A Rose in my Garden - Personal shot |
Amiche care, amici,
"Se son rose fioriranno" era la frase che la mia mamma amava ripetere, non senza una viva irritazione da parte mia, ogni volta che le presentavo, o le parlavo di un mio nuovo "fidanzato", con cui naturalmente ero decisa a trascorrere il resto della mia vita, preferibilmente in una splendida casa riccamente arredata nella quale avrei allevato i miei quattro bambini, due maschietti e due femminucce, in ordine alternato.
A quei tempi la mia sessualità era in piena eruzione, ma era ancora lontana da una vera consapevolezza di sé. Semplicemente, tutte le mie amiche avevano i loro ragazzi, e la mia urgenza era di averne sempre qualcuno al mio fianco. La solitudine era vista come una devianza dal gruppo, allora, e la devianza - quella che poi si sarebbe rivelata la mia, molto dopo - non era nemmeno considerata come una realtà da prendere in considerazione.
Per la verità le mie tendenze erano già chiare, solo che non riuscivo a riconoscerle come mie proprie. Avevo di quando in quando brevi avventure "diverse", ma erano per me allora più che altro origine di profondi sensi di colpa, di dolorosi sentimenti di vergogna e di senso di "depravazione". Della mia diversità la mia mamma non seppe mai, e questo devo dire fa parte dei miei rammarichi più grandi. Non so come avrebbe reagito oggi al mio coming out, piuttosto tardivo e sofferto, ma sono certa che alla fine mi avrebbe accettata, mi sarebbe rimasta vicina e mi avrebbe sostenuto: lei era un'artista, e anche come tale aveva un animo aperto e libero, estraneo a qualsiasi pregiudizio.
Dunque, come tutte le mie amiche e compagne, in perfetta "normalità", avevo il mio ragazzo, il mio "fidanzato" più o meno ufficiale, che di solito era timido e impacciato: con me i gradassi fichi e arroganti, quelli che apparentemente più cuccavano… proprio non cuccavano un bel nulla.
E questa poesiola è un omaggio a quei tempi ancora così innocenti e incoscienti, a quel vivere in cima all'onda della nostra giovinezza, prima dei dolori, prima delle delusioni, prima della angosciosa e gioiosa consapevolezza della nostra esistenza e, insieme, della nostra finitezza.
La condivido con voi, amiche dilette e amici, come sempre con amore.
M.P.
Se son rose...
… fioriranno. Diceva mamma quando
le confidavo dei miei primi amori.
Erano i giorni belli dei ragazzi
ai cancelli, o sui muretti a nulla
fare che spidocchiare, annoiati,
ostentatamente, addentando cicche
e sigarette per sentirsi fichi
e onnipotenti sulle loro Honda
e motorini: di quando in quando uno di loro
spiccava il volo con un rombo, e ritornava
poco dopo con inutile fracasso.
Come i piccioni sbattacchiando ali
avanti e indietro dai cornicioni
per rimarcare il loro essere vitali.
E noi colombe, ingenue fintamente,
stavamo appollaiate ad osservare
quelle parate, tubando e cicalando liete,
gonfiavamo le nostre penne bianche
esponendo le gambe snelle
e i capelli liberi a sfidare il vento.
Poiché a quel tempo eravamo dee:
immortali, non ci sfiorava il tempo
con le sue cupe minacciose ali.
Una di noi, il più esile fuscello, un dì
s'uccise scaraventandosi giù in cortile;
ma non importa: il senso della morte
non apparteneva alle nostre verdi menti,
né alle nostre anime ferventi
tutte intente a sbocciare solamente.
Si volava sopra i giardini e i campi
di papaveri girasoli e rose.
Il ragazzo schivo dai ricci neri
arrossiva vivamente ogni volta
che gli puntavamo gli occhi al viso,
e noi crudeli piccole creature
gli cedevamo il premio d'una illusione.
In quel giardino rigoglioso in pieno fiore
ogni corolla anelava d'esser colta.
E io intanto, segretamente
m'innamoravo delle rose.
Marianna Piani
(Alla mia mamma diletta)
Milano, 1 Settembre 2014
Fortunatamente ora è più agevole parlare della propria sessualità con i genitori; si è capito che non esiste un modo giusto e uno sbagliato se si ama . Credo anch'io che tua madre ti avrebbe compresa e rassicurata;non hai voluto dirlo ed è stato un grande atto d'amore verso una madre,saresti stata più leggera ma così è andata.
RispondiEliminaCara, è vero.
EliminaQuando la mia mamma mi ha lascieta però io ero ancora troppo giovane, e non avevo ancora idee chiare nemmeno io, su chi io fossi veramente. Avevo impulsi e avventure che vivevo con gran senso di colpa, in clandestinità totale, mentre le mie "storie" ufficiali erano del tutto "nella noma" per così dire. A una coscienza vera - e a una accettazione - di me stessa sono giunta molto, molto più tardi. Per cui non ho in verità rimpianti per questo. Mi spiace però immensamente di non aver avuto la mamma ad accompagnarmi in questo difficile passaggio. Sì, sono certa, lo sento, che mi avrebbe aiutata, non certo osteggiata. Con papà sarebbe stato più complicato forse, ma anche con lui sono sicura avrebbe prevalso l'amore immenso che aveva per me.
Un caro abbraccio
Marianna
Se son rose...
RispondiElimina… fioriranno.
Diceva mamma quando
le confidavo dei miei primi amori.
E io intanto, segretamente
m'innamoravo delle rose
...un'inizio senza fine ... questo, io ti auguro, Mari!
Between the alchemy of Poetry and in the crucible of Love ...are Petals, only Petals...!
xo-
...see me in #poesiadelmattino
...laddove "L' Orlando Innamorato" annega, si dispera.
"Between the alchemy
Eliminaof Poetry
and in the crucible of love
...are Petals, only
Petals...!"
But...
The Petals are words?
The Petals are thoughts?
The Petals are swords?
The Petals are dreams?
The Petals are seams?
The Petals are thorns?
The Petals are wounds?
The Petals are hopes?
The Petals are ropes?
The Petals are tears?
The Petals are fears?
The Petals are joys?
The Petals are noises?
Those petals are kisses
on the dear forehead
I miss!
Marianna
to Orlando
... and those "Petals" are You!
RispondiEliminaDelicate perches
for the Butterfly
to rest
to eat
to think
to write
to recite
to draw
to create
to LOVE
on, and on!
Your Corsaro, always!
xo