«La Poesia è Scienza, la Scienza è Poesia»

«Beauty is truth. truth beauty,- that is all
Ye know on earth, and all ye need to know.» (John Keats)

«Darkness cannot drive out darkness; only light can do that. Hate cannot drive out hate; only love can do that.» (Martin Luther King)

«Não sou nada. / Nunca sarei nada. / Não posso querer ser nada./ À parte isso, tenho em mim todos los sonhos do mundo» (Álvaro De Campo)

«A good poem is a contribution to reality. The world is never the same once a good poem has been added to it. A good poem helps to change the shape of the universe, helps to extend everyone's knowledge of himself and the world around him.» (Dylan Thomas)

«Ciò che premeva e che imparavo, è che in ogni caso non ci potesse mai essere poesia senza miracolo.» (Giuseppe Ungaretti)

sabato 19 dicembre 2015

Il sentiero dei fili di ragno


Amiche care, amici,

questo sentiero, a me ben noto, esiste, e queste impressioni un po' pittoriche po' sensuali non appartengono alla memoria, ma al presente.
Diversamente dalle mie abitudini, queste quartine libere mi si sono presentate - nella mente - proprio durante una delle mie passeggiate in quei luoghi a me prediletti, e le ho "buttate giù" ancora a caldo, appena rientrata a casa, prima che svanisse la "freschezza" dell'ispirazione.

Il mio modo di lavorare è di solito più riflessivo, più mediato dalla memoria, cerco se possibile di non lavorare "a caldo" poiché so bene che ciò che ne esce è molto influenzato dall'emozione viva, che tende a sovrastare e ottundere la tecnica espositiva, per me fondamentale per ogni lavoro artistico, tanto più per uno apparentemente così "facile e immediato" come lo scrivere in versi. Non a caso la maggior parte degli appunti o piccole composizioni da me scritte d'impulso dopo una forte emozione è destinata a finire nel cestino, oppure ad essere profondamente rimaneggiata.
In questo caso però si trattava di una emozione quieta, sottotraccia, provata mille volte, e in quel momento avevo semplicemente trovato dentro di me le parole, i suoni e il ritmo per esprimerla. Sarebbe stato un peccato non cogliere al volo un bozzetto che si era già così ben formato nella mia testa. Inoltre a volte non c'é studio o lavorio che tenga, il risultato si presenta già spontaneamente definito, senza sforzo, certo scaturendo all'improvviso dopo una lunga elaborazione inconscia, una maturazione silenziosa, dentro di noi. Sono momenti felici questi, al di là del valore o meno del risultato, come sa chiunque per mestiere o per diletto si occupi di creazione artistica, in ogni campo.

Dunque, questo "sentiero" esiste nella realtà, poco dietro il mio "rifugio" di Nebbiuno, e in questi giorni di pausa lo ritroverò, e lo ripercorrerò, come sempre in perfetta solitudine, al mattino dopo l'alba, oppure appena prima del tramonto: non potete immaginare quanto queste passeggiate, o brevi corse leggere, rimurginando e respirando questa atmosfera libera e di serena naturalità, siano preziose per il mio precario equilibrio mentale, meglio, molto meglio di qualunque dose di farmaci, diretti più che altro ad annebbiare e punire le mie sinapsi ribelli e recalcitranti.

…I più accorti tra voi avranno certo colto nel titolo una assonanza con il primo romanzo di Italo Calvino, da me molto amato, come il suo autore. Si è trattato di una coincidenza o di una associazione mentale spontanea, in realtà casuale e priva di relazione con il contenuto della composizione, ma ho voluto comunque tenerlo così, non mi dispiaceva considerarlo un piccolo omaggio indiretto all'autore delle Cosmicomiche, delle Città Invisibili, delle Lezioni Americane...

Amiche dilette, amici, vi lascio alla lettura, se vorrete, di questo piccolo idillio mattutino, come sempre con amore.

M.P.




Nebbiuno (NO) - Foto personale




Il sentiero dei fili di ragno


Ho ripreso, dopo tempo, il sentiero
ben noto dei miei boschi, che risale
senza fatica le alture che s'affollano
come giganti bagnanti sul lago.

Le pietre sfrantumano ai miei passi
rendendoli più incerti ancora di quanto
è loro natura, piegando i pedi
e le caviglie fin quasi a fiaccarle.

Queste pietre sono la dolce voce
delle più spensierate mie fughe:
crocchiando, e cozzando, e ruzzando,
avvertivano i tassi e le lepri

del mio arrivo da lunga distanza.
Per ciò era raro incontrare animali
allora come ora, neppure i picchi,
che pur udivo spaccare cortecce.

Sapevo che erano boschi abitati
da cervi, cinghiali e alcune specie
di serpi, e ancor oggi sogno incrociare
qualche fiera emersa dalla boscaglia.

No, non temo animali di alcun genere
e specie, né mai li temetti, o ne ebbi
ribrezzo: a scuola ero io a infilare
rane vive nelle magliette dei maschi

per sentirli strillare, e ancora adesso
posso lasciare un insetto esplorare
il mio palmo senza reagire al tocco
delle zampine leggere, adesive,

sì, senza rabbrividire. Quante volte
da allora avrò percorso quei sentieri
seguendo passo passo la mia ombra
sottile sfiorare i sassi, saltare

di là dei rivoli e dei torrenti?
E ancora oggi mi ritrovo perenne
adolescente in fuga e ricerca
di un qualcosa che non oso spiegare.

M'infilo in quel passaggio tra i cespugli
e i roveti e alti fusti di querce
e abeti, e cammino, a lungo, lungo
il mattino senza badare al tempo

che scorre giù dal dirupo, e ai fili
di ragno iridescenti come raggi
finissimi filtrati filanti tra i rami
che mi afferrano la fronte e gli occhi

e s'avviluppano ai capelli, tenaci
e viscosi come i miei pensieri:
come essi forse m'imprigioneranno
e mai più, mai più mi libereranno.



Marianna Piani
Nebbiuno, 8 Giugno 2015

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