«La Poesia è Scienza, la Scienza è Poesia»
«Beauty is truth. truth beauty,- that is all
Ye know on earth, and all ye need to know.» (John Keats)
«Darkness cannot drive out darkness; only light can do that. Hate cannot drive out hate; only love can do that.» (Martin Luther King)
«Não sou nada. / Nunca sarei nada. / Não posso querer ser nada./ À parte isso, tenho em mim todos los sonhos do mundo» (Álvaro De Campo)
«A good poem is a contribution to reality. The world is never the same once a good poem has been added to it. A good poem helps to change the shape of the universe, helps to extend everyone's knowledge of himself and the world around him.» (Dylan Thomas)
«Ciò che premeva e che imparavo, è che in ogni caso non ci potesse mai essere poesia senza miracolo.» (Giuseppe Ungaretti)
mercoledì 16 settembre 2015
Nel guscio
Amiche care, amici
dopo una non brevissima interruzione, dovuta a motivi di salute, riprendo questo mio appuntamento con voi, cui tengo moltissimo. Perdonatemi questo mio imprevisto black out. Spero di ritrovarvi tutti qui, mi siete mancati immensamente, tutti, credetemi!
E riprendo con grazia, spero, proponendo un componimento lieve, trasparente, nell'intenzione, come un acquerello.
Chi per lavoro o per diletto conosce questa tecnica pittorica, sa quanto sia difficile da padroneggiare, e sa come, quando si riesce a farlo, questa sia forse la tecnica pittorica con cui meglio si riesce a rappresentare la luce, l'ariosità, la vibrazione atmosferica di un paesaggio naturale. La cosa più interessante ed intrigante è come il supporto, il cartoncino, con la sua tessitura, sia parte integrante di questa rappresentazione, grazie alla trasparenza intrinseca di questi colori, di queste stesure, estremamente fluide. La sensazione è davvero quella di dipingere con l'acqua stessa, elemento naturale per eccellenza, e tutta l'abilità sta nel governare e dominare questo elemento sfuggente, elusivo, le sue colature, le sue velature, le sue perfusioni imprevedibili.
Scrivere in leggerezza, come qui mi sono proposta di fare, non è diverso. Anche qui conta il trasparire tra le parole degli spazi, dei vuoti, dei respiri, del non detto, del non scritto, anche qui la narrazione è liquida, fluida, sfuggente, e le parole rimangono come appese, impigliate al telaio metrico, volutamente esile, appena accennato, come in filigrana.
Amiche dilette, amici, vi lascio alla lettura, se lo vorrete, come sempre, con amore.
M.P.
Nel guscio
Mi prendi, m'accogli.
Giovane ala della brezza
che discende dal monte
portando innocente frescura
alla opaca pianura.
Mi stringi, mi cogli.
Come fa il fiume in piena
precipitando dai dirupi
prima di annichilirsi
in una polla cerulea di cielo.
Mi parli, m'ascolti.
Viva chioma d'acero
e d'olmo, che mi sussurra
all'orecchio parole grate
e il carezzevole canto
di migliaia di foglie dorate:
i campi, le alture intorno
risuonano come armoniche arpe
intonate con grazia
dagli effluvi d'estate.
Mi vedi, mi accechi.
Splendore senza fine del mare,
che infiamma al tramonto
l'orizzonte in uno smisurato
lampeggiante anfiteatro di stelle.
Mi chiami, mi confondi.
Il chiaro verdeggiare
degli sguardi che mi sai donare,
verdi come quei teneri prati
in cui a piedi nudi mi sperdo.
Mi abbracci, mi lasci.
Così come fa il sole d'estate,
a ogni piega della sera,
a ogni ritorno d'autunno,
a ogni nube severa
che adombra il riposo.
Per ogni creatura che al tramonto
serra le labbra, abbassa
lo sguardo, s'avvolge
come mallo nel guscio,
e, ignuda, serena,
si concede al sonno,
o all'amore, o al morire.
Marianna Piani
Milano, 29 Marzo 2015
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Prima di tutto spero tu ti sa rimessa ; non far scherzi :))
RispondiEliminaDavvero un acquarello , che racconta uno stato d'animo , una giornata , una vita chissà ; adoro quando scrivi "leggera" ti sento vivere .
