«La Poesia è Scienza, la Scienza è Poesia»

«Beauty is truth. truth beauty,- that is all
Ye know on earth, and all ye need to know.» (John Keats)

«Darkness cannot drive out darkness; only light can do that. Hate cannot drive out hate; only love can do that.» (Martin Luther King)

«Não sou nada. / Nunca sarei nada. / Não posso querer ser nada./ À parte isso, tenho em mim todos los sonhos do mundo» (Álvaro De Campo)

«A good poem is a contribution to reality. The world is never the same once a good poem has been added to it. A good poem helps to change the shape of the universe, helps to extend everyone's knowledge of himself and the world around him.» (Dylan Thomas)

«Ciò che premeva e che imparavo, è che in ogni caso non ci potesse mai essere poesia senza miracolo.» (Giuseppe Ungaretti)

sabato 2 febbraio 2019

Versi alla mia compagna


Amiche care, amici,
Riprendo le pubblicazioni con una piccola serie dedicata esplicitamente alla mia compagna, scritta quando, finalmente, ci eravamo riunite per iniziare davvero una nuova vita qui in Irlanda, dopo un lungo e travagliato periodo di preparazione: io mi ero ammalata piuttosto seriamente, il viaggio rischiava addirittura di dover essere rinviato, il che sarebbe stato un disastro, perché avevamo organizzato tutto, prenotato il volo, presi impegni di lavoro qui e a Dublino; e nel frattempo lei era impegnata in un pesante tour di concerti, e quindi non poteva aiutarmi…

Quello che potrà sembrare strano è che io, davvero, non abbia mai letto o fatto leggere le mie poesie proprio alla persona che amo. Lei a mala pena sa che mi “occupo” in qualche modo di poesia (troppi volumi sul tema in casa), la quale non rientra nei suoi interessi se non in modo generico, di cultura generale; vede anche che scribacchio molto, concentrata ed infervorata, e certo non avrei potuto nasconderglielo (di solito scrivo durante la notte, anche a letto, mentre lei è immersa nel sonno, ma non esclusivamente). Tuttavia non ha mai insistito per approfondire la cosa: tra noi vige la massima discrezione reciproca, io non entro mai nella sua mailbox – di cui per sicurezza ho comunque la pass – né lei lo fa con la mia, notoriamente non ho “profili social” che io possa condividere con lei, e lei non frequenta twitter, l’unico che invece io seguo. E neppure le ho mai confidato l’indirizzo di questo blog. In pratica la nostra relazione è assolutamente e completamente extra-virtuale, reale, fisica: ci sentiamo al telefono, scambiamo sms, ci inviamo email (ormai di rado per fortuna, dato che ci vediamo quasi ogni giorno), viviamo assieme e facciamo l’amore. Lei partecipa (ma non troppo) alla mia professione “vera”, e io, non troppo anch’io anche se vorrei fosse di più, alla sua. Questo è tutto
Può sembrare strano, ma questo territorio che ognuna di noi ha riservato per sé sola, senza sentire la necessità di condividerlo con l’altra, questa autonomia e indipendenza individuale, pur amandoci violentemente e totalmente, è forse uno dei doni più preziosi che ci siamo date, ed è forse un viatico per la saldezza e durevolezza della nostra relazione.

Ecco dunque questi versi, compitati volutamente su un filo di equilibrio instabile tra il verso libero e il canone tradizionale: anche questo fa parte del ritratto, ovviamente.
Ma non dico di più, perché violerei la nostra riservatezza, e sono andata già fin troppo il là. Vi lascio alla lettura.

Con amore
M.P.





Versi alla mia compagna


(Preludietto)

Incolonno versi. È ciò che più amo.
Ma è strano: colei che amo m’ama, eppure
non ha mai letto un verso, dei miei, mai,
né li ha sentiti mai dalla mia voce
detti. I seguenti sono per lei sola:
ancora, io non glieli leggerò.


1
(Canzonetta)

Il tuo incantevole incarnato bianco
è come un sentore di neve
oltre quei cumuli all'orizzonte:

riluce nella stanza annegata
nella quieta oscurità della notte
gaelica, fosforescente e senz'ombra.

Hai cantato a mezzavoce
la tua nenia infantile,
prima e dopo l'amore,

in un soffio, il tuo alito profumato
di rosmarino e salvia, così che
m'intenerissi, prima, e poi dopo

m'acquietassi abbracciata
alle tue gambe, anch'esse finalmente
immobili, dischiuse, infine sazie.

splende, il tuo corpo nudo, abbandonato,
come potrei fantasticare quello
d'una vergine santa, tra la malva.

Ciò che mi toglie più ancora il respiro
è la innocenza immacolata del
tuo seno, ancora proteso al piacere.

Per un istante ancora mi sorprendo
a volerti baciare, addentare
quel tuo capezzolo teso indifeso

come un infante che s'aggrappa forte
al seno ch'è ancora rorido e dolce -
tu sopita, e già immersa nel tuo sogno.

Invece mi sollevo solo un poco
a rimirarti così: vorrei in me
assimilare questa visione

di te: hai, come è tua postura,
il braccio destro ripiegato sotto
la tua guancia sinistra: dormi ora?

Ma credo che tu sappia
che ti sono accanto, che tu lo senta
che ti osservo: sorridi...



2
(Sonetto)

Come un nocchiero, incerto al timone,
accecato da un sole troppo prossimo
all'orizzonte, mi perdo, nel caldo
trepido mare del tuo ventre di onde.

E candida mi guardi, hai gli occhi
iridati d'un verde denso, come
una foresta, scintillanti foglie
di quercia al sole radente, ma velati:

Appena velati da un ricordo
che di certo è il ricordo dei miei baci
dispersi sul pallore della tua fronte.

Come il calore della tua pelle
rimane a lungo sopra la mia,
del nostro appena trascorso piacere.



3
(Madrigale)

È il tuo viso, quel viso che appare
sulla soglia, e mi guarda, pensando
di non essere vista, o udita, e zitta
per non destarmi, si sfila le scarpe
e scivola tra le coltri, restandomi
a fianco, ma lontana.

Io penso, forse già immersa nel sonno,
che non voglio patire mai più lontananza,
anche se solo di un palmo, come ora;
e sempre senza destarmi mi accosto,
il mio petto contro il suo dorso, e subito
i sensi s'avviluppano ai cuori.





Marianna Piani
Kilkenny, Marzo 2018





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