«La Poesia è Scienza, la Scienza è Poesia»

«Beauty is truth. truth beauty,- that is all
Ye know on earth, and all ye need to know.» (John Keats)

«Darkness cannot drive out darkness; only light can do that. Hate cannot drive out hate; only love can do that.» (Martin Luther King)

«Não sou nada. / Nunca sarei nada. / Não posso querer ser nada./ À parte isso, tenho em mim todos los sonhos do mundo» (Álvaro De Campo)

«A good poem is a contribution to reality. The world is never the same once a good poem has been added to it. A good poem helps to change the shape of the universe, helps to extend everyone's knowledge of himself and the world around him.» (Dylan Thomas)

«Ciò che premeva e che imparavo, è che in ogni caso non ci potesse mai essere poesia senza miracolo.» (Giuseppe Ungaretti)

mercoledì 2 dicembre 2015

Illetterata


Amiche care, amici,

oggi sono un poco in ritardo sulla tabella di marcia, ma non voglio disattendere del tutto il nostro appuntamento, per me sempre assai importante.

Chi mi conosce sa la mia scarsa propensione per le "esibizioni" letterarie, per i concorsi di "poesia", per i salotti - virtuali e non - di certa cultura più vantata, esibita, a volte millantata che reale e realmente frequentata. E conosce la mia ritrosia a partecipare in qualsiasi modo a certe manifestazioni, anche rispettabilissime, ma lontane dal mio modo di pensare e vivere il mio piccolo impegno di scrittura.
Non è un a forma di snobismo, o forse anche lo è, ma quel che conta  è che io considero il fatto di scrivere in versi come una parte "necessaria" della mia vita, che però di per sé non può in alcun modo consegnarmi automaticamente il titolo di Poetessa, o Poeta. Lo potete leggere anche in presentazione di queste pagine, io mi considero una dilettante di scrittura, molto appassionata certo, ma sempre semplicemente una dilettante. In fondo è un gioco, un gioco serio, a volte anche doloroso, ma un gioco.

È ciò che mi sono "dilettata" a esprimere in questa composizione, formulando una specie di "manifesto" personale, un po' giocoso un po' no. Per dirla con Palazzeschi, un "Lasciatemi divertire" - che è una frasetta molto più profonda e impegnativa di quanto non si possa superficialmente pensare: in quel "divertire" c'è ironia, irriverenza, libertà. Essere appartati a volte è una scelta di libertà, credetemi. A me importa, conforta, onora e basta il dialogo con i lettori, spesso scrittori anch'essi come e più di me ma comunque liberi come me. Come voi.

Per voi, amiche dilette e amici cari, come sempre, con amore.

M.P.




 

Illetterata


Credo che rinuncerò
alle belle tornite frasi,
alle parole ricercate,
al ragionar profondo,
al dire da iniziata formule
di antica esoterica alchimia.

Rinuncerò agli effetti
da mirabilia, al patatrac
dei mortaretti, al citar
cantando - maestri antichi
o vati contemporanei -
al cincischiare verbi

come fossero bocconi
acri da ingollare,
ricuserò gli agoni
le parate, l'esibizioni
che s'ammantano
di nobili mantelli

e di lauri ricoperti
di porporina, volentieri
lascerò ad altri la dolcezza
del miele di narcisi,
i diplomi e le illusioni
delle facili edizioni

Non starò nei gruppi scelti
dei #cancelletti culturali
o finti sapienziali,
a esibir me stessa
e la mia grande rinomata
illuminata conoscenza,

o gli studi di una vita
seppur superficiale,
non seguirò congreghe
d'aruspici e di careghe,
non mi lascerò sedurre
dai salotti e dai strambotti

delle stelle letterarie,
non impasterò nel bacile
deja vu e letteratura
e impúdica ambizione...
Se futile dev'essere
lo sia la mia vita.

La mia ambizione sia,
e il mio narciso,
una gonna corta
e sandali di lacca
esibiti nelle vie affollate
del centro cittadino.


* * *

Non sono "poetessa", forse
sono puttana, o forse artigiana,
e la materia del mio lavoro
è mescere sangue al fango
da cuocere al sole franco
per abbandonare infine il vaso

al mondo - ma gratuitamente.



Marianna Piani
Milano, 28 Maggio 2015
(Con uno speciale grazie a Luca)

  

2 commenti:

  1. “Essere appartati a volte è una scelta di libertà, credetemi”.
    Lo so, Marianna.
    Io stesso amo compiere la suddetta scelta.
    Abbiamo IDEALI molto simili...

    Inizierò il commento dicendo che, a parer mio, NESSUNA delle suddette manifestazioni è “rispettabile”.
    Per il semplice fatto che il titolo di Poeta non è, né deve essere scambiato, mascherato, proposto come fosse merce di scambio, un pupazzetto da vincere al tiro a segno.
    Chi butta giù più lattine, vincerà il titolo di Poeta !
    No, non funziona così.

    Comunque il male peggiore, il vero cancro, la cosa veramente brutta da vedere, sono le persone, VERE appassionate e VERE conoscitrici di Poesia, “amiche” di chi ha vinto che, una volta appresa la vittoria, “cedono” complimentandosi con il “vincitore / vincitrice”, definendolo Poeta, di fatto tradendo i loro stessi ideali, la loro stessa cultura, la loro stessa preparazione.
    Mancando di rispetto ai VERI Poeti.
    Alle VERE Poetesse.
    Mi aspetto che una qualsiasi “Zia Concetta” possa complimentarsi, utilizzando e appioppando etichette pregiate a caso.
    Zia Concetta, novantanove volte su cento non sa neppure chi sia la Plath.
    Al massimo, ha preso in mano Donna Moderna (con tutto il rispetto per Donna Moderna !)
    Non mi aspetto però che lo facciano persone intellettuali.
    Dire “ti voglio bene” oppure “ti amo” è bellissimo.
    Dire “ti rispetto”, “ti stimo”, anche.
    Fermiamoci lì. Non illudiamo nessuno.
    L’affetto è una cosa, le capacità effettive (a livello di talento), un’altra.

