«La Poesia è Scienza, la Scienza è Poesia»

«Beauty is truth. truth beauty,- that is all
Ye know on earth, and all ye need to know.» (John Keats)

«Darkness cannot drive out darkness; only light can do that. Hate cannot drive out hate; only love can do that.» (Martin Luther King)

«Não sou nada. / Nunca sarei nada. / Não posso querer ser nada./ À parte isso, tenho em mim todos los sonhos do mundo» (Álvaro De Campo)

«A good poem is a contribution to reality. The world is never the same once a good poem has been added to it. A good poem helps to change the shape of the universe, helps to extend everyone's knowledge of himself and the world around him.» (Dylan Thomas)

«Ciò che premeva e che imparavo, è che in ogni caso non ci potesse mai essere poesia senza miracolo.» (Giuseppe Ungaretti)

sabato 23 giugno 2018

La sposa d'Irlanda




Amiche care, amici,
diversi mesi fa scrissi questa "poesia nuziale", dedicata alla mia compagna, e allora non immaginavo come tutto ciò sarebbe stato presto vero, un sogno a un passo da essere realizzato.
E non sapevo, anche se lo sognavo, che avrei lasciato il mio Paese per stabilirmi in questo - che mi sembrava ancora lontanissimo - accanto a chi riamato mi ama.
Mille cose mi legavano al mio (ahimè, disgraziato) Paese, e muovermi, emigrare, mi sembrava una impresa azzardata e difficilissima. E lo era.
Eppure, quando è forte la volontà, la necessità, ogni ostacolo viene superato.
Perfino portare qui i miei adorati gattini, che certo non volevo lasciare per nessun motivo; vi assicuro che non è stato il più semplice dei problemi che ho dovuto affrontare. Poverini, loro poi si sono dovuti sopportare quattordici ore chiusi in una gabbietta, proprio loro che sono stati allevati liberi e senza costrizioni. Ma ora. dimenticata la paura e la sofferenza, sono anch'essi felici, come noi.


Ora stiamo finendo di metter su casa, che non chiamiamo nido, direi piuttosto "tana": due gattoni e due… gattine…

Vi voglio bene, amiche dilette e amici miei, con tutto il mio amore…

M.P.






La sposa d'Irlanda


Ti chiamerò mia sposa, un bel giorno.
Quando le nubi dell'Irlanda, tutte
allineate e docili di sguardi
ci faranno da corteo, noi due,
tu ed io, entrambe in veste bianco-crema
sulla nostra Toyota in carta bianca
e zucchero filato.

Ti chiamerò mia sposa, tu che fosti
la mia amante per questi lunghi mesi
di lontananza, ti chiamerò sposa
e lo sarai, stretta al mio fianco,
per una volta doma, una puledra
che scalpita ma resta, resta solo
perché ella mi ama.

Sarai mia sposa, quel giorno, donna,
mentre le campane delle chiese,
senza sapere, squilleranno a festa
per noi due che siamo come sorelle
nel pensiero e nei sogni più proibiti.
Ti prenderò per mano, son piccina,
spalancherò la casa del mio cuore.

E sarà per sempre, almeno quel giorno:
ti prenderò così, al volo, farfalla,
ti morderò le labbra di corallo,
come a te piace sopra ogni cosa,
e poi annegherò nel mare inquieto
del tuo piacere, assaporerò

il dolce gusto del nostro abbandono.


Marianna Piani
Milano, 22 Settembre 2017



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domenica 17 giugno 2018

Il senso del suo dolore



Amiche care, amici,

questi versi furono originati dal dolore, e davvero non mi sento di commentarli.
Posso solo dire che, a distanza di quasi un anno quei momenti sono ancora incisi nella mia anima, e ancora fanno male.
Ad affrontare il dolore, alla fine di tutto, poco importa chi ci circonda, siamo sempre soli.
Ci dà una specie di sollievo solo una strana, invincibile speranza. Che non ci lascia mai, contro ogni logica: la vita.

Vi lascio alla lettura, come sempre, da sempre, con amore

M.P.


Il senso del suo dolore


M'accostai all'amica e al suo dolore:
con estrema circospezione
e tutta la dolcezza che tenevo in cuore.

Era il dolore d'un distacco
da tempo atteso, nemmeno più temuto:
tra i molteplici dolori della vita
il più finale e acuto.

Lei sedeva su una seggiola di paglia,
muta, sopraffatta dai suoi pensieri,
ignara tutta della mia esistenza.

