«La Poesia è Scienza, la Scienza è Poesia»

«Beauty is truth. truth beauty,- that is all
Ye know on earth, and all ye need to know.» (John Keats)

«Darkness cannot drive out darkness; only light can do that. Hate cannot drive out hate; only love can do that.» (Martin Luther King)

«Não sou nada. / Nunca sarei nada. / Não posso querer ser nada./ À parte isso, tenho em mim todos los sonhos do mundo» (Álvaro De Campo)

«A good poem is a contribution to reality. The world is never the same once a good poem has been added to it. A good poem helps to change the shape of the universe, helps to extend everyone's knowledge of himself and the world around him.» (Dylan Thomas)

«Ciò che premeva e che imparavo, è che in ogni caso non ci potesse mai essere poesia senza miracolo.» (Giuseppe Ungaretti)

mercoledì 18 febbraio 2015

Quegli imperdonabili errori



Amiche care, amici,

una mia "poesia degli errori"… che io ora non farò l'errore di introdurre con una interpretazione personale, almeno dal punto di vista testuale.

È un problema che mi pongo, ve lo giuro, ogni volta che mi accingo a pubblicare una delle mie composizioni: la "presento", così come si fa nel presentare una figlia in società, cercando di dare delle indicazioni di lettura e di interpretazione,? Oppure la lascio da sola a conquistarsi una qualche comprensione tra i possibili lettori?
Di solito la mia stessa insicurezza mi spinge verso la prima soluzione, anche se certo dovrei accordare maggiore fiducia - e rispetto - nei confronti dei miei (pochissimi, ma tutti meravigliosi) lettori, e lasciarli liberi di trovare nelle mie parole un senso, se c'è, che possa avere un qualche valore per loro.
Del resto la mia ricerca, perché posso assicurarvi che si tratta di una ricerca assai cosciente, caparbia, impegnata, per nulla facile e scontata, è proprio quella di conservare alla poesia un carattere di comprensibilità, di comunicazione, spero per chiunque vi si accosti, senza erigere barriere intellettualistiche o superfetazioni letterarie, o chiavi esoteriche, per coprire quello che in molti casi non è altro che un vuoto di idee e di significato.

Poiché per me la poesia, anche quella poesia lirica in certo modo "confessionale" che maggiormente pratico, non dev'essere per chi scrive strumento di espressione solipsistica e narcisistica del proprio ego, o veicolo d'una ambizione edonistica qualunque essa sia (mondana, culturale, economica, letteraria), ma invece una necessità comunicativa "gratuita" nella sua accezione letterale: il senso - pur senza perdere la sua complessità, senza la quale non vi sarebbe quell'entropia da caos a ordine, fondamentale per lo stesso attuarsi di una qualsiasi comunicazione - è alla base stessa della poesia, e dell'arte in generale, almeno così come l'intendo io. Senza una radice sensuale, e senza una trasmissione di senso, il gesto artistico sarebbe privo di qualsiasi consenso, ovvero di quella singolarissima congiunzione astrale a doppio vettore tra scrittore e lettore che gli conferisce un ruolo, un significato e una "funzione" irrinunciabili nella Storia dell'Uomo.


Perdonatemi questa digressione un poco complicata, per esprimere un concetto in realtà semplicissimo: io scrivo per trasmettere delle emozioni, solo ed esclusivamente per questo. E mi compio solo quando ci riesco.

Vi lascio dunque alla libera lettura, se vorrete, amiche dilette e amici cari, di questa mia creatura. Errori imperdonabili, dunque, commessi per orgolio, o passione, o disperazione. Ma senza rimpianti.

E sempre, con amore

M.P.




Quegli imperdonabili errori


Quanti, e quali imperdonabili errori
ho commesso - nella mia esistenza.
Errare, ha il valore di vagare,
svagare, allontanarsi dal centro:

E quanto ho vagato, a Dio piacendo
in questi anni, senza rassegnazione,
in questi anni privi d'un inizio
e di una fine che fosse silenzio.

Quante vie ho percorso, e sentieri
che rampicavano frane di sale
calcinate dal sole che s'alterna
al gelo delle notti in alta quota.

Ogni sentiero scavava ferite
nel fianco fragile della montagna
e graffi alle mani e alle ginocchia
di chi come me cercava una via.

