«La Poesia è Scienza, la Scienza è Poesia»

«Beauty is truth. truth beauty,- that is all
Ye know on earth, and all ye need to know.» (John Keats)

«Darkness cannot drive out darkness; only light can do that. Hate cannot drive out hate; only love can do that.» (Martin Luther King)

«Não sou nada. / Nunca sarei nada. / Não posso querer ser nada./ À parte isso, tenho em mim todos los sonhos do mundo» (Álvaro De Campo)

«A good poem is a contribution to reality. The world is never the same once a good poem has been added to it. A good poem helps to change the shape of the universe, helps to extend everyone's knowledge of himself and the world around him.» (Dylan Thomas)

«Ciò che premeva e che imparavo, è che in ogni caso non ci potesse mai essere poesia senza miracolo.» (Giuseppe Ungaretti)

sabato 13 giugno 2015

Assoluzione


Amiche care, amici,

Una composizione, in forma di sonetto raddoppiato, dal tono di preghiera, che scrissi in pieno inverno, in un momento di sconforto e malinconia. Lo stato d'animo si sposava così bene al paesaggio, inquadrato dalla finestra della mia stanzetta presso un'amica (una semplice cara amica) in montagna, nei pressi del Monte Bianco. Neve caduta da poco, gelo, e il rimpianto di non avere accanto a me la persona che avevo tanto amato che si condensava assieme al fiato sulla superficie di vetro della finestra.
Quando capitano quei momenti, la mia anima si dissocia, si separa da me, e fugge, in questo caso cercando di perdersi nei campi innevati, fino a divenire una figura indistinguibile dallo sfondo, una piccola convessità del terreno coperto da un alto strato di neve, uguale a tante altre convessità, che celano oggetti, pensieri, esistenze assolutamente dissimili tra loro, uniformandole in morbide scintillanti e mute ondulazioni…

Per voi, amiche dilette e amici cari, con amore.

M.P.




Assoluzione


Ha chiesto il cuore di essere assolto,
ha risposto l'anima intonandogli un canto,
io appoggiavo la fronte al vetro opaco
e intanto il gelo aveva il sopravvento.

Neve d'onice stendeva il suo manto
sopra le nobili alture di abeti
e larici antichi, ultimo lamento
al morire d'un sole dai raggi inquieti.

Presto avrebbe impresso alle pareti
gli ultimi languidi trepidi lampi
d'un giorno consumato nei segreti
e menzogne degli amori languenti.

Avrei voluto smarrirmi nei campi
affondare i piedi in vergini nevi,
trovar sollievo in contrade distanti
in attesa che il giorno si risollevi.

Invece restavo aderente a quel vetro
come l'edera, tenace ai rimpianti,
allontanandomi metro per metro

dalla creatura che avevo adorato
e che ora mi negava il suo sguardo
smeraldo come il suo tenero prato.

Il gelo ha vinto sulla pallida valle
e dalla fronte mi ha aperto al costato
come un coltello che squarci la pelle.

E l'anima infine ha sospirato
a un cuore carico di quelle colpe
di cui mai sarebbe stato sgravato.


Marianna Piani
Plateau d'Assy 4 Gennaio 2015

4 commenti:

  1. Ho già letto la composizione quando era "fresca" di scrittura * .
    Dunque, inizio il commento facendoti i complimenti per la traduzione di "Dark Wood, Dark Water" di Sylvia Plath.
    Sono rimasto colpito favorevolmente da alcune tue "aggiunte" all'originale.

    Versione Originale :
    "This wood burns a dark Incense. Pale moss drips
    In elbow-scarves, beards…".

    Versione Mondadori ("Tutte Le Poesie", Pagina 359):
    "Questo bosco brucia uno scuro incenso. Pallido muschio goccia
    in sciarpe spigolose, barbe…".

    Versione Marianna Piani :
    "Questo bosco arde d'uno scuro NERO incenso. Un muschio diafano
    cola in scialli e ciuffi".

    Il finale poi, l'hai "rappresentato" in maniera davvero magica, sostituendo gli abeti (?!) con i pini.
    Non solo dimostri umiltà, ma anche consapevolezza e RICERCA.

    Non mi sembra il caso di analizzare passo-passo la tua traduzione, occupando spazio qui sotto la composizione, mi basta aver posto in evidenza il tuo grande lavoro.
    Lettori e lettrici, credetemi, leggete le traduzioni di questa Donna.
    Meritano davvero la vostra attenzione, non sono semplici traduzioni "alla lettera", sono molto di più.
    Sono "creature vive", sorelle delle opere originali.

    * Questa composizione si "regge" sul dialogo intrapreso tra cuore e anima :
    Il fatto di aver scelto di proporla sotto forma di sonetto raddoppiato (quattro quartine, quattro terzine), poteva anche essere rischioso, sotto svariati punti di vista.
    Pensando all'apertura sotto forma di "dialogo immaginario", come ho posto in evidenza prima, però, non posso che apprezzare (e condividere) la tua scelta :

    "Ha chiesto il cuore di essere assolto" è un inizio molto forte, a memoria uno dei più forti che tu abbia prodotto, perché non lascia spazio a fraintendimenti di sorta.
    E' una RICHIESTA netta, volontaria, autoritaria, ma allo stesso tempo debole e dolce, ricca di fragile insicurezza (la tua).
    "Ha risposto l'anima intonandogli un canto" : un "canto"… quanto di più Poetico ci possa essere.
    E poi, i campi innevati… l'edera e la sua aderenza paragonata alla tua fronte "appoggiata" contro il vetro… tutte immagini "Made in M.P." :
    "Lo stato d'animo si sposava così bene al paesaggio…"
    Un paesaggio simile, è il perfetto ritratto della SOLITUDINE che stavi vivendo / provando.

