«La Poesia è Scienza, la Scienza è Poesia»

«Beauty is truth. truth beauty,- that is all
Ye know on earth, and all ye need to know.» (John Keats)

«Darkness cannot drive out darkness; only light can do that. Hate cannot drive out hate; only love can do that.» (Martin Luther King)

«Não sou nada. / Nunca sarei nada. / Não posso querer ser nada./ À parte isso, tenho em mim todos los sonhos do mundo» (Álvaro De Campo)

«A good poem is a contribution to reality. The world is never the same once a good poem has been added to it. A good poem helps to change the shape of the universe, helps to extend everyone's knowledge of himself and the world around him.» (Dylan Thomas)

«Ciò che premeva e che imparavo, è che in ogni caso non ci potesse mai essere poesia senza miracolo.» (Giuseppe Ungaretti)

domenica 16 dicembre 2018

Quando ci avventuravamo


Amiche care, amici,

Anche questa è una lirica che, una volta scritta, tenni a lungo per me, senza decidermi a pubblicarla.
La scrissi e riscrissi più volte, senza sostanziali cambiamenti, inconsciamente credo per rinviare, o evitare la sua pubblicazione.


In realtà nulla al mondo mi “obbliga” in alcun modo a pubblicare alcunché, qui o altrove, e sono molti i componimenti che getto nel cestino o in fondo al “cassetto”, perché li giudico dozzinali, mal riusciti, o irrisolti, o troppo personali.
Questo in particolare racconta una storia per me difficilissima da narrare, e anche solo da ricordare: la perdita della mia amata sorella, non per una malattia o disgrazia, per fortuna, ma per una sua precisa e lucida decisione di lasciare me e ciò che restava della nostra famiglia, ogni avere e ogni oggetto che avevamo in comune, e scomparire di sua volontà, senza lasciare alcuna traccia, senza ritorno, e, ormai posso dirlo, per sempre.
C’è da dire che da piccole eravamo inseparabili, e il ricordo più vivo che ho di noi due assieme sono le “spedizioni” alpinistiche che effettuavamo in estate e autunno sulle rocce dolomitiche, affidando ciascuna la propria vita – letteralmente – nelle mani dell’altra.
Poi, all’improvviso, appena alle soglie della sua maturità (io sono la maggiore) avvenne il distacco, la sua fuga, che mi lasciò sgomenta e impotente.
E terribilmente sola.


Non riuscii mai a spiegarmi il perché di questo gesto, così radicale e così definitivo, tanto che lo ho vissuto come una specie di suicidio figurato, proprio diretto a me, che l’amavo dal primo giorno in cui era venuta al mondo.
Anzi, per qualche aspetto questa scomparsa fu anche peggiore di una morte, perché come quella definitiva e senza speranza, ma crudelmente priva della possibilità di piangerla, di elaborare il lutto. Forse il dolore più grande è proprio quello che non ci concede nemmeno il sollievo del pianto. Forse il senso di colpa più intollerabile viene dal male che non abbiamo mai pensato o voluto o saputo di fare. Forse la colpa che sentiamo più insostenibile ci viene dal nostro sincero sentirci innocenti. E certo la ferita che più ci fa male è quella inferta senza che ce ne venga detto il motivo. 

É per questo che, quando riesco a distillare questo dolore in un pensiero compiuto, in una memoria articolata, come in questa occasione – cosa che riesco a fare di rado, perché la ferita è sempre aperta e bruciante –, non posso e non voglio esimermi da infilare il messaggio in questa bottiglia virtuale, la “rete”, e lasciarlo andare, per quanto sofferto e per quanto sia causa di rinnovato dolore il farlo. La speranza, labilissima, improbabilissima, è che il messaggio spinto dalla corrente, raggiunga in qualche modo il misterioso rifugio in cui lei ha voluto celarsi, e, cosa ancora più improbabile, una volta raccolto, possa in qualche modo muovere qualcosa nel suo cuore…

Improbabile, ho detto, e infatti non è mai accaduto, non accadrà mai;
ma è impossibile, e perfino crudele, anche solo pensare che io non ci provi, ora e sempre.



Con amore
M.P.







Quando ci avventuravamo


Poter essere in volo, come allora,
sopra le valli, e le rocce nude
che addentano il cielo, e le nubi
che l'affollano come un gregge
di ovini spauriti, sfuggenti
e misteriose creature di pura
suggestione, o leggenda.


Azzardano i caprioli l'avventura
allo scoperto, fuori dalla selva,
le rapide ombre dei gracchi in amore
compiono le loro danze nuziali
sopra di loro, e si propiziano il nido
tra le spine inospitali dei rovi.
Tu sai come tutto questo sia vero:


mille volte, assieme, ci incamminammo
per quei ripidi ostili sentieri
che s'inerpicano nel folto di abeti
centenari e solenni; la meta
si raggiungeva poi per pareti
di granito o dolomite affilata,
fino in vetta ai nostri sogni e pensieri.


Tu sapevi sorella, che mi avresti
tradito, piccola fragile Giuda,
che a un punto il sentiero senza preavviso
tra noi si sarebbe diviso
e sarebbe stato per sempre, sapevi!
Quando iniziasti a volerti lontana
da me, quando io fui morta, dimmi, per te?


Il dolore cancella
ogni memoria, effimera o salda:
quale fu l'ultima via che aggredimmo?
L'ultima cengia, l'ultimo diedro
di granito che assieme violammo?
Quando fu che mi mentisti allora?
Perché non ti seppi io ancora capire?



Marianna Piani
Milano, 22 Novembre 2017


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