Quante illusioni, e quante occasioni
abbiamo perduto, lungo la via,
quasi quante le amate persone
che in questo tempo ci hanno lasciato.

Quali assenze, e quanti abbandoni,
quante morti, e quali tradimenti
hanno inciso i loro nomi su pietra
per gravarci per sempre sul cuore.

La pietra è nera, come un basalto,
il cielo è ceruleo e dorato, come
un mosaico, il mio cuore è purpureo,
iconicamente, come un tizzone ardente.



Marianna Piani
Milano, 14 Settembre 2014

7 commenti:

  1. “Errare, ha il valore di vagare, svagare, allontanarsi dal centro”…
    Esattamente.
    Ma… Cos’è, in fondo, un “Errore” ?
    E’ la conseguenza - con accezione negativa - di una scelta come tutte le altre.
    Come quando, ad esempio, decidiamo di dire questa o quella cosa, di comportarci in questo o in quel modo, di prendere questa o quella strada.
    La nostra decisione, una volta “messa in piazza”, viene vagliata dalla gente che ci circonda, dalle persone a noi care o da chiunque altro, e come diretta conseguenza, ci porta in un secondo momento - spesso quando ormai è tardi per rimediare - a porci il problema di aver in un certo qual modo compiuto la scelta sbagliata.
    “Ogni sentiero scavava ferite nel fianco fragile della montagna e graffi alle mani e alle ginocchia di chi come me cercava una via”.
    E’ questa la mia (personalissima, dunque opinabile) chiave di lettura per tentare di “aprire” la porta della tua composizione :
    CERCARE UNA VIA.
    Tutti noi cerchiamo una via : La nostra.
    Nessun “errore/scelta” compiuto/a va in realtà considerato/a imperdonabile, in quanto
    nessuno di noi sceglie appositamente la strada sbagliata, ferisce volontariamente l’anima di una persona, perde occasioni su occasioni, a meno che non sia maligno o peggio ancora masochista.
    Gli “errori” che hai commesso, ovvero le scelte che hai preso, hanno sì scavato ferite nella tua anima, graffiato il tuo cuore, causato enorme sofferenza, però ti hanno resa la Donna che sei oggi.
    Una volta, ho letto una frase simile :
    “Non domandarti MAI se il tuo percorso di vita sia giusto o sbagliato :
    Se all’epoca credevi di aver preso la decisione migliore, sei giustificato/a”.
    Assenze, abbandoni e tradimenti sono tre classiche monete, dalla doppia faccia.
    Ogni rapporto vanta due “attori” in scena, dunque le responsabilità di un eventuale “fallimento” vanno sempre divise equamente, (Metà Testa, Metà Croce) :
    Io posso anche sbagliare, se te ne accorgi hai il dovere di dirmi “Guarda, per me stai sbagliando”, finché posso rimediare.
    Se me lo dici a spettacolo finito, non serve a niente.
    Così come non serve a niente andare davanti alla stampa e dire : “E’ tutta colpa sua!”
    In soldoni, se ritieni che io stia commettendo un errore e non mi correggi, significa che non te ne sei accorto neppure tu, oppure te ne sei accorto e non me lo dici appositamente per poi darmi il benservito, dunque non venire a farmi la morale, perché sei addirittura peggio di me.
    Il finale è magnifico, molto “colorato” come del resto ogni tuo quadretto.
    Ho apprezzato la scelta di “isolare” il termine ARDENTE.
    Associandolo alla chiave di lettura evidenziata prima, si giunge - più o meno - a tracciare la seguente riflessione:
    OGNUNO DI NOI CERCA LA SUA VIA ARDENTE.
    Ovvero, cerchiamo la via che ci faccia sentire amati e apprezzati, che ci permetta di essere passionali (per usare un termine a te molto caro), appassionati , innamorati della bellezza in tutte le sue forme, insomma… la via che ci porti a vivere, non a sopravvivere.
    Perché non c’è alcuna differenza tra “sopravvivere” e “morire”.
    Purtroppo (o per fortuna), non si può vivere in maniera completa, totale, ARDENTE, senza osare, tentare, e di conseguenza ERRARE.
    P.s. Ho anche apprezzato moltissimo l’assonanza tra sale e sole.
    Ti abbraccio.
    Luca



    “La Poesia non dev’essere, per chi scrive, strumento di espressione solipsistica e narcisistica del proprio Ego”.