Grazie Marianna ; un abbraccio
Rossella
Sono un po' stremata, ma mi sto rimettendo, Rossella cara!
EliminaGrazie per la tua lettura. La leggerezza è più difficile da ottenere della gravità, ma alla fine dà più respiro, più ampiezza di visione...
Un abbraccio forte e saldo!
Marianna
Bentornata, Mari.
RispondiEliminaIn realtà, potrei anche terminare qui il commento.
E' questa la cosa più importante da dire qui, oggi.
Però, visto che ci sono...
Trovo questa composizione - tra l'altro, mi pare di averla già letta fresca di scrittura - non tanto leggera, quanto "intensamente reale", a livello emozionale.
"Leggero" è solo il modo in cui hai deciso di "presentarla" al tuo pubblico.
Ma è solo un mio parere...
Parere che, come sempre, cercherò di spiegare, analizzando in maniera del tutto personale il modo in cui hai lavorato :
Mi prendi, m'accogli.
Mi stringi, mi cogli.
Mi vedi, mi accechi.
Mi chiami, mi confondi.
Mi abbracci, mi lasci.
... Le varie fasi amorose, dell'innamoramento alla fine del rapporto :
"Prendersi" mentalmente, piacersi, anche solo con un gioco di sguardi, sentirsi "accolti" all'interno della vita di una persona.
"Stringersi" e "Cogliersi", ovvero abbracciarsi, fare l'amore.
"Vedersi", "Accecarsi", anzi, nel tuo caso rimanere accecata dalla bellezza della persona amata, in maniera quasi continuativa nel tempo, durevole (la tua ricerca di un amore stabile, la tua facilità di innamoramento quando ti trovi di fronte alla bellezza unita all'intelligenza).
"Chiamarsi", "Confondersi", ovvero prendere un granchio.
Riagganciandosi al discorso di prima :
Il credere che la storia possa durare a lungo nel tempo, possibilmente una vita intera.
"Abbracciarsi", e "Lasciarsi".
Lo stesso abbraccio, che all'inizio era "di conoscenza" e di attrazione, ora è di congedo, di addio.
Questa è una possibile chiave di lettura, forse la più cruda e la meno attinente al contesto da te rappresentato.
Ce ne sono anche altre.
Tra cui, forse la più credibile, è la volontà, da parte tua, di rappresentare l'instabilità che caratterizza buona parte delle storie d'amore, alti e bassi che, puntualmente, fanno sì che ogni persona, alla sera, si ritrovi a raggomitolarsi "sola" nel suo guscio, in attesa di essere "scoperta" nuovamente, di vedere di nuovo la luce, di provare ancora l'altalenante sensazione (*) di essere amati, non soltanto di amare.
Rimettendo mano a ciò che hai scritto, come in precedenza, possiamo così avere un punto di vista e un'interpretazione completamente diversi :
Mi prendi, m'accogli.
Mi stringi, mi cogli.
Mi vedi, mi accechi.
Mi chiami, mi confondi.
Mi abbracci, mi lasci.
Non più una "fase" vissuta intimamente / personalmente dagli occhi dello scrittore, quanto un dare - avere con la persona amata, un gioco fatto di azioni e di conseguenze.
Poi, un punto morto (la solitudine, il distacco, pur essendo, magari, insieme :
...si concede al sonno,
o all'amore, o al morire).
E infine, inevitabilmente, la ripresa dell'alternarsi di alti e bassi, della situazione altalenante (*) generata dal fatto di respirare, ed essere "ufficialmente" vivi e innamorati.
Sono solo mie visioni, ci tengo a ribadirlo.
Un abbraccio.
Luca
Caro Luca,
Eliminacome sempre, hai colto nel segno. La prima interpretazione è la più corretta, nelle mie intenzioni. Ma come sempre, una cosa è l'intenzione di chi scrive, altra la percezione di chi legge. E' in questa dialettica tra due parti alla pari tutto il senso della comunicazione artistica.
Accolgo l'abbraccio, con gioia.
Marianna