Io m'accoccolai ai suoi piedi,
come mille volte da bimba feci,
le mie ginocchia nude, piano,
toccarono le sue.

Un breve brivido ci prese
a quel contatto lieve,
lei levò il suo sguardo al mio - breve.

Fummo così vicine in quell'istante
come da tanto non accadeva,
la mia pelle contro la sua,
le chiare sue pupille nelle mie nere.

Eppure mai mi sentii da lei distante
come allora: era il dolore, poiché
nulla quanto il dolore esclude.

Nulla allontana chi si ama
quanto il suo male.
Chi soffre è solo, completamente,
nulla può che disperare.

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Serrai piano le sue mani nelle mie:
per la prima volta vidi i suoi occhi
fieri sciogliersi in un quieto pianto.

Volevo dirle tanto, e forse
anche lei sperava, ma intanto
ci sopraffece la stanchezza
e una immensa mutua tenerezza.

Nulla potevo ormai fare, tranne
farle sentire la mia presenza:
e ciò solo feci. Questo soltanto.

Sentii il suo affanno farsi lieve.
Le sue mani si sciolsero con dolcezza
dalle mie, senza un fremito, come neve
al sole, senza incertezza.

Il dolore unisce
e nell'unir consola solo
chi ne conosce la vera essenza.



Marianna Piani
Milano, 26 Agosto 2016



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sabato 9 giugno 2018

Quell'ora




Amiche care, amici,

ripenso oggi a quei giorni, e quelle notti, di solitudine densa, quasi palpabile, ora che sono scivolate spero ormai per sempre nel passato, e di cui i versi che oggi vi propongo sono la traccia. Un tema a me caro, ci ritorno spesso.

Innamorarsi di una persona che non può starci vicina quanto vorremmo è davvero una specie di supplizio, anche se d'altra parte ricordo vivamente l'intensità quasi parossistica del desiderio vissuto in quei giorni, acceso e in un certo senso alimentato in parte proprio da quelle assenze e da quelle distanze. Quasi a compensazione di ciò che perdiamo, passiamo dei momenti indimenticabili quando finalmente la persona ritorna dal viaggio, dall'assenza più o meno lunga, e seppur per poco ci è accanto.
Ora finalmente la sua presenza sta diventando una tenera, calda, costante sicurezza, e l'amore per noi due ha iniziato la quieta fase della consuetudine, dell'intimo reciproco abbandono. "L'amore che strappa i capelli" - per citare Fabrizio De Andrè - non è ancora finito, per fortuna, si esprime a momenti ancora con tutta la sua intensa sensualità. Ma ora la nostra storia, dal tumulto iniziale si è evoluta in una per noi nuova, dolcissima vita coniugale.
Sarà come nelle fiabe un "e così vissero felici e contente"?

Amiche dilette, amici, grazie di cuore per la vostra amicizia e la lettura che mi concedete.
Con amore


M.P.




Quell'ora


È quasi l'ora.
Ogni giorno, alla fine del suo tempo
giunge quest'ora,
calda, se ci accoglie amica,
gelida quando la solitudine assale.

È l'ora in cui la stanchezza prevale,
il sonno tarda a trovarci,
la solitudine, nella lontananza,
è intollerabile, e non sa perdonare.
Affondiamo tra coltri indifferenti.

Le dita affondano con brama
vorace nel guanciale:
è la brama della sua essenza,
mai così intensa com'è ora ch'è assente.
Speriamo ancora nel nostro sogno.

È un rinnovato gesto di fede
questo che ci accompagna ogni notte
al sonno. Fede di ritrovare
dopo l'oblio di questa morte apparente
la vita ancora, nuovamente.

Sul guanciale permane
un profumo ben noto:
quello dell'amante lontana
che non s'è ancora dissolto.
"Tu sei con me, lo sei sempre" - ci diciamo

e ci addormentiamo, finalmente.


