«La Poesia è Scienza, la Scienza è Poesia»

«Beauty is truth. truth beauty,- that is all
Ye know on earth, and all ye need to know.» (John Keats)

«Darkness cannot drive out darkness; only light can do that. Hate cannot drive out hate; only love can do that.» (Martin Luther King)

«Não sou nada. / Nunca sarei nada. / Não posso querer ser nada./ À parte isso, tenho em mim todos los sonhos do mundo» (Álvaro De Campo)

«A good poem is a contribution to reality. The world is never the same once a good poem has been added to it. A good poem helps to change the shape of the universe, helps to extend everyone's knowledge of himself and the world around him.» (Dylan Thomas)

«Ciò che premeva e che imparavo, è che in ogni caso non ci potesse mai essere poesia senza miracolo.» (Giuseppe Ungaretti)

mercoledì 11 marzo 2015

Il Cimento e la Sostanza




Amiche care, amici,

Non mi dilungherò su questa composizione, dedicata esplicitamente alla mia mamma e al mio papà, per tutto quanto mi hanno dato, oltre alla vita, in sensibilità, conoscenza, capacità di discernere ed amare la bellezza.
È un dono immenso questo, che non è per nulla facile da sostenere, anzi, è un impegno costante, una eredità che occorre non sia dispersa, stupidamente dilapidata, ma piuttosto coltivata, cresciuta, onorata. Proprio per il rispetto e l'amore che devo loro.
Da loro ho imparato che l'arte è lavoro e il lavoro è arte, un concetto di formidabile importanza, che mi ha guidata per l'intera vita.

Ho imparato che la bellezza non è data per scontata, mai, è frutto invece di lavoro umile, costante, quotidiano, sia per poterla semplicemente apprezzare, sia - tanto più - per poter osare, tentare di produrne. Occorre lavoro: onesto, costante e ostinato lavoro, senza poter avere mai la garanzia che questo lavoro potrà portare dei frutti d'una qualche sostanza…
Appunto, come nel titolo, "il Cimento e la Sostanza": il grandissimo insegnamento che mi hanno lasciato due persone straordinarie e straordinariamente innamorate tra loro e della vita.

Desidero condividere con voi, amiche dilette e amici cari, queste mie riflessioni in versi, come di consueto, con tanto inesausto amore.

M.P.







Il Cimento e la Sostanza


Impugnare lo scalpello e scavare
profondi solchi nella pietra informe,
spaccarne i blocchi vibrando
con ogni forza colpi, duri colpi,
fino a gridare forte nello slancio,
fino a vedere emergere dal masso
l'ombra della figura prigioniera.

E a tocco a tocco mandar scintille
e schegge aguzze tutt'attorno,
e giungere alla forma con cimento
madido di sangue sbranando il marmo
a nude mani, fino a ferirsi,
fino a spaccar l'unghie e consumare l'ossa,
fino a fondere lacrime all'ardore.

Dentro la pietra giace il nucleo caldo
dell'emozione, e della illusione,
si cela la forma e la perfezione,
tanto impalpabile e indifferente
alla mente quant'è concreta e viva
la figura, così come si fa luce
e si palesa, alla fervida visione.

La penna, come un vomere
la carta incava, invece, in solchi
che sono a volte graffi, escoriazioni,
a volte ferite slabbrate, a volte
spacchi, o crepacci, seracchi, faglie
che frantumano l'anima nella sua crosta
lasciandone uscire il magma e il plasma.

Nel magma si dibatte la nostra fiamma,
l'emozione che divampa senza legge
che non sia quella della coscienza
e del dolore più brucianti, oppure
vi tuffiamo mani nude per strapparne
l'incandescente cuore ch'è il motore
e il faro di ogni nostro ardore.

Questo, padre, madre mia, è il cimento
cui m'avete nascendomi votata,
cui m'avete destinata al momento
in cui m'avete donato il libro,
la fede, la luce e la costanza.
Ciò che ne esce è lo spirito vivente
dell'amor vostro, e ne è sostanza.



