Amiche care, amici,
torno alla mia "vena" prediletta - cui invero indulgo piuttosto (troppo?) spesso - quella descrittiva, o pittorica, se preferite.
Come qualcuno di voi forse ricorda, il mio mestiere nella vita, voglio dire ciò che mi dà da vivere, a volte con soddisfazione, in altri momenti anche con sconforti e delusioni, ha a che fare con l'immagine, e forse per questo l'immagine, la rappresentazione "visiva" del mondo ha una sua parte piuttosto importante nella mia scrittura.
Qualche lettore, o qualche critico, o qualche "purista" potrebbe - in parte a ragione - imputarmi una certa tendenza al bozzettismo, come se l'immagine visiva fosse qualcosa di leggermente extra-poetico e un po' disdicevole per questa Musa alta ed inavvicinabile, oppure semplicemente banale e sdato. Un poco come certi quadri vedutisti o nature morte un po' pompier che si possono ammirare e acquistare a prezzi modici in qualche mostra collettiva allestita presso qualche rinomata località balneare o termale.
Io per la verità non ci trovo nulla di male, l'importante piuttosto sarebbe concentrarsi sul valore proprio della composizione, se è efficace, se contribuisce a comunicare un'emozione, se non si limita a una corrente superficiale, ma giunge fino a muovere il letto del torrente, in profondità.
Personalmente - è naturale - quando scrivo non penso a tutte queste cose. Scrivo e basta. Adoro immergermi nella visione, diretta o mnemonica, di un luogo, di un gesto, di un dettaglio. Le parole sono come tubetti di colore, di per sé connotano semplicemente "ROSSO" oppure "BLU", o "GIALLO". È poi il pennello dell'Artista che può trasformare questi tocchi di colore - se possiede una bastante maestria e sensibilità - in qualcosa di vivo, vitale, denso. In questa realtà parallela che è la nostra immaginazione.
Dunque, la ricetta che potrete intuire dalle righe che seguono è semplice: una passeggiata, alla sera, e l'anima aperta al pensiero, un taccuino mentale ove appuntare le proprie impressioni ed emozioni, una tavolozza da cui trarre le sfumature di luce e d'ombra...
Per voi, amiche dilette e amici, come sempre, e più ancora, con amore.
M.P.
Pensiero
"È tramonto, null'altro.
Di me, o di te, non temere."
La vera notte
Lasciavo che il crepuscolo mi cogliesse
sul sentiero, non temevo la luna pellegrina
che già si sporgeva oltre le rupi, in un cielo
ancora indeciso tra l'oltremare e il pervinca.
Le nubi sfrangiavano le loro cortine di pizzo
abbaglianti come fiammate di ghiaccio,
intanto procedevo il mio cammino, esausta
ma non stanca, i piedi tra i sassi pungenti
del ghiaione, precipitoso. Attorno intanto
tra ronzii di api e frinire di vento nei mughi
lentamente salivano ombre indistinte
e una brezza scivolava risalendo la valle
come una ragazza che s'affretta al primo bacio,
sfiorando a gambe nude i cespi dei cardi
e piegando al passaggio gli steli della gramigna
e scuotendo nell'aria la lanugine dei soffioni.
Non m'importava di tardare il mio rientro,
poiché nulla eguaglia in bellezza la tarda sera
nella valle, quando sprofonda nell'ombra la foresta,
nera come lo specchio del lago che la riflette,
e allora le vette lucenti come spade erette,
sfolgorano verticali nei raggi languenti - purpuree
come intrise del sangue del sole trionfante
ora spirante all'orizzonte, sul piano lontano.
E lentamente, lentamente, lentamente: da meridione
come un'immensa serpe scivolando nel fondovalle
risale chiara e lattiginosa la vera notte di nebbia,
e presto ogni cosa sarà dissolta nella vaghezza.
Scompariranno allora da lassù le emozionate stelle
che si affollano ora a sciami come debuttanti al ballo
mostrandosi nelle loro vesti di tulle e scintillanti faville,
e il cielo della notte sarà soltanto un'effimera deriva.
Eppure le stelle al di là del sipario opalino
rimarranno, per la nostra breve vita, per sempre.
Marianna Piani
Milano, 26/28 Marzo 2014
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