Marianna Piani
Milano, 14 Ottobre 2017

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domenica 3 giugno 2018

Su di te


Amiche care, amici,

in questi giorni - per me pieni di felicità per l'amore che sto vivendo, e contemporaneamente di angoscia per le ombre cupe che hanno avvolto - mai così nella Storia, dopo la Liberazione - il mio Paese d'origine, mi capita di chiedermi, con tristezza, se ha senso per me ancora scrivere (non dico leggere, quello è inevitabile se voglio vivere, dato che "fatta fui non per viver come i bruti" al governo) Poesia. Se per me sia ancora possibile, o piuttosto necessario, come un tempo, scrivere poesia.
Non sono mai stata capace di trasfondere in versi i miei sentimenti più strettamente politici e ideali, lo considero un mio limite, poiché per altro ammiro i Grandi - e Grandissimi - che hanno saputo farlo, da Dante a Pasolini.
La poesia, lo scrivere poesia, per me è sempre stato un flusso spontaneo, che direttamente viene dal cuore, come una sorgente di montagna, scaturisce libera come acqua pura, in certo senso incontaminata, direttamente dall'anima. Il mio impegno politico e morale rimane affidato al mio vivere mondano, anche se ovviamente anch'esso è legato al mio sentire profondo, alla mia educazione, alla mia sensibilità.
Inoltre per me l'indignazione suscita invettiva, e non trovo il modo di esprimerla compiutamente in versi, anche se gli esempi stessi che ho citato ("Ahi Pisa, vituperio delle genti…") stanno a dimostrare che la Grande Poesia anche di questo è fatta. Ma appunto ci vuole una GRANDE poesia, e mai come in questi casi mi rendo conto quanto la mia, quand'anche riesco a raggiungerla, sia una poesia esile, minore, minima…
Tuttavia, di fronte all'imbarbarimento, al dilagare dell'inciviltà e dell'incultura, incarnata così bene dai nostri attuali "eletti dal popolo", ogni attività che investa e promuova sulla bellezza, sulla semplice e pura bellezza, è in sé eversiva, rivoluzionaria.
I proiettili che si conficcarono nel petto di Garc
ía Lorca, poeta puro e innocente quanti altri mai, strappando all'umanità il bene inestimabile di anni e anni di futura meravigliosa produzione poetica, stanno a dimostrare proprio questo, quanto anche chi lotta semplicemente per creare qualcosa di bello e condividerlo con il mondo è sostanzialmente rivoluzionario. E tale è considerato dai potenti, dagli autocrati, dalle cricche totalitarie di ogni segno e colore, di tutti i tempi.

Per cui, alla fine, mi rispondo sì, Marianna, proprio adesso, più che mai, non solo puoi ma DEVI continuare il tuo lavoro, che sia nell'artigianato umile e quotidiano del disegno per bambini, o nell'espressione libera da dilettante della scrittura. Per quel che vale, anche pochissimo, vale, almeno come rivendicazione di una inviolabile libertà della bellezza e della cultura.

Per questo scelgo, un po' polemicamente, di pubblicare proprio oggi dei versi che erano destinati a rimanere privati, versi che parlano esplicitamente e senza veli di pudore del mio intendere, sognare, e fare l'amore, un amore che, per alcuni dei tetri figuri che ora occupano i palazzi, è talmente "scandaloso" da negarne addirittura esistenza.
No, l'amore è amore, qualunque cosa i grigi infelici tutori di una "morale pubblica" inesistente, di una concezione reazionarie e retriva ormai negata e superata perfino dalla religione ufficiale, possano pensare o dire…

Vi lascio alla lettura, amiche dilette e amici, ora più che mai, con amore.

M.P.





Su di te


Su di te mi adagio - piano.
Sotto di me tutto il tuo mondo
di valli, e piane, e dolci prati
e imprevedibili dirupi:

Il tuo corpo, abbandonato,
privo ormai d'ogni volere
o resistenza ai miei amplessi
e ai miei baci, bianco e puro

come un campo tutto innevato
splendente al sole e pronto
a fondersi al calore atteso e reclamato
liberando un tripudio di corolle

lampeggianti ed ebbre di profumi.
Io che in te vedo la primavera
che s'affaccia all'estate più matura,
quella delle frutta e del grano biondo,

temo quasi di turbare
questo tuo sereno aprirti
al desiderio e alla natura
con l'innocenza d'una bimba pura.

Ora che mi abbasso, poco a poco
per averti più vicina, per sentire
la brezza inquieta del tuo respiro,
il mio seno preme il tuo, piano,

il tuo ventre, con un sussulto lieve
si assoggetta al mio, i tuoi fianchi
stretti fra le mie gambe, rassegnati
come quelli di una puledra doma.

Solo allora, con titubanza estrema,
le mie labbra raggiungono le tue
e con le tue si fondono
in un liquido sogno
di impetuose scintillanti gioie.


Mariana Piani
Milano, 18 Agosto 2017


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