«La Poesia è Scienza, la Scienza è Poesia»
«Beauty is truth. truth beauty,- that is all
Ye know on earth, and all ye need to know.» (John Keats)
«Darkness cannot drive out darkness; only light can do that. Hate cannot drive out hate; only love can do that.» (Martin Luther King)
«Não sou nada. / Nunca sarei nada. / Não posso querer ser nada./ À parte isso, tenho em mim todos los sonhos do mundo» (Álvaro De Campo)
«A good poem is a contribution to reality. The world is never the same once a good poem has been added to it. A good poem helps to change the shape of the universe, helps to extend everyone's knowledge of himself and the world around him.» (Dylan Thomas)
«Ciò che premeva e che imparavo, è che in ogni caso non ci potesse mai essere poesia senza miracolo.» (Giuseppe Ungaretti)
mercoledì 20 novembre 2013
Pane d'alba
Amiche care, amici,
Un'altra interruzione forzata, lunghetta devo dire, e faticosa; riprendo il dialogo con voi, che mi è mancato così tanto in tutti questi giorni. Perdonatemi queste assenze improvvise, purtroppo sono inevitabili con i miei problemi, ma so che mi siete tutti amici, e non me ne avrete.
Ricomincio da dove vi avevo lasciato, con questa che è l'ultima delle cinque composizioni che quest'estate dedicai all'alba e alla notte, senza in realtà una vera volontà di creare un "ciclo". Capita a volte di avere periodi di riflessione che si richiamano uno con l'altro, come in un gioco di specchi, o come bambini che giocano a rincorrersi. Nulla di preordinato, pura casualità. E la casualità a volte è la migliore alleata dell'arte e del pensiero, come sapete bene.
Il profumo del pane, che quasi ogni mattina metto a riscaldare nel forno - oppure nel tostapane - è il leitmotiv delle mie albe assonnate, a volte angosciate, a volte gioiose e spensierate. Il pane è per me il simbolo primo di "casa", poiché quel profumo, quel croccare sotto il coltello, mi ha accompagnata per tutta l'infanzia, e poi oltre, me lo sono portato ovunque nel mondo, non come un'abitudine, piuttosto come un rifugio, una certezza. La mia colazione è sempre stata abbastanza frugale (tranne nel breve periodo in cui ho esercitato un poco di sport agonistico) ed è stata spesso variata, nel tempo, ma ha sempre avuto questa costante: la fetta di pane, al mattino, con un velo di confettura di albicocca o di arancia amara. Ecco, la mia madeleine…
Per voi, amiche dilette e amici cari, come sempre, con amore.
M.P.
(Piccolo poscritto senza importanza: questo è il mio duecentesimo "articolo" - detesto a parola "post". Non vuol dire nulla, ma vuol dire anche una certa passione, una voglia di dire e raccontare, che viene in molta parte dalla vostra amicizia e dalla vostra presenza, anche quando è silenziosa. Grazie, grazie davvero, a tutti voi. Spero di potervi dare nel futuro ancora molto di me stessa)
Pane d'alba
Il pane che mi prende, al mattino,
in un ineffabile profumo,
come di casa, come di campagna,
come di teneri dettagli, come di bambina,
come di note scritte a matitina azzurra
ai margini del testo della mia vita,
primo capoverso: l'alba.
Quotidianamente, viene l'alba:
e ci assale, spietata, ci annienta
nel gelo viola delle luci spente,
ci sperde nell'aria immota.
Come farfalle stremate
anneghiamo ad ali tese
sull'acqua morta, dedicando al cielo,
impassibile, gli ultimi nostri colori,
prima di squamare nel dolore,
irrimediabilmente.
Affondare dunque il coltello
nella calda pasta bianca,
che emana al taglio
un tenue velo di vapore
che sa come di madre,
come di accudire, di sollecitudine,
di antichità, come di sapore avvolto
dal ricordo buono. La sorella mia
non mi sorride oggi mattina:
è imbronciata nella sua malinconia
ostinata, e in silenzio, mangia.
Io cerco nel suo sguardo ancora
il colore bruciato di quel pane,
appena sfornato, nell'iride
così nocciola, cangiante nell'oro fino
dell'aureole delle madonne antiche,
così innocente, e mobile, e infedele:
trovo il tepore del suo confidare,
il fremito schivo della sua rabbia,
e il tesoro raro del suo viso acceso,
tutto ciò che mi è stato poi negato
per ogni tempo a venire.
Questo pane, dalla dura
frusciante crosta, questa formella
di pace, questa molle bianca carne
viva rassegnata al sacrificio,
umile e sontuosa insieme, come di reliquia
santa sul tagliere, si consuma
ogni giorno che ci consuma.
È essa stessa millenaria storia,
ed è memoria, come di tempo
passato, come di casa,
come di famiglia, come di certezza.
Tutto ciò che per sempre ci è perduto
nella nebbia che si addensa
saturando d'opacità gli anni,
impigliandosi agli edifici,
accecando le persone in noi viventi.
Tutto ciò che a noi ritorna, all'alba,
involto come in una busta di carta
bruna, ancora calda di profumo
come di cialda.
Marianna Piani
Milano, 15 Settembre 2013
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Cara Marianna,
RispondiEliminaC'è da festeggiare !
Accontentati di questa "tortina" virtuale.
E' l'unica che ho trovato con il numero 200.
http://1.bp.blogspot.com/-Mpummn_pLYw/TqFpGw1G3II/AAAAAAAAAYs/i44g4LNHkfQ/s400/Torta%2B200.JPG
Questa tua composizione è insolita rispetto alle precedenti.
Più familiare, più "calda", più profumata.
Un risultato sorprendente.
Puoi anche non pubblicarlo questo commento, volevo, come scritto in precedenza, solo farti gli "auguri" per il tuo duecentesimo articolo.
Un abbraccio,
Luca.
Che bella, la torta, io sono golosissima, sappilo, e grazie al mio metabolismo accellerato, brucio tutto e non ingrasso di un grammo, così posso permettermi di divorare dolci e cioccolato senza tanti complimenti.
EliminaQuesto appuntamento numero 200 in realtà non ha molto significato, tranne per il fatto che ho un progetto in mente che mi permetterò di accarezzare solo quando e se avrò varcato la soglia dei 400...
Ad ogni modo, perché non dovrei pubblicare? Anzi. Ne sono felice, e ti ringrazio, con un bacio!
Tua
Marianna