«La Poesia è Scienza, la Scienza è Poesia»
«Beauty is truth. truth beauty,- that is all
Ye know on earth, and all ye need to know.» (John Keats)
«Darkness cannot drive out darkness; only light can do that. Hate cannot drive out hate; only love can do that.» (Martin Luther King)
«Não sou nada. / Nunca sarei nada. / Não posso querer ser nada./ À parte isso, tenho em mim todos los sonhos do mundo» (Álvaro De Campo)
«A good poem is a contribution to reality. The world is never the same once a good poem has been added to it. A good poem helps to change the shape of the universe, helps to extend everyone's knowledge of himself and the world around him.» (Dylan Thomas)
«Ciò che premeva e che imparavo, è che in ogni caso non ci potesse mai essere poesia senza miracolo.» (Giuseppe Ungaretti)
mercoledì 12 novembre 2014
Adriatico caro e solenne
Amiche care, amici,
Una nuova poesia dedicata al "mio" mare, scritta durante una breve visita alla mia città natale, all'inizio dell'estate.
Ogni città, ogni luogo, specialmente qui in Italia, ha qualcosa di speciale, di inconfondibile ed inimitabile.
Io da parte mia sono fiera di essere nata in questa città di frontiera, così peculiare, incrocio di vie, di culture e di mentalità, e perfino di idiomi.
Città laica come poche, eppure capace di ospitare i templi di tutte le principali religioni, templi che convivono quasi fisicamente, faccia a faccia l'uno all'altro.
Città mercantile, eppure venata di un raffinato intellettualismo, città dal dialetto ancora vivo, ancora in alcune zone incontaminato, eppure patria di scrittori e poeti di grande e raffinato livello.
Città corrusca, difficile, ventosa, incostante, eppure dolcissima, mite di clima, luminosa, fedele.
Città infine che si affaccia al mare, anzi che ha il mare proprio nel cuore del suo centro urbano, aprendo una tra le piazze più particolari del mondo, con il lato scenograficamente primario, il frontale, il boccascena, affacciato direttamente sul mare, pronto ad accoglierne le brezze temperate e le furiose tempeste.
Questo è ciò che chiamo il "mio mare", anche se in questa composizione narro di una particolare veduta, non direttamente sulla riva, ma dall'alto di una strada (pedonale, per fortuna e per lungimiranza) che lo costeggia, meta di mille mie passeggiate da ragazzina, in compagnia della mia adorata sorella.
Una antica passeggiata, la sua memoria, o anche nostalgia, e il mio amore per il mare che mi ha visto nascere, in cui ho giocato, lungamente, durante tutta l'infanzia.
Se l'anima che abbiamo in noi è fatta come è fatta, molto lo dobbiamo - anche - a certi luoghi speciali, che hanno una particolarissima valenza per ciascuno di noi. Questo mare, queste vedute, questi suoni, tutto questo ha contribuito a plasmare la Marianna che conoscete, in modo profondo e decisivo.
Ve l'affido, amiche dilette e amici fedeli e pazienti, con tutto il mio amore.
M.P.
Adriatico caro e solenne
Liquido pensiero, cullante memoria,
solida roccia per le mie parole, impresse
a colpi di scalpello là dove infrange l'onda.
Nostalgia, vana forse, impigliata tra i rami
dei rovi lungo le sponde dell'erta terrosa
che percorrevo con la sorella di sangue
parlando delle nostre illusioni, nel mentre
cento metri sotto a noi la corrente
si confondeva schiumando con la scogliera.
Lente sul ciglio avanzavano le file solenni
delle processionarie dei pini, surreali convogli,
con i loro velenosi colori bruni e arancioni
indolenti, come pellegrini al sacro monte:
io non le amavo, seppure ammiravo il prodigio
delle mutazioni cui si assoggettano pazienti
queste creature di terra e di cielo.
Mia sorella ne aveva invece vivo orrore,
e all'incrocio cambiavamo il passo e il sentiero.
Eppure, intanto, nostro malgrado sempre inatteso,
avanzava il meriggio caldo e dorato d'estate,
intriso dell'essenze pur aspre e riarse
delle pinete. E placidamente, solennemente
al di là di una fragile trina di ispidi rami,
si estendeva all'orizzonte questo cielo capovolto,
questa distesa di spume, di alghe sommerse,
di scogli affioranti, di valve schiuse, di guizzi argentei,
di meduse danzanti e di vagheggiar di sirene.
Se si faceva silenzio a sufficienza, lo si sentiva
fin da lassù respirare, questo nostro caro mare,
e sussurrare il canto della nostra primigenia
dolce, irripetibile, giovanile incoscienza.
Marianna Piani
Trieste 22 Giugno 2014
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