(dedicata a mamma e papà miei amatissimi)

Marianna Piani
Milano, 10 Ottobre 2014

6 commenti:

  1. L'arte nello scolpire la dura pietra e l'arte delle parole, in questi versi ci sono immagini vive, tangibili, come le emozioni che trasmettono! Grazie amata mia per quello che scrivi e ci doni!

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    1. Mia cara, hai colto il cuore delle mie parole: Lo scalpello (o il trapano) dello scultore e la penna (o la tastiera) dello scrittore sono strumenti di un'unica medesima fatica (o cimento).
      Il "testimone" che ho traccolto dai miei genitori non è la folle ambizione di essere "artista", perché ciò sarebbe talmente estraneo dalla loro mente che non sarebbe neppure lontanamente accostabile alla loro memoria, bensì la coscienza che per accostare la Bellezza occorre un grande, accurato, profondo lavoro su noi stessi.

      Ti abbraccio stretta!
      Marianna

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  2. Cara Mari,
    Leggendo la tua risposta a Laura, mi sa che ho preso una “lievissima” cantonata riguardo al senso della composizione, però ti riporto comunque il mio commento :

    Che dire di questa composizione, “Il Cimento e la Sostanza”…
    In primis, mai come stavolta l’introduzione è la causa, la composizione l’effetto.
    Viaggiano, di pari passo, a braccetto.
    “L’Arte è lavoro, e il lavoro è Arte”.
    Sposando a pieno questa causa (la nobile causa dell’Arte, causa “vitale”, capirai più tardi perchè la definisco così), con tempo, dedizione e fatica possono prodursi degli effetti.
    Una volta fissato in mente il “punto cardine”, possiamo immergerci a pieno nella composizione, e allora possiamo “vedere”, quasi toccare con mano la fatica, la dedizione, l’amore, la perdizione che caratterizza uno scultore e lo porta ad urlare nel mentre è intento a modellare la pietra informe con un unico obiettivo : vedere “emergere” dal masso la figura, fino ad allora prigioniera del suo lavoro e del suo talento, esattamente come una madre urla nel momento in cui nasce una bambina fino a quel momento prigioniera nel suo utero.
    So che purtroppo non puoi avere figli “in carne ed ossa”.
    Se ho citato la maternità, dunque, un motivo c’è, te ne avevo già parlato, ora però posso sfruttare l’altra forma d’arte da te chiamata in causa durante la composizione (la scrittura), per dare forza alla mia idea, al mio concetto :
    Quando scrivi, quando “graffi” il foglio, crei, dai alla luce qualcosa che prima non c’era :
    Imprimi sul foglio tutto il tuo dolore trasformato in parole, tutte le tue lacrime, tutte le tue emozioni, le tue speranze.
    Puoi anche decidere di strapparlo, modellarlo, ritagliarlo, attaccarlo / staccarlo come un post-it, per poi riprendere a lavorarci il giorno seguente.
    Se scrivi utilizzando l’Ipad, non cambia nulla : anche in quel caso puoi modellare, ritagliare, modificare ogni singola parola, ogni singola emozione.
    In origine, però, il foglio era bianco, la pagina del blog non esisteva.
    Esattamente come, nove mesi prima, non esisteva “il pancione” di una mamma.
    Nel momento stesso in cui pubblichi, nel momento stesso in cui un tuo lavoro esce dalla fase di quarantena e lo giudichi pronto per essere “presentato” al mondo, diventi “Madre”.
    Trasformi l’inedito in edito, l’intangibile in tangibile, lo stato comatoso in vita.
    E sai qual’è la cosa bella ?
    Le tue figlie non moriranno mai. Non correrai mai questo rischio.
    E, cosa importantissima, sono e saranno sempre dotate non solo di bellezza, ma anche di intelligenza.
    Perché ?
    Perché la loro madre (tu) le ha “cresciute” come si deve, esattamente come hanno fatto con te i tuoi genitori.
    La loro madre (sempre tu) ha passato notti insonni immaginando il loro volto finale, i loro occhietti / versi, il loro sorriso / stile.
    Sì è dedicata totalmente a loro, ha rinunciato a parte del suo tempo libero per loro, le ha amate, rispettate.
    Ha LAVORATO duramente su se stessa, prima per farle nascere, poi per farle vivere.

