«La Poesia è Scienza, la Scienza è Poesia»

«Beauty is truth. truth beauty,- that is all
Ye know on earth, and all ye need to know.» (John Keats)

«Darkness cannot drive out darkness; only light can do that. Hate cannot drive out hate; only love can do that.» (Martin Luther King)

«Não sou nada. / Nunca sarei nada. / Não posso querer ser nada./ À parte isso, tenho em mim todos los sonhos do mundo» (Álvaro De Campo)

«A good poem is a contribution to reality. The world is never the same once a good poem has been added to it. A good poem helps to change the shape of the universe, helps to extend everyone's knowledge of himself and the world around him.» (Dylan Thomas)

«Ciò che premeva e che imparavo, è che in ogni caso non ci potesse mai essere poesia senza miracolo.» (Giuseppe Ungaretti)

sabato 27 aprile 2019

La città lasciata


Amiche care, amici,
scrissi questi versi quando era già da qualche mese che avevo lasciato la città che per quasi vent'anni mi aveva ospitato, e iniziavo a sorprendermi di non provare alcun rimpianto o nostalgia.
O forse qualche nostalgia, ma di certo nessun rimpianto.

In realtà Milano mi accolse con molta umanità e disponibilità, trovai senza particolari difficoltà il modo di sistemare la mia vita, mi impegnai moltissimo sul lavoro, e per quel lavoro Milano era certo, in Italia, il luogo migliore in cui cercare di "affermarsi".
Ebbi anche molta fortuna: all'epoca in cui iniziavo il mio settore era ancora in espansione, in alcuni casi (come le Agenzie di Pubblicità, che furono tra i miei "clienti" più numerosi e remunerativi) persino opulento, e la "concorrenza" era ancora realtivamente limitata.
La famigerata cultura della "Milano da bere" era in pieno boom, e solo in lontananza i più acuti e dotati riuscivano a scorgere pesanti e minacciose nubi, sebbene ancora al di là dell'orizzonte.

In questi anni poi la città mutò molto, e prima di essa il mio settore perse gran parte della patina dorata sotto cui celava la propria miserabile condizione morale e di idee, per non parlare del fango in cui, dopo i fuochi fatui e corrotti del ventennio  berlusconiano, non solo Milano, ma l'intera Nazione si è trovata ad essere trascinata.
Per cui non ebbi alcuna esitazione, e non appena ebbi l'occasione di andarmene lo feci più velocemente che mi fu possibile.
Ciò che mi è rimasto, alla fine, ora posso dirlo perché sono passati molti mesi ormai, sono solo alcune sensazioni, alcune visioni, in cui il mio animo, e il cuore, non trovava alcun motivo di rimpianto, ma solo una sorta di malinconica, guasta nostalgia...

Con amore

M.P.





La città lasciata,
la città fuggita



Quando lasciai questa città, Milano,
il suo centro paradossale e adirato
e le larghe ingorde tangenziali
saturate di veicoli fermi,
come in un loculo i vermi,
i suoi passaggi pedonali
abrasi, consumati, e mai rifatti:
allora non piansi,
non ebbi il minimo singhiozzo
di nostalgia, non pensai ad altro
che a mondarmi di ogni ricordo
come il mio corpo stanco, nudo, sotto
la doccia si monda dell'ingrato giorno.

Non pensai alle folle incupite,
del loro vano muoversi in gran fretta
come le gocce di pioggia alla morte
sul selciato, e non pensai
ai bianchi muri di calce e cemento
anneriti di attese, abbandonati
ormai vuoti, anzi cavi come
crani di morti, privati uno per uno
da tutti gli affetti, caduti
in una ineluttabile nebbia d'oblio.


Così intanto l'inverno s’avanza
senza trovar contrasto o opposizione
se non nello sguardo della
mia amante, troppo azzurro
per durare di più della stagione.

Lasciai quelle vie, quei parchi
privi d'ombra e di luce, quei piazzali
gravati di vetture, roventi d'estate,
gelate banchise d’inverno,
quelle chiese insensate, alienate
tra i marciapiedi e i casamenti

di cemento da tempo corrotto:

senza rimpianto, tutto questo ho lasciato
per un lungo esilio innamorato.



Marianna Piani
Irlanda, Agosto 2018


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