«La Poesia è Scienza, la Scienza è Poesia»

«Beauty is truth. truth beauty,- that is all
Ye know on earth, and all ye need to know.» (John Keats)

«Darkness cannot drive out darkness; only light can do that. Hate cannot drive out hate; only love can do that.» (Martin Luther King)

«Não sou nada. / Nunca sarei nada. / Não posso querer ser nada./ À parte isso, tenho em mim todos los sonhos do mundo» (Álvaro De Campo)

«A good poem is a contribution to reality. The world is never the same once a good poem has been added to it. A good poem helps to change the shape of the universe, helps to extend everyone's knowledge of himself and the world around him.» (Dylan Thomas)

«Ciò che premeva e che imparavo, è che in ogni caso non ci potesse mai essere poesia senza miracolo.» (Giuseppe Ungaretti)

sabato 9 febbraio 2019

Mie fragilità




Amiche care, amici,

ogni volta che mi trovo davanti alla pagina, o allo schermo del mio WordProcessor, mi chiedo perché – e per chi mai
io scriva.

So bene che ben poche saranno le possibilità che le parole che metto qui in fila, la mia scrittura, potranno incidere nel mondo, forse anzi nulle, anche perché assolutamente nulla faccio, per pigrizia o insicurezza o ignavia, per cercare di farmi conoscere in qualche modo, di far conoscere ciò che scrivo al di fuori della ristrettissima cerchia dei pochi che mi vengono a trovare, del tutto spontaneamente, su queste “pagine”.
Non sono priva di ambizione, intendiamoci, né considero trascurabile il fatto di conquistare nuovi lettori, perché tutto il senso della scrittura, di qualsiasi scrittura creativa, viene dalla lettura, non dall’atto puro e semplice della scrittura.
La scrittura prende vita solo al momento in cui qualcuno, che non sia lo scrittore stesso, legge.
Scrivere senza pensare di volersi rivolgere a dei - almeno potenziali - lettori, per comunicare loro qualcosa di noi o della vita che ci appare rilevante, o urgente, è un po’ come dipingere bendati chiusi in una stanza buia, senza luce e senza finestre: un atto di assoluta insensatezza.

Tuttavia, sebbene io immagini dentro di me i lettori cui mi rivolgo, e il mio cuore senta fortemente la loro presenza, la ragione, inflessibile guardiana, mi fa capire come tutto ciò sia angusto, chiuso in un territorio limitatissimo.
È lo scotto che devo pagare alla grande libertà che mi assicura la scelta, da me presa con piena consapevolezza, di limitare questo mio “lavoro”, questa mia ricerca (che non è così banale, comunque, credetemi, non minore di quanto io dedichi di energia e studio alla mia professione “ufficiale”), a un ambito volutamente e dichiaratamente “amatoriale”.
Non devo rispondere a logiche editoriali, a tempi o modi di “mercato”, ai dettami o rituali di concorsi o rassegne o riviste o salotti o consessi letterari: scrivo esattamente ciò che sento e voglio, quando sento di doverlo fare, nel modo in cui sento di saperlo e poterlo fare.
In cambio, semplicemente, ho soltanto i lettori che riesco a raggiungere e “conquistare” esclusivamente con la mia scrittura. Né più né meno.

Del resto non ho ambizioni letterarie, né cerco di scrivere libri erotici o gialli o soap, per cui il sacrificio che faccio è minimalissimo, dal momento che la Poesia non ha né avrà mai un “mercato” in alcun modo economicamente significativo, in particolare in Italia, dove anche i Premi Nobel hanno vissuto da Professori di Liceo, o Critici Letterari, o altro, eccetto che di poesia.
Quindi, con immensa gratitudine per quei pochi (voi) che mi seguono qui, continuo a scrivere, e continuerò a farlo finché sentirò l’urgenza di farlo.


La qualità di ciò che scrivo? Quella, al di là di essere pienamente e totalmente esposta e onesta con “voi” e anche di più con me stessa, in modo ai scrivere nel modo e ai livelli più alti che io sia in grado di raggiungere, non è cosa che in alcun modo spetta a me giudicare. E guai se non fosse così. Il narcisismo, che è proprio e inevitabile per un qualsiasi artista, grande o infimo che sia, può servire a spingere a credere che la sua esperienza possa essere significativa per qualcuno, fosse anche uno solo al mondo. Ma non deve MAI sovrastare e accecare la reale capacità creativa, altrimenti il destino è quello di rientrare nella massa immensa di chi si guarda allo specchio con voluttà, ma non sa donare un accidente di nulla a nessuno. Il che è la negazione, anzi la morte di ogni spirito artistico.

Tutto ciò non vuol dire che io non senta la paradossale futilità di fondo di questa mia attività, in cui metto a nudo la mia anima senza poter sperare di sapere se questo potrà mai avere un qualche senso per qualcuno, e proprio di questo intimo conflitto tra necessità e inutilità, tra urgenza e gratuità, cerco di raccontare nei versi che pubblico oggi, scritti anch’essi quasi un anno fa e passati attraverso numerose revisioni e riscritture, dubbi e cancellature. Segno proprio della fragilità esterma di questa posizione privilegiata e assieme impotente cui allude il titolo e il testo.


Con amore
M.P.






Mie fragilità


Questo mio fragile ragionare,
questo mio dire fragili parole
che si annichilano al primo soffio
di tramontana, questo
mio trascrivere frasi
in versi incatenati
di piccole speranze,
minuscole illusioni, e tante, troppe,
troppo gloriose idee morte, sullo sfondo.

Questa è la mia anima che si effonde
su pagine bianche, eppure essa sa,
che sarà in vano, che forse nessuno
mai raccoglierà questo suo messaggio,
per quanto appassionato, e disperato
sia ciò che rimane scritto,
fragile lapide incisa a freddo
e subito dissolta in un pulviscolo
di infimi frammenti dispersi in mare.

Fragile il mio vivere, incapace
di comprendere di sé non il suo
destino, che quello resta ignoto
anche al Dio degli avi,
ma il suo proposito finale
nella incommensurabile economia
di questo mondo d'acqua, terra e fuoco.

Fragile l’esser donna io, nonostante
la mia fortezza, fragili le dita
che sfiorano i tasti bianchi volando
come gabbiani sul pelo del loro
mare, tra una virgola e un puntofermo;
fragili le mie caviglie, incrociate
sotto la seggiola di legno antico
a fermare quei volatili accenti,
che sono inquieti, a volte stupefacenti,
o del tutto inafferrabili, o anche
densi d'un deliquio di desiderio,
pensieri dolci, appassionati, ardenti,
e anche osceni, indicibili, perversi.

Questa fragilità che non mi consente
scrivere altro che di me stessa, donna
che non si accetta fragile qual è
la sua natura, femmina che vorrebbe
cambiare il mondo intero
a sua immagine e gloria, o almeno
a quella d’esser donna tale e quale,
fragile, vera, libera, innamorata
di te - e della vita!



Marianna Piani
Kilkenny, Marzo 2018



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