«La Poesia è Scienza, la Scienza è Poesia»

«Beauty is truth. truth beauty,- that is all
Ye know on earth, and all ye need to know.» (John Keats)

«Darkness cannot drive out darkness; only light can do that. Hate cannot drive out hate; only love can do that.» (Martin Luther King)

«Não sou nada. / Nunca sarei nada. / Não posso querer ser nada./ À parte isso, tenho em mim todos los sonhos do mundo» (Álvaro De Campo)

«A good poem is a contribution to reality. The world is never the same once a good poem has been added to it. A good poem helps to change the shape of the universe, helps to extend everyone's knowledge of himself and the world around him.» (Dylan Thomas)

«Ciò che premeva e che imparavo, è che in ogni caso non ci potesse mai essere poesia senza miracolo.» (Giuseppe Ungaretti)

sabato 19 novembre 2016

Le Solitudini e i Luoghi - I e II


Amiche care, amici,

mi piace, di quando in quando, comporre quello che si potrebbe chiamare un "ciclo", o una collana, cioè una serie di composizioni nate quasi di seguito una all'altra e legate da un filo sottile non solo di coincidenza temporale, ma anche per ragioni tematiche, e, perché no, puramente formali.
L'ho fatto diverse volte in passato, e qui potete trovare pubblicate diverse di queste collezioni (l'ultima in ordine di tempo è stata "Epifanie e Cosmogonie", finita di pubblicare ai primi di Aprile di quest'anno).

In data quasi coincidente, iniziai a scrivere una nuova collezione, dedicata principalmente alla forma poetica da me preferita in assoluto, il sonetto.
Io non parto mai dalla forma, al momento in cui una composizione urge di essere scritta, lascio fluire le parole e i versi, e sono essi stessi alla fine ad organizzarsi, senza quasi un mio intervento "cosciente", nella forma che risulterà poi alla fine.
Intendiamoci, non parlo qui di "verso libero", che personalmente ritengo largamente superato. La "forma poetica" per me è l'equivalente della tecnica che consente all'artista, in ogni pratica artistica, di esprimersi: la capacità di mescere e stendere i colori sulla tela, o la maestria nel padroneggiare uno strumento musicale e la scrittura sul pentagramma, o la conoscenza approfndita di uno strumento di CGI. Il "contenuto" poi può essere astratto, informale, concettuale, d'avanguardia, ma non può prescindere da una tecnica  realizzativa o esecutiva raffinata da anni di esercizio e di lavoro, senza la quale ne risulterebbe solo un guazzabuglio informe, privo di possibilità di comunicare alcunché, alcuna emozione, a nessuno.
Ogni composizione poetica, intendo dire, per me "contiene e custodisce" la sua forma, un poco come per Michelangelo ogni blocco di marmo "conteneva e custodiva" dentro di sé la figura, la forma organica che l'artista, a suo dire, si limitava a liberare.

In questo caso invece ho lasciato che per una volta fosse la "forma" stessa a generare l'ispirazione, desideravo esplicitamente comporre un omaggio a questa nobilissima e antica forma poetica, che nella prosodia Italiana rimane forse la più importante e largamente praticata, dalle origini ai nostri giorni. Tradizionalmente il sonetto è la forma della poesia d'amore quasi per definizione. Io invece ho voluto creare un incontro tra questa forma armonica, equilbratissima, elegante e i luoghi in cui la mia memoria e la mia mente amano indugiare.

Naturalmente, caratteristica di ogni operazione del genere è che ogni singola perla della collana ha un suo ruolo preciso, una sua solidità e compiutezza in sé, ma acquista il suo vero senso e significato solo nel momento in cui si presenta nella sua interezza, come una collana appunto.

Io qui tuttavia, per motivi pratici e per non travalicare i limiti imposti dal mezzo di pubblicazione, farò come ho fatto nelle altre occasioni analoghe: pubblicherò via via due brani per volta (due, per mantenere almeno in nuce il loro aspetto collettivo), anche per darmi il tempo di passarli man mano in revisione - lavoro che come molti dei miei lettori più affezionati sanno io ritengo indispensabile prima di pubblicare alcunché - e solo alla fine affiderò a un'unica pagina l'intera collezione, ripubblicandola a parte come corpo unico.

Si tratta dunque di sonetti in forma (quasi) classica, alcuni "caudati", con schema rimico variabile, e in numero totale di 14 (e anche questo numero, come sapete bene, non è casuale, ma rinvia alla stessa forma), e un poco alla maniera inglese, senza interruzioni strofiche.
Vi anticipo qui i titoli, per darvi già da ora l'idea dell'insieme:


I - Mare
II - Lago
III - Cielo
IV - Foresta
V - Pioggia
VI - Notte
VII - Giaciglio
VIII - Vetta
IX - Città
X - Thanatos
XI - Eros
XII - Femina
XIII - Astra
XIV - Poesia

Se vorrete seguirmi in questa "passeggiata nei boschi poetici" (per parafrasare il titolo del celebre volumetto di Umberto Eco) ne sarò felice, e vi starò accanto in silenzio, sperando di cogliere di ritorno qualche vostra emozione.

Con amore, sempre

M.P.






Le solitudini e i luoghi




I
Mare


Come corre leggero il maestrale
sopra le creste piumate dell'onde,
e la amara visione mi confonde
eretta, lì, sulle labbra del mare.
Esausta di sole, come sul ponte
d'una nave esausta il nocchiero,
lo sguardo si spinge lontano, fiero
va oltre la linea dell'orizzonte
Scuoto i capelli agitati, ombrosi,
li lascio fluire fin sulle spalle,
e lascio ai piedi fluire i marosi.
Contemplo le nubi che chiamo sorelle,
ammiro i gabbiani volare da soli,
apro le ali - e miro alle stelle.


II
Lago

Ondeggia il remo, e ondeggia il battello,
ondeggia la Rocca nel proprio riflesso,
ondeggia l'airone, raccolto in sé stesso,
veleggia il pensiero a volo d'uccello.
Schiudo gli occhi e mi arrendo, adesso,
alla visione dell'acque distese
a valle, appagate, tutte comprese
nel loro sospiro lacustre, sommesso.
Una lieve foschia vela il sole
che nasce indeciso dietro le alture,
così vela il ricordo le mie parole.
Osservo il villaggio e le sue mura
di pietra e di vita vetusta, l'ardore
di questa quiete impietrita mi rassicura.


(Marzo 2016)
Marianna Piani

(Segue)
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