Amiche care, amici,
ho composto questa cosetta, come si evince dalla data in calce, proprio all'inizio della scorsa Primavera, quando la mia cronica depressione iniziava a contrastare e stridere vivamente con la luce e i colori della natura in risveglio, con l'atmosfera che iniziava ad intiepidirsi, con l'eccitazione della rinascita, la sensualità della pelle che ritrovava il contatto diretto con gli elementi, la fecondità che si iniziava a percepire nell'aria.
La volontà di accogliere quell'atmosfera, quella corrente, di lasciare che purificasse le scorie del mio intelletto, della mia anima, è questo ciò che ho tentato di esprimere, cercando un linguaggio piano, una struttura lineare, inserendo nella partitura volutamente anche il suono della rima forse più "consumata" e logora della nostra prosodia, isolandola dal resto per farla luccicare, come un brillantino da bigiotteria - senza valore, ma capace di dar viva luce: a volte ciò che conta è la luce, non la materia che la produce, o che semplicemente la riflette.
In questa giornata d'autunno precoce qui a Milano, condivido con voi questi miei pensieri, amiche dilette e amici, con amore.
M.P.
Fecondi Sedimenti
Grido, verso la valle, forte,
e quella mi restituisce in un'eco
forte la voce, e il suono
modulato del vento
che mi accompagna fino qui
in vetta quasi al mondo:
chiamo, richiamo a raccolta
tutta la vita che mi rimane,
e quella che ho consumato
in questi anni agri e belli
senza neppur sapere che fossero
i più belli - e fiammanti - a me concessi.
Chiamo a me tutta la vita
che riempie i miei sogni,
le insensate utopie,
le fantasie, le follie, i dolori
impotenti, le mille illusioni
subito deluse.
Chiamo la vita, la chiamo tutta
a raccolta, affinché
colmi l'invaso, e poi tracimi,
e si riversi turbinando
nei letti dei torrenti,
e una volta fattasi fiumana
fecondi quest'isterilita valle
con il deposito grigio
e greve dei suoi sedimenti,
così che il verde delle gramigne,
il giallo delle corolle, il viola,
il blu intenso, il color miele
delle distese di mais e di grano,
trionfino ancora sul tedio e il dolore,
in questi giorni colmi
di canto, di semina, di labbra
schiuse, di richiami d'usignoli,
del suggere vorace come un'ape
il nettare del fiore del mio amore.
. . .
Certo mi ripugna ora
anche solo rammentare, o figurare
l'ombra e il gelo invernale:
è tempo di vita, questo, che ribolle
e pullula nel mondo, se pur sempre
la morte nidifica il mio cuore.
Marianna Piani
Trieste, 12 Aprile 2015
anche solo rammentare, o figurare
l'ombra e il gelo invernale:
è tempo di vita, questo, che ribolle
e pullula nel mondo, se pur sempre
la morte nidifica il mio cuore.
Marianna Piani
Trieste, 12 Aprile 2015
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