    Come dici giustamente, la Poesia è necessità, libertà…
    Giustissimo, però... attenzione :
    Altro problema !
    Bisogna SAPER scrivere le Poesie.
    Non basta l'intenzione.
    Noto a malincuore che una fetta consistente dei “Poeti” odierni non sa neppure cosa sia una Poesia.
    Voglio dire, nella maggior parte dei casi, il lavoro proposto non è tecnicamente una “Poesia”.
    Allo stesso modo, gli Haiku proposti non sono quasi mai veri Haiku.
    Il problema è che la gente pensa di poter fare qualsiasi cosa senza avere alle spalle alcun bagaglio culturale, senza aver letto e studiato.
    A questo punto, rispetto totale per chi è cosciente di non sapere.
    Per chi non si avventura in territori che non gli competono, né ha ambizione di farlo.
    Le strade sono di tutti e PER tutti.
    Si possono percorrere sia con una utilitaria, che con una Ferrari.
    La Poesia NO.


    ***

    Composizione paragonabile ad una pagina di diario, intima e personale, idealistica.

    Se essere “letterati” oggi significa sottomettersi, tradendo la propria natura di persona libera e cosciente dei propri effettivi mezzi, pur di far parte di determinati gruppetti di ricci terrorizzati dal freddo della noiosa e poco lusinghiera solitudine, che si pungeranno a vicenda uccidendo la loro stessa identità, preferisci chiamarti fuori.
    Da qui, il titolo “Illetterata”.
    Rispetto moltissimo la tua scelta, e rispetto soprattutto la tua umiltà, quando si tratta di proporre al pubblico un lavoro.
    Lavoro che potrà essere implementato o modificato, anche successivamente alla pubblicazione, ma che comunque sarà sempre impeccabile tecnicamente.
    Le tue Poesie SONO Poesie.
    Possono “arrivare” o meno ai lettori, ma sono inappuntabili.
    Nessuno potrà mai dirti “Non è una Poesia !”.
    Sai quello che fai, e sai che puoi permetterti di farlo.
    Altrimenti, non lo faresti.

    ***

    La tua “ambizione”, quella che poni in evidenza, è in realtà una necessità :
    La necessità di vivere la tua femminilità.
    Di SENTIRTI apprezzata come donna.
    Esibire, puttana… no.
    Non credo una simile terminologia possa essere ricondotta alla tua persona.
    Per “puttana” credo tu intenda riferirti agli schiamazzi generati dagli italiani medi alla vista dell’abbigliamento succinto che ami sfoggiare.
    Sicuramente, sai cos’è il pudore.
    “Loro“ non sanno che tu lo sai.
    Sei una persona molto riservata, da quanto ho capito.

    P.s. L’Artista sei tu. Quindi, grazie a te !

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    1. Eh, caro Luca, quanti argomenti, tutti che mi stanno a cuore e sarebbe da stare qui a fare uno scambio degno di un carteggio (letterario!) dell'ottocento.
      E lo farei anche, purtroppo in questo periodo il mio tempo di "otium" è limitatissimo.

      Parto dal finale: il "puttana" qui è ovviamente una provocazione, come tutta la composizione lo è, e ho voluto concludere con una nota forte, inequivocabile. Il riferimento è, lo avrai capito, per simmetria a certo meretricio intellettuale, di cui ho fatto cenno poco più sopra. A quello preferisco quello, franco e libero, di una donna che si assume il rischio di farsi appellare puttana per un abito succinto e un paio di scarpe provocanti. Anche se in realtà le varie volte in cui mi sono sentita appellare puttana (con le varianti di "brutta puttana" o "puttana lesbica") da qualche maschio alterato sono avvenute per la maggior parte delle volte per motivi del tutto estranei al mio abbigliamento o al mio aspetto fisico (come "osare" di passare avanti a un automobilista esagitato, o peggio che mai occupare un parcheggio che lui ritiene suo di diritto, o anche solo attardarsi a un incrocio).

      Per il resto mi soffermo solo su una cosa, cioè sull'apparenza "facile" della Poesia a fronte invece della sua estrema arditezza e difficoltà. Questo inganna molti, più o meno sprovveduti: in apparenza per scrivere una poesia basta saper scrivere e conoscere la propria lingua (mentre ad esempio per comporre un brano musicale, fosse anche un Jingle per la pubbilcità dei pannolini, occorrono anni di studi, esercizio e tecnica). Questo spinge molti ad avventurarsi in questa forma di espressione, non cogliendo che proprio perché in apparenza è così "facile", è estrememente impegnativa. O meglio, è facile, irrisoriamente facile scivolare nella mediocrità e nel ridicolo (in proposito ricordo sempre un brano emblematico attorno alla lettura di una poesia da parte di un dilettante nel Tonio Kroeger di Thomas Mann) mentre di converso è difficilissimo accedere non dico all'eccellenza, ma anche solo a una semplice decenza.

      Grazie ancora, un caro abbraccio

      Marianna

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