Amiche care,
amici,
racconto il passo di due donne nella vita, il mio e quello di una giovane sconosciuta.
Entrambe un poco incerte, sempre in equilibrio instabile, apparentemente precario, sui nostri lussureggianti e fieri tacchi a spillo, cui dovremmo rinunciare per tener fede ai nostri ideali e alle nostre aspirazioni, ai nostri legamenti articolari, e non lo facciamo, chissà, forse per ispirazione, forse per disperazione.
Forse è un gioco, il nostro, forse un impegno, certo i maschi non hanno tacchi, e vanno via spediti, sicuri, vanno anche in guerra, e noi incerte, precarie in apparenza (e anche in sostanza) ma sempre alte e fiere, insane ma, nonostante tutto, salde.
Padrone della nostra bellezza, e dei nostri desideri.
Tacchi o non tacchi, le donne procedono, nella Storia che mai le avvantaggia, procedono sempre, vincenti.
Con amore, vostra
M.P.
racconto il passo di due donne nella vita, il mio e quello di una giovane sconosciuta.
Entrambe un poco incerte, sempre in equilibrio instabile, apparentemente precario, sui nostri lussureggianti e fieri tacchi a spillo, cui dovremmo rinunciare per tener fede ai nostri ideali e alle nostre aspirazioni, ai nostri legamenti articolari, e non lo facciamo, chissà, forse per ispirazione, forse per disperazione.
Forse è un gioco, il nostro, forse un impegno, certo i maschi non hanno tacchi, e vanno via spediti, sicuri, vanno anche in guerra, e noi incerte, precarie in apparenza (e anche in sostanza) ma sempre alte e fiere, insane ma, nonostante tutto, salde.
Padrone della nostra bellezza, e dei nostri desideri.
Tacchi o non tacchi, le donne procedono, nella Storia che mai le avvantaggia, procedono sempre, vincenti.
Con amore, vostra
M.P.
Passo passo
La tipa che mi
precede
maltratta il marciapiede
con i suoi alti tacchi ostinati,
forse incolleriti: saperlo...
La seguo un poco, senz'intenzione,
ammirando quel suo passo svelto,
che somiglia al mio (anch'io traballo
su tacchi alti e aguzzi come illusioni
e non cado), ma non è il mio quel passo.
Quello è un passo
da venticinquenne.
Fiero, direi bastardo, scanzonato,
arrogante anche, temerario,
il passo di chi percorre la sua via
la prima volta, con la certezza
che il suo tempo sia infinito ancora.
A prescindere dalla sorte.
A prescindere dalla morte.
Che squisita prospettiva,
dice il passo mio, prendere il volo
a venticinque anni,
e non dovere mai penare
la fatica, la pena del risalire.
Il mio passo questo dice, ritmando
una stanchezza che adagio cresce
a ogni passo verso l'oblio,
verso l'esser nulla, verso ciò
che da giovani più ci inorridiva.
Ci dividiamo, lei si perde
tra la folla della Galleria,
io proseguo, rallentando,
vacilla la caviglia, quasi si piega
per un istante: il mio passo è stanco.
maltratta il marciapiede
con i suoi alti tacchi ostinati,
forse incolleriti: saperlo...
La seguo un poco, senz'intenzione,
ammirando quel suo passo svelto,
che somiglia al mio (anch'io traballo
su tacchi alti e aguzzi come illusioni
e non cado), ma non è il mio quel passo.
Quello è un passo
da venticinquenne.
Fiero, direi bastardo, scanzonato,
arrogante anche, temerario,
il passo di chi percorre la sua via
la prima volta, con la certezza
che il suo tempo sia infinito ancora.
A prescindere dalla sorte.
A prescindere dalla morte.
Che squisita prospettiva,
dice il passo mio, prendere il volo
a venticinque anni,
e non dovere mai penare
la fatica, la pena del risalire.
Il mio passo questo dice, ritmando
una stanchezza che adagio cresce
a ogni passo verso l'oblio,
verso l'esser nulla, verso ciò
che da giovani più ci inorridiva.
Ci dividiamo, lei si perde
tra la folla della Galleria,
io proseguo, rallentando,
vacilla la caviglia, quasi si piega
per un istante: il mio passo è stanco.
Marianna Piani
Milano, 15
Gennaio 2017
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