Amiche care, e amici
sono ancora con voi, con il settimo capitolo della mia raccolta a proposito di Alice: l'Alice di Carroll, e l'Alice del mio destino.
In realtà, nelle mie intenzioni il settimo avrebbe dovuto essere l'ultimo di questi episodi, uun "finale" anche numerologicamente (sette) perfetto: Alice si risveglia nel mondo reale per ciò che è, una bambina turbata dall'interesse fin troppo intrigante e insistente di un uomo adulto, che le narra ciò che in apparenza sono fiabe e sogni assurdi, solo in apparenza, mentre intanto la esplora nel corpo e nell'anima, con lo sguardo e con il microscopio della sua macchina fotografica, fin troppo simbolica anche quella. Un uomo di genio, certo, e del tutto fuori del comune, forse anche per una buona parte mentalmente disturbato. E lei, invece, comune sana e bellissima bambina, colta proprio nell'età in cui inizia a sentire premere dentro di lei la donna.
Non so cosa veramente abbia rappresentato per Alice Liddell e per la sua vita a venire quella presenza ingombrante che (lei allora non poteva saperlo) la avrebbe proiettata dritta nella Storia, e nella Poesia. Non certo una figura paterna, se non in senso edipico, forse più un enigma e la prefigurazione del Desiderio, così come si esprime, senza vincoli di logica o di morale, nei sogni. Quest'uomo impuro e innocente, con il nome così curiosamente intrecciato al suo (Liddell/Carroll: forse non casualmente se pensiamo che si tratta di un "pen name" scelto dal poeta stesso), che la frequenta assiduamente, sotto lo sguardo benevolo e un poco distratto della madre.
Un sogno di libertà, di fuga nella immaginazione, perfettamente a-morale, così come perfettamente amorale è la storia narrata/immaginata di Alice. Wonderland è il nonsense elevato a sistema di vita. L'intrusione della follia nella piana logica dell'esistenza. Ma di questo, se avrete la pazienza di seguirmi ancora, parleremo più avanti.
Per ora vi lascio, amiche dilette e amici, alla lettura, se vorrete.
Con amore, come sempe, vostra.
M.P.
(P.S.: In illustrazione, il personaggio Alice dalla penna, piuttosto abile bisogna dire, di Carroll, ritratto fisico puntiuale della "vera" Alice Liddell, come potete desumere dalla bellissima - e pericolosamente sensuale - foto, più sopra.)
Il Tempo e lo Specchio
Nove variazioni sul tema di Alice
...“Lastly, she pictured to herself
how this same little sister of hers would,
in the after-time, be herself a grown woman;
and how she would keep, through all her riper years,
the simple and loving heart of her childhood”
how this same little sister of hers would,
in the after-time, be herself a grown woman;
and how she would keep, through all her riper years,
the simple and loving heart of her childhood”
VII
Alice si risveglia dal lungo sonno
(Or: About Miss Liddell)
I piedi nudi dentro l'erba, una vestina
bianca come la luna, gli occhi ombrosi
sperduti ancora in sogni ambiziosi.
L'uomo la osserva, in completo silenzio,
e con lo sguardo acuto d'un intelletto
troppo vivo, le scandaglia il piccolo corpo
e la mente, invano frugandone il mistero.
Una vampata di rossore le arde allora il viso,
abbassa gli occhi per cercar le farfalle
e i fiori della sua innocenza, e lasciarsi fuggire
nei voli liberi delle parole, tanto leggere
da essere del tutto pure, sfuggenti
per la sua mente di bimba. Ma chiare al suo cuore.
L'uomo adulto narrava, e la fissava intanto dai vetri
delle sue lenti per catturarle le ombre.
Lei temeva che la sua anima fosse rapita,
e tuttavia l'essere Liddell non la soddisfaceva
e preferiva immaginarsi in quei sogni proibiti
in forma di un candido fiocco di bimba, così lieve
da poter attraversare il tempo e ogni dimensione
di spazio senza poter essere fermato da alcuno.
Immaginare, di balzare dal dagherrotipo immobile
e darsi viva alla fuga nei prati grigioscuro,
lei bianchissima inafferrabile nuvola-farfalla,
e così danzare a mezz'aria, senza peso,
ondina dell'aria, faunetta immaginaria,
scintilla tentatrice, ninfella dalla pelle di luna.
. . .
Oh, la mamma: dopo mezzodì discende da lei
nella brughiera, poiché è ormai sera,
e le sistema il fiocco alla vita della vestina.
Rientrando dopo il saluto devoto al reverendo
non immagina neppure, lei, i folli voli della figliola
e nemmeno quanto poco fossero stati innocenti.
Marianna Piani
Trieste, 3 Maggio 2014
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