    I tuoi genitori hanno fatto la stessa cosa con te, per te.
    Potevano essere certi che il loro “lavoro” avrebbe portato dei frutti ?
    Potevano essere certi che tu diventassi la splendida persona “portatrice di bellezza” che sei oggi ?
    Secondo me sì. Ne erano certi. Perché ? Perché eri figlia loro.
    Eri la loro opera d’arte.
    Passato il periodo di “quarantena”, durante il quale hanno fatto lo splendido e responsabile gesto di donarti libri, fede, luce e costanza, erano CERTI che tu fossi pronta per poterti presentare di fronte al mondo a testa alta.

    Concludendo, Mari,

    “Ciò che ne esce, ogni volta in cui scrivi, è lo spirito vivente dell’amor TUO, e ne è sostanza”.

    Un abbraccio !

    Luca

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    1. Caro Luca,

      no, non sbagli: io mi riferivo al sentimento dell'ambizione come tale, questo davvero estraneo all'educazione che ho ricevuto.
      Per alcuni l'ambizione è il motore del "successo", ma poiché per me in arte il termine "successo" non ha alcun senso o valore, non credo che la mia ostinata mancanza di "ambizione" mi possa portar danno.

      Comunque il tema della composizione è il "lavoro", la fatica necessaria per accedere alla bellezza, e questo tu l'hai compreso bene, come sempre.

      Tocchi poi un argomento per me assai delicato, come sai, e preferirei non parlarne qui, in pubblico. Credo però che tu abbia in parte ragione, avvicinando l'opera a una forma di "maternità", e ciò e vero a maggior ragione per una donna. Non ho mai nascosto di considerare le mie "cosette" con l'amore, la tenerezza e anche la severità e l'ansia che si può provare per altrettante "figlie" naturali. Trepido sempre nel lasciarle affrontare il mondo, sole e indifese...

      Grazie per la tua presenza, Luca.
      Sempre attenta, profonda, rispettosa, appassionata.

      A presto (spero!)
      Marianna

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  3. Quanto amore ! Non sono madre ma ho sempre sostenuto che un bravo genitore non debba impartire lezioni ma proporre esempi.sta a noi figli cogliere il senso e farne tesoro; nel tuo caso direi che l'intento sia pienamente riuscito e ne saranno orgogliosi ovunque siano ora.
    Mi ha colpito , come a Laura l'accostamento fra scultura e scrittura, entrambe necessitano di forza e abnegazione,un concetto che chi rincorre il "successo" facile non sanno introiettare restando per sempre dei mediocri; il vero artista non se ne vanta perché ben sa quanto costa creare.
    E tu lo sai bene!
    Grazie Marianna,sempre profonda, scavi in te stessa e noi con te ci regaliamo una riflessione .
    Con affetto e stima
    Rossella

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    1. Ciao Rossella.

      Con quanta gioia mi trovo a ricambiare con te centuplicati l'affetto e la stima!

      Neanch'io non sono madre e non potrò mai esserlo, ma l'esempio dei miei genitori è straordinario. Per quanto si sono amati tra loro e per quanto amore hanno saputo trasmettere alle loro figlie.
      Io personalmente so non solo di essere nata, ma anche di essere ancora in vita grazie alla forza di questo amore, tutt'ora ardente nel mio cuore.

      Scultura e scrittura? Tu, da scrittrice, meglio di me sai quanto la scrittura sia scavo, incisione, frattura, bulinatura, traforo, trapano, scalpello, fatica e forza spese senza riusparmio per CAVARE qualcosa dalla materia grezza.
      Ma ciò che tenevo più a sottolineare - e tu l'hai colto in pieno - è questo concetto della FATICA e del LAVORO, senza i quali non è possibile in alcun modo non dico "fare", ma anche soltanto "comprendere" l'arte.
      Tutto il resto, TUTTO IL RESTO, mia cara, è ciò che sta soffocando la nostra millenaria civiltà: la mediocrità!

      Tua
      Marianna

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