«La Poesia è Scienza, la Scienza è Poesia»

«Beauty is truth. truth beauty,- that is all
Ye know on earth, and all ye need to know.» (John Keats)

«Darkness cannot drive out darkness; only light can do that. Hate cannot drive out hate; only love can do that.» (Martin Luther King)

«Não sou nada. / Nunca sarei nada. / Não posso querer ser nada./ À parte isso, tenho em mim todos los sonhos do mundo» (Álvaro De Campo)

«A good poem is a contribution to reality. The world is never the same once a good poem has been added to it. A good poem helps to change the shape of the universe, helps to extend everyone's knowledge of himself and the world around him.» (Dylan Thomas)

«Ciò che premeva e che imparavo, è che in ogni caso non ci potesse mai essere poesia senza miracolo.» (Giuseppe Ungaretti)

mercoledì 6 agosto 2014

Rinnovato ritorno


Amiche dilette, amici cari,

un breve, eppure lungo, per certi versi tormentato, per altri esaltante, esilio.
E ora, emozionata ed eccitata devo dire, ritorno qui con voi, riprendo il filo d'Arianna (o il Filo di Marianna, come un'amica aveva battezzato immaginificamente il mio blogghino) di questo dialogo con voi, che siete - bontà tutta vostra - miei lettori e lettrici.

È un dialogo, devo dire, che mi è mancato immensamente, mentre la vita, con i suoi alti acuti e i suoi bassi profondi, continuava il suo corso. Mi sono sentita un po' come un naufrago, sballottata dalle onde di tempesta o cullata dalle bonacce, e senza un appiglio qualunque sia, anche un frammento di tolda semiaffondata, cui aggrapparmi.

L'assenza - poco più di un mese in fondo, quindi non tale da poter essere definita veramente significativa - è avvenuta per uno di quegli incroci di eventi che a volte capitano, e che, a pensarci bene, sono l'unico vero "sale" della vita. Lavoro, salute, amore.

Non parlerò del lavoro qui, se non per dire che si è trattato di una serie di accadimenti molto positivi per l'altra parte di me, la illustratrice e grafica professionista che sapete: un vero insperato balzo di carriera, un piccolo e forse non tanto piccolo colpo di fortuna.
Il lavoro, per la sua importanza, è stato l'impegno che mi ha drenato tutte le energie e che in prima istanza mi ha temporaneamente allontanata dalla mia attività su queste pagine (e su ogni social network in generale), ma ciò non mi ha risparmiato né talune cadute del mio stato di salute, molto poco opportune dato proprio l'impegno lavorativo totalizzante, né dall'aver vissuto una storia con una giovane ragazza che per un bel periodo, prima che mi rendessi conto finalmente che non era cosa per me, ha preso possesso tirannicamente del mio corpo, del mio spirito e del mio tempo.
Ma la mia fragilità, in amore, è ormai una costante, non me ne nemmeno sono crucciata più di tanto, distratta com'ero da altre faccende molto pressanti.

Ciò che conta qui, tuttavia, la cosa più importante per me, è che non ho smesso di frequentare la mia passione primaria, la scrittura, e la Poesia.
Ho scritto di meno, per la verità, il tempo che tutto questo ambaradàn di vita mi lasciava per me stessa era veramente limitato, e la scrittura, quand'è seria ed onesta, prende una quantità inimmaginabile di energia, applicazione e, appunto, tempo.
Ma di questo non me ne dolgo, perché sentivo da tempo il bisogno di un periodo di pausa, di riflessione, temevo che la densità della mia scrittura avrebbe alla lunga sofferto di questa vena "facile", che a volte facevo perfino fatica ad arginare.
Dunque, ho scritto di meno, ma in cambio ho STUDIATO MOLTO.
Ho ripreso tutto il "moderno" italiano (da Leopardi in avanti), che avevo dato per scontato, o francamente "trascurato" dai tempi dell'Università, mi sono riavvicinata ad autori (da me) maltrattati e un po' (stupidamente, ma se non si è stupidi da adolescenti non sarebbe cosa accettabile) svalutati, come D'Annunzio (ahi ahi! quanto ho ritrovato di me in quella scrttura rutilante e barocca, purtroppo) Carducci e Pascoli, fino a Montale, e gli stra-amati Saba, Pavese e Pasolini. Insomma, sono andata a risciacquar li miei panni in Arno (o Tevere, o altri corsi d'acqua o laghi, o mari della penisola) e francamente ora mi rendo conto che ne avevo proprio un gran bisogno.

Dunque, ora ritorno, e ritorno ...raccontando il mio ritorno, tanto per riprendere in qualche modo "il filo" con voi. Vale a dire il mio ritorno dal silenzio alla parola, dall'azione al pensiero.

Contrariamente alla mia consolidata prassi, si tratta di una composizione di pochi giorni fa, scritta proprio mentre stavo organizzando i bagagli e mi preparavo al mio personale back to Itaca. Quindi senza passare dal consueto processo di quarantena che, chi mi segue da un po' di tempo sa, io impongo a ogni mia composizione, per evitare ai lettori le ruvidezze (inevitabili) delle prime stesure.
E, dato poi il lungo digiuno, si tratta - come per compensazione - di una composizione piuttosto ampia - anche rispetto alla mia purtroppo consueta loquacità - articolata in due parti suddivise in quartine, che ho scoperto essere da tempo uno dei miei "formati metrici" preferiti, non so in verità dire perché.