    "Avrei voluto smarrirmi nei campi, MA restavo aderente a quel vetro : il gelo ha vinto sulla pallida valle / pelle"
    "Dalla creatura che avevo adorato, e che ora mi negava il suo sguardo"

    Il finale, è autobiografico.
    Praticamente sempre il tuo cuore non viene sgravato dalle "colpe" relative alla fine di una storia d'amore :
    Ti senti / si sente colpevole, l'unica / l'unico vera colpevole.
    "Quando capitano quei momenti, la mia anima si dissocia, si separa da me, e fugge…"

    Ometto / taglio altri passaggi, al fine di lasciare spazio ai lettori e alle lettrici che vorranno intervenire.

    Un caro saluto,

    Luca

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    1. Caro Luca,

      per prima cosa ti ringrazio per il tuo accenno alle mie traduzioni, un argomento cui tengo moltissimo.
      Come sai, io dopo un periodo giovanile, ho abbandonato per molti anni la scrittura "in prima persona", ma non ho mai abbandonato la pratica della traduzione, segnatamente delle poesie e dei poeti che più amo e di cui ho la fortuna di conoscere in modo sufficientemente approfondito la lingua (Inglese, Francese, Spagnolo, con un poca di fatica Tedesco, Latino e Greco antico).
      Ho sempre considerato la traduzione un modo per "entrare" in profondità nella mente e nel cuore dell'autore amato. E ho sempre considerato la trduzione, appunto, un gesto di conoscenza e d'amore. Amore e conoscenza non possono essere mai disgiunti, come sai.

      Devo dire, non per sminuire il mio lavoro, di cui anzi vado molto fiera, ma per metterlo nella giusta prospettiva, che anche in questo caso godo del privilegio di essere e sopratutto considerarmi una pura dilettante. Infatti io, nel confrontarmi con un testo, non devo rispondere ad alcuno dei vincoli e degli obblighi che una traduzione "professionale" impone. Non ho obblighi di tempo, posso stare anche una settimana su un testo, se lo credo necessario, non di scaletta, posso tradurre chi voglio, quando voglio, e infine non ho nemmeno la (delicata e fondamentale) funzione di "interprete" tra l'autore originale e il lettore di un altro idioma. Intendo dire non che posso "tradire" liberamente, ma che non ho l'onere di porgere al lettore la traduzione più letterale e fedele possibile del testo in questione: il mio lettore sa che, se vuole, può rivolgersi per motivi di comprensione, di studio, di fililogia, a molti altri traduttori più specializzati di me. Quello che io cerco di offrire nelle mie traduzioni e l'interpretazione dello stato d'animo, delle emozioni di un Autore, filtrato attraverso la mia personale sensibilità, al di là delle lettera o della organizzazione dei versi. È una grande e impagabile libertà, che però mi curo di compensare con il massimo rispetto e rigore possibile, e con la massima applicazione delle mie capacità: mai una traduzione affrettata, raffazzonata, non sentita. E poi, tanto più approfondisco questo mio lavoro quasi quotidiano, tanto più mi arricchisco - ovviamente - come scrittrice. Uno "scrittore", anche dilettante come sono io, deve essere prima di tutto LETTORE, appassionato, un folle incontenibile lettore.
      E la traduzione, in fondo, è semplicemente una forma di lettura.

      Due parole soltanto sulla mia composizione pubblicata oggi (ma scritta in gennaio...), de te come sempre chiosata con grande intuito e acume critico.
      Giustamente osservi come la organizzazione dei versi su uno schema realtivamente chiuso (il doppio sonetto) si ripercuote sulla comunicazione, sulla affabulazione dell'argomento emozionale.
      Ti dirò che personalmente la scelta dello schema prosodico (libero o più o meno chiuso) non precede MAI (o quasi mai) la narrazione, la parola, il significato. Intendo dire, non mi pongo mai (o rarissimamente, e in casi speciali) davanti alla pagina con il programma "adesso scrivo un sonetto, oppure una canzone in ottave" ecc.
      È invece il "discorso" che dipanandosi, per così dire da solo impone una "sua" organizzazione, un suo ritmo, un suo tessuto armonico.

      Grazie, come sempre, Luca

      Marianna

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  2. Quando un amore finisce si resta dapprima annichiliti,incapaci di capire poi preda di contrapposte emozioni, rabbia verso se sessi e l'altro,senso di inadeguatezza; ci si colpevolizza di tutto,eletti al ruolo di giudici intransigenti di se.
    Credo sia questa l'edera avvinta che raffiguri
    Poi, complice il tempo che ristabilisce il giusto distacco e mette in prospettiva i sentimenti avviene il riscatto.
    L'assoluzione per se , per la vita e aggiungerei il perdono per avere creduto in un amore ed ora sperare ne arrivi un'altro.
    Bella,non c'è bisogno di dirlo ma l'ammirazione è la paga dell'artista e tu lo sei dolce Marianna.
    