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    1. Caro Luca,

      dal tuo commento desumo, anche prima di leggerlo, che hai apprezzato il mio astenermi in prefazione di ogni tentativo di interpretazione precotta di questi versi, e di lasciarti libero (te come chiunque altro) di esprimere la tua personale lettura. Questo è un processo comune a ogni lettore, se profondo e attento e onesto, tu semplicemente la palesi, sentendoti libero di farlo.
      Per questo medesimo motivo mi asterrò anche da ogni commento conclusivo al tuo commento, che considero di grande pregio e valore.
      Mi limiterò a dire che concordo, in gran parte, al tuo discorso, solo con un "distinguo", del tutto personale (nel senso che non inficia in nulla la tua lettura, ma solo l'affianca).
      L'erore di cui tu parli tu è determinato da uno statuto sociale, non a caso nel punto decisivo del ragionamento parli di "moneta": anch'essa una metafora di scambio, anch'essa regolata da un accordo eminentemente sociale, di rapporto e comunicazione.
      L'Errore di cui parlo io ha a n c h e un valore puramente autoreferenziale, trascendente, è il "vagare alla ricerca" di un senso, al di là (bada bene, non "al di sopra") di ogni valenza di scambio e quindi di ogni referente sociale.
      E nel finale del tuo scritto sembri accorgerti con chiarezza anche di questo, dove, proprio in conclusione, scrivi:

      "Purtroppo (o per fortuna), non si può vivere in maniera completa, totale, ARDENTE, senza osare, tentare, e di conseguenza ERRARE."

      Perfetto, perfetto Luca. Come sempre, hai colto. E io posso dire di non aver fallito il mio intento.

      Un abbraccio

      Marianna

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    2. Caro Luca,
      Nonostante il tuo apprezzamento, ora, dopo una rilettura attenta, quell'isolare un verso/parola ("Ardente") al termine della composizione lo trovo piuttosto "lezioso" e graficamente poco azzeccato.
      Per questo l'ho incorporato alla strofa precedente.
      Non tutte le ciambelle (sperimentazioni) riescono col buco, o per meglio dire, alcune riescono fin troppo "buche"...

      Un abbraccio

      Marianna

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    3. Marianna, mica ti devi giustificare !
      Questa è casa tua, le composizioni sono figlie tue, dunque tu e soltanto tu hai il diritto di decidere COME introdurle in società !

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  2. Molto bene espresso il concetto da Luca: per convinzione i miei errori li rivendico tutti , non sarei me stessa, non sarei vera senza errori e probabilmente sarei una persona diversa da me.
    Nei tuoi componimenti , amica cara, trovo sempre una costante , un'impronta che ti caratterizza; in ogni frase io vedo,come averla davanti agli occhi un immagine ,nitida anche quando descrivi sfumato ed etero un sentimento una sensazione.
    Mi è molto piaciuta questa tua poesia, incentiva all'introspezione,il che non guasta.
    Un abbraccio ,Rossella .

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    1. Uh Rossella, ci siamo incrociate: ho appena scritto un commento a una tua bella composizione... Adoro, davvero adoro questi scambi, che rispecchiano ciò che per millenni è avvenuto tra che scrive, tra chi legge, scambiandosi spesso di ruolo.

      La tua osservazione me l'hanno fatta in molti, confesso, e alla fine penso sia una mia peculiarità - spero esercitata nel modo migliore - che deriva credo dalla mia professione (illustratrice, come credo sai) che determina in qualche modo il mio modo di confrontarmi con la realtà e l'emozione.

      Grazie per la tua lettura: vorrei averti qui sempre!

      TI abbraccio
      Marianna

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  3. Il tempo di leggerti lo troverò sempre e commentare insieme agevola la comprensione , come al tempo dei carteggi d'altri tempi seppure con moderni mezzi .

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Sarei felice di sentire di voi, i vostri commenti, le vostre sensazioni, le vostre emozioni. Io vi risponderò, se posso, sempre. Sempre con amore.