Amiche care, amici, vi lascio, se volete, alla lettura, felice comunque di ritrovarvi qui, con tutto il mio amore!

M.P.


Rinnovato ritorno


Tornare al verso, tornare all'incanto
della parola che si muta in suono bianco
come il canto dell'onda che ribatte audace
sulla scogliera e si muta in spuma e implora pace.

Tornare al luogo del nostro affanno
e rinverdire i luoghi della nostra
serena e innocente infantile grazia,
il seno ansante per la rincorsa,

la sete del dire e del sapere
la voracità nell'aprire lo scrigno
ricolmo ancora di gioie effimere
e preziosissimi disinganni.

Come tornare alle maree, alle correnti
che spietate rapiscono le nostre menti
prima che i corpi stanchi s'abbandonino
come stracci fradici a pelo d'onda.

Una ragazza mi diceva, mentre io cercavo
solo un po' d'amore carnale: troppe parole
Marianna, troppe parole in cui non trovi
riposo, poiché te ne sfugge infine il senso.

Com'è saggia talora, la passione.
Quanto ragiona, quando invece crediamo
che sia soltanto una tempesta insensata
di sensi scatenati... Sensi, come folate di vento!

Ma le parole, la Parola, è ciò
cui mai potrò rinunciare, mai potrò
lasciare questo mio immeritato dono
di affabulare, e immaginare, senza morire.

Io abbracciavo strette le gambe
a quella effimera stella d'amore
sperando così d'imprigionarla
alle mie terrene disperazioni.

Lei saggiamente si limitava
ad accarezzarmi i capelli, e mi diceva:
tesoro, in queste tue troppe parole
tu finirai per annegare.

Volesse il cielo - pensavo tra me - di annegare,
o di negarmi in un flusso incessante
di coscienza, anziché soffocare nel riflusso
della mia carnale concupiscenza!

Mentre il profumo delle rose
delle sue labbra si spandeva nell'aria
che io avida aspiravo di respirare,
pensavo di allontanarmi per sempre, dal sapere,

e invece: ecco, ora ritorno, alle parole,
al verbo, al canto, al narrare
di questo mio sguardo vergine di donna
sverginata, eterna illusa, sul mondo.

Ritorno, alle parole, come ritorna
a navigare il nocchiero
dopo una lunga penosa prigione
via dalle sue libere rotte d'Oriente.

Egli sa che forse sarà
l'ultimo suo viaggio, che perirà
prima di giungere a un porto
cui in verità non è diretto affatto.

Per questo, placato, finalmente,
immerge le gambe nude nelle onde
per ristorare la sua smania di andare
finalmente, definitivamente, alla deriva.

Così io ora mi immergo
nelle onde amiche, salmastre,
delle parole, e dei versi, sapendo
che mi lascerò andare, fino al fondo.

Se è un naufragio, naufragio sia.
Dolce è il naufragare...


II

E
anche tu m'hai lasciato, alla fine,
come tante prima di te, mia stella cometa,
dopo un mese, o una notte, o un'ora
di delirio e piacere dato e preso.

Ti sei allontanata per la parabola lunga
verso l'afelio, mentre la tua chioma
accesa dalla prossimità del desiderio
va svanendo in una tenue traslucente scia

di tremule morenti faville.
Tu, vedi, tu che fuggi ora da me,
tu sei la vita, mio amore d'un istante
che per sempre inciderà l'emulsione

della mia illusoria trepida passione!
Oh, parole, sequenze di fotogrammi,
sia pure tagliati in stringhe di versi
e montati, ad arte, siete ciò che resta

dell'esperienza, come un pugno
di sabbia ancora calda di sole che fugge
di tra le dita: cosa siete, parole? Simulacri,
icone, ombre? Non vita, certo!

La parola e la vita si scindono, qui, per me,
irrimediabilmente, così come tu, mia vita,
ti scindi da me, e mi lasci, sola,
ad affabulare alla luna che mi osserva stupita.

Io ritorno alle mie parole
come ritorna l'alpinista provetto
per l'ennesima ultima volta
alla vetta che l'annienterà.

Tu, amore mio, splendente creatura,
bellezza oltre ogni sogno, sicura
del bene assoluto del tuo corpo illuminato
nato per essere amato, o almeno ammirato,

tu che non temi la luce, poiché la sfidi
in fulgore, tu che sei la vita,
la vita di sangue, di carne, di muco, di respiro,
ti disgiungi da me, e ti ricongiungi dunque alla vita.

Vai con il tuo Dio biondo, Apollodoro, mio tesoro,
lasciami col mio - l'Orfeo bruno che è in me
semidio che mi trascina all'Ade soltanto
per amore del suono del suo proprio eloquio...

No, checché se ne dica, mie care sorelle,
la parola, sia pur fosse pura poesia,

è tutto, per me, ma altra è la vita.
Altrove è l'amore, il desiderio, e la passione.

 

Marianna Piani

Milano, 20 Luglio 2014

1 commento:

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