«La Poesia è Scienza, la Scienza è Poesia»
«Beauty is truth. truth beauty,- that is all
Ye know on earth, and all ye need to know.» (John Keats)
«Darkness cannot drive out darkness; only light can do that. Hate cannot drive out hate; only love can do that.» (Martin Luther King)
«Não sou nada. / Nunca sarei nada. / Não posso querer ser nada./ À parte isso, tenho em mim todos los sonhos do mundo» (Álvaro De Campo)
«A good poem is a contribution to reality. The world is never the same once a good poem has been added to it. A good poem helps to change the shape of the universe, helps to extend everyone's knowledge of himself and the world around him.» (Dylan Thomas)
«Ciò che premeva e che imparavo, è che in ogni caso non ci potesse mai essere poesia senza miracolo.» (Giuseppe Ungaretti)
sabato 18 giugno 2016
Eredità
Amiche care, amici,
non commenterò questa composizione, che da sola fin dal titolo vuole essere più di un omaggio, più di una dichiarazione programmatica, ma la registrazione di un percorso - d'amore e di passione - quasi ineluttabile, nel corso della mia crescita come scrittrice (dilettante). Sono nomi che per me sono altrettanti nodi, e punti di svolta, ma che non sono mai né mai saranno superati. Il percorso di una crescita non avviene col superamento di certi gradini fondamentali, ma con il loro accumulo, ognuno regge l'altro e rimane base d'appoggio per ogni procedere.
Con amore
M.P.
Eredità
Cari, ho amato, fin dall'infanzia
la luce e il mare di Saba, il dolce
libraio che amava i fanciulli
e quei suoi uccelli gentili e alquanto
inquietanti, e insieme, giovanilmente,
ho frequentato, col cuore, Lorca,
Éluard, e Machado specialmente,
e poi pagine e versi
di quel Prévert, chansonnier
a suo modo affascinante
per un'anonima anima adolescente
appassionata dell'aria di Francia.
Più tardi, visitai le geometriche stanze
del Montale degli Ossi e Satura
non avendo mai un trasporto tale
per l'Ungaretti più immenso
(errando in ciò, ora so, come si erra
in anni già in sé troppo errabondi).
Credetti, a lungo, con passione,
di potermi confondere indenne
con l'ombra della Merini, sirena
dagli occhi liquidi e inquieti:
forse per malintesa appartenenza,
lei donna, lei folle, lei scarmigliata
stella polare qui nella Milano
dei navigli nelle nebbie perenni
e fumosità solenni.
Frequentai, un poco più avanti,
quel gruppo di mezzo,
il maledetto Pasolini, il Fortini
militante e trasognante, e poi ancora
e ancora più grandi,
Giudici, Caproni, Sereni,
che m'appresero al modo
più crudo più nudo più puro
della nostra lingua nei versi.
In quei medesimi anni finalmente
giunsi all'amore, e fu quello il più certo,
il più intenso, e furono donne, tre
dai nomi sereni e vite bruciate:
Emily, Sylvia, la giovane Antonia,
smarrite precoci guerriere
della parola in disfatta
contro solitudine e morte.
* * *
Cari, ho amato
per l'intera vita
questa espressione chiamata sublime
di fede suprema nell'umanità,
per decenni ho ascoltato
le voci dei suoi vati
e delle sue vestali, e ancora,
vedete, lo vedete!
non ne ho mai carpito
il nucleo segreto.
Né ciò forse mai accadrà.
So solamente ora
che esso è celato
nel più profondo recesso
della coscienza.
Quello più scanzonato,
quello più inascoltato.
Marianna Piani
Milano, 10 Ottobre 2015
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