«La Poesia è Scienza, la Scienza è Poesia»
«Beauty is truth. truth beauty,- that is all
Ye know on earth, and all ye need to know.» (John Keats)
«Darkness cannot drive out darkness; only light can do that. Hate cannot drive out hate; only love can do that.» (Martin Luther King)
«Não sou nada. / Nunca sarei nada. / Não posso querer ser nada./ À parte isso, tenho em mim todos los sonhos do mundo» (Álvaro De Campo)
«A good poem is a contribution to reality. The world is never the same once a good poem has been added to it. A good poem helps to change the shape of the universe, helps to extend everyone's knowledge of himself and the world around him.» (Dylan Thomas)
«Ciò che premeva e che imparavo, è che in ogni caso non ci potesse mai essere poesia senza miracolo.» (Giuseppe Ungaretti)
mercoledì 30 novembre 2016
Le solitudini e i luoghi - VII e VIII
Amiche care, amici,
vi propongo, come da programma, il quarto appuntamento con la mia raccolta di composizioni in omaggio alla antica forma poetica del sonetto.
In questo caso si tratta di due immagini a contrasto: da una parte la solitudine claustrofobica e confinata della propria stanza, del proprio letto, dopo una delusione d'amore, e un abbandono, o anche semplicemente una pertenza o una assenza prolungata della persona amata. Dall'altra la solitudine mitica e mistica di una alta cima dolomitica, quale ho frequentato in passato con passione e - diciamolo - una buona dose di ardimento, o forse piuttosto di presunzione.
Da una parte una solitudine oggettiva, chiusa in sé, dall'altra una solitudine metaforica e metafisica, aperta alla conoscenza, e in aperta sfida con i miei limiti.
(Anche in questo caso, al numero VIII, un sonetto ipermetrico con chiusa in distico, in coda, ma con un solo verso aggiunto.)
Amiche dilette, amici, grazie di cuore per seguirmi in questa piccola avventura di parola e memoria.
Con amore
M.P.
Le solitudini e i luoghi
VII
Giaciglio
Lei, stremata dalla amara giornata
sguscia dall'abito nero, si lascia
precipitare nel letto avvinghiata
all'oblio, ma un disagio le cresce
dall'anima fino a lederle il cuore:
non è più lei ora, la donna ferita,
su quelle coltri, è solo il dolore
che oltraggia la sua mente sfinita.
Quel vuoto che le nega il calore,
quello spazio deserto al suo fianco,
quel desolato silenzioso candore
di lino, i guanciali ornati a ricamo
senza quel volto su di essi posato,
è come sentirsi morire pian piano.
VIII
Vetta
Incantata, la giovane mente che muove
il giovane cuore, contempla l'ardita via
ancora inviolata, com'è inviolato il suo ardore;
la donna che ospita il cuore adagio s'avvia.
Respirare costa fatica, e muovere i passi
su quelle pietre taglienti, in bilico al cielo,
è un greve cimento, e forse è folle provarsi
ad oltrepassare sé stesse, oltre il velo
che acceca gli occhi nell'aria più e più rarefatta,
con i piedi che si fanno più grevi dei massi,
e il sole che attende spietato la sua disfatta.
Ma per quanto sia aspra e dolorosa la strada
ciò che attende la donna, nonostante l'opporsi
di ogni ragione, è quella spoglia e rada
vetta, pura e affilata, vergine spada.
Marianna Piani
(Marzo 2016)
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