«La Poesia è Scienza, la Scienza è Poesia»
«Beauty is truth. truth beauty,- that is all
Ye know on earth, and all ye need to know.» (John Keats)
«Darkness cannot drive out darkness; only light can do that. Hate cannot drive out hate; only love can do that.» (Martin Luther King)
«Não sou nada. / Nunca sarei nada. / Não posso querer ser nada./ À parte isso, tenho em mim todos los sonhos do mundo» (Álvaro De Campo)
«A good poem is a contribution to reality. The world is never the same once a good poem has been added to it. A good poem helps to change the shape of the universe, helps to extend everyone's knowledge of himself and the world around him.» (Dylan Thomas)
«Ciò che premeva e che imparavo, è che in ogni caso non ci potesse mai essere poesia senza miracolo.» (Giuseppe Ungaretti)
mercoledì 16 novembre 2016
Un fardello
Amiche care, amici,
dopo una lunghissima assenza dunque, amareggiata ma vogliosa ancora di vita, riprendo a pubblicare qui, per voi, e per me, stille della mia esistenza.
Per adesso, poiché la stanchezza è ancora infinita, lascio spazio alle nude parole, così come le avevo tracciate mesi fa (che paiono millenni a me ora), alla narrazione, e alla vostra immaginazione, senza particolari introduzioni o chiose o ripensamenti.
Per voi, dilette e care amiche, e dolcissimi amici, con amore, come sempre
M.P.
Un fardello
Corre la giovane, greve
sul campo di neve,
con sé reca un fardello
legato da un fiocco.
Il gelo attorno vince
sulla memoria, sulla storia.
La giovane piange
lacrime agre,
che sono subito ghiaccio.
Nessuno nel mondo
pare curarsi di lei,
nessuno coglie il momento
di questo dolore
così intenso
da non parere dolore
pur non giungendo
ancora al rancore.
Tutto il dolore del mondo
non è così greve
come questo fardello
che ella trascina
in mezzo alla neve.
Il fiato, ansimato
e a momenti quasi gridato,
nell'aria condensa
in piccoli brevi vapori.
Altro suono, altro rumore
non c'è, salvo
lo scroscio dei passi
e il tenue schianto
del cuore.
La foresta, il rifugio,
la promessa d'una salvezza
è lontana, è oltre per miglia,
oltre la tundra,
oltre quella distesa
di bianco motoso
e stecchiti cespi di bosso.
Ella guarda ai suoi piedi
trascorrere il suolo
confuso di pietrisco
e marcito fogliame,
e l'ombra sua vagante
che frulla come un'ala
vogliosa di prendere il volo.
Non c'è modo
di alleviare l'affanno
di quel correre che pare
sempre più vano,
non c'è modo neppure
di accordare il perdono
al danno, all'inganno,
che ha lasciato dietro di sé
dentro il suo affetto
e dentro il suo corpo
tali detriti da rendere
ogni procedere più impedito
e contorto. E non c'è modo
di abbreviare di un nulla
quel lungo, penoso,
accidentato percorso.
Alla giovane donna rimane,
svanita ogni illusione
e con essa ogni speranza,
solo la fede
nelle residue sue forze,
e l'ostinata costanza.
Ben sa che mai potrà
liberarsi del fardello
che si porta sulle spalle,
nemmeno un Dio, di certo,
di ciò potrà mai liberarla.
Lei sa solo che se reggerà,
se non cadrà sfinita,
la bocca colma di neve,
appena due passi prima
della finale salita,
allora potrà infine trovare
una sosta, lei e la sua sporta,
che nel frattempo si sarà fatta
più densa e più greve -
e più lucente -
di una stella morente.
E potrà dire,
prendendo fiato per un istante
di aver vissuto,
pienamente.
Marianna Piani
Milano, 10 Marzo 2016
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