Avrei fatto tutto da sola,
non era nei miei pensieri,
nemmeno lontanamente,
l'idea d'una famiglia.
Facevo libera l'amore
perché ardevo dell'energia
che mi scoppiava in cuore,
m'innamoravo d'un ragazzo
o d'una compagna, oppure
di un saggio di Ripellino,
o dei folli versi di Majakóvskij,
che m'ostinavo inutilmente
a leggere dal Russo.
Era tutto amore, per me,
né sapevo allora (come oggi
ancora) distinguere l'amore
dalla passione, e dalla fame.

Quella mia nuda cella conventuale,
quei muri alti, in gesso
che sfarinava sotto i polpastrelli,
sapevano di me
e delle mie passioni, ogni passione,
ogni pentimento seguìto ancora
da una nuova più torrida passione,
sapevano dei miei anni
più preziosi consumati
in onde colme di sesso e pensiero
come ramoscelli fluttuanti
in balìa delle maree.


. . . . . . . . . . . . . . . . . .

(Ogni mattino, infine, uscivo all'alba
per recarmi alle lezioni,
quasi correndo lungo Via Zamboni –
in fondo, ora che ci ripenso,
era questo, anche più che far l'amore,
ciò che allora, lo crediate o no,
più mi dava pienezza e gioia.)


Marianna Piani
Milano, 14 Aprile 2017
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