Amiche care, amici,
come promesso, ecco il secondo appuntamento con la mia raccolta di sonetti dedicati ad alcuni, amati, nomi di donna.
Una volta finito di scriverli, voglio dire una volta completato il progetto originale di quattordici composizioni, mi sono chiesta in che ordine le avrei infine pubblicate. Avevo pensato a un ordine alfabetico, ma mi sembrava troppo ovvio, e rigido. Oppure in ordine di vicinanza delle persone cui su riferiscono in origine, vale a dire dai ricordi più antichi agli incontri più recenti. Alla fine ho optato per mantenere semplicemente l'ordine, del tutto casuale, in cui le avevo composte, nell'arco di poco più di un mese. Ma anche questo non mi soddisfaceva. Sembra questione di poco conto, in quanto si tratta in realtà di composizioni indipendenti e irrelate tra loro, accomunate solo dalla forma metrica. Invece anche questo è un atto in qualche modo poetico: nel mettere insieme una raccolta occorre pensare anche alla sua struttura generale, un poco come quando nel disporre i dipinti per una mostra si pensa a come disporli sulle pareti, in quale ordine, con quali accostamenti. Ed è proprio con questo ultimo criterio, quello puramente estetico, che poi, alla fine, ho deciso l'ordine definitivo, quello che se vorrete potrete seguire qui con me.
Vi "presento" quindi oggi Costanza e Serena (la mia Serenella!) due dolcissime amiche della mia tormentata adolescenza...
Per voi, amiche dilette, e amici cari, come sempre, con amore.
M.P.
In Nomine
Quattordici sonetti in libero canto
3
Costanza
Occhi di danza, capelli di mare,
bruni gli sguardi, turbate dai venti
le ciocche odorose intrise di salso,
in cima al molo, a scrutare distanze.
Perserverante è il tornar delle onde
sempre sul dorso ai medesimi scogli,
e tu che osservi con malinconia
la marea che lascia gamberi morti.
Rimarresti aggrappata a quegli scogli
il corso di una - o dieci vite,
pur d'attendere un suo incerto ritorno:
imbandiresti le coppe col vino
del tuo desiderio, e con il miele
della tua fede in un incrollabile amore.
Marianna Piani
Milano, 4 Giugno 2014
4
Serena
Grandi immensi chiari occhi affluenti
come le lune d'agosto che sorgono
all'orizzonte dove il golfo s'apre
in un vasto sospiro di mare.
Chi ha mai conosciuto occhi più grandi
più azzurri e più stupiti di sentirsi
amati, chi mai ha sognato sguardi
sognanti così, tra le sue mani?
I gabbiani svolano quasi in stormo,
ed in mezzo a loro passa la nave
che parte tra un garrire di ali
e di stendardi: il cielo è del tutto
sgombro di nubi, soltanto i gabbiani
hanno il futuro nelle loro ali.
Marianna Piani
Milano, 7 Giugno 2014
immensità nella bellezza cesellata in questi splendidi sonetti. Donne bellissime ma ancor più bella l'aura che le avvolge. Riprendo alcuni versi di entrambi i sonetti che vibrano nel mio cuore un fremito che lascia una traccia qui:
RispondiEliminacapelli di mare,
bruni gli sguardi, turbate dai venti
le ciocche odorose intrise di salso,
in cima al molo, a scrutare distanze.
Il cielo è del tutto
sgombro di nubi, soltanto i gabbiani
hanno il futuro nelle loro ali.
Grazie il tuo devoto lettore
con sincerità
Francesco
Caro Francesco,
Eliminala forma sonetto "costringe" una scrittrice come me, tendenzialmente ridondante, a concentrare la narrazione, a liberarsi da ciò che non è essenziale, a fare a meno degli abbellimenti, dei trilli, degli arpeggi. Per me è una vera lezione di stile, che mi sono voluta quasi imporre, ma che è stato bellissimo affrontare. Sono cresciuta, dopo questa esperienza, mi puoi credere. La forma classica è delicatissima, basta un nulla per rovinare l'armonia e tramutarla in leziosità.
Il tuo apprezzamento, non solo gradito, ma importante, mi aiuta a credere di essere sulla buona strada.
Grazie per la tua meravigliosa presenza!
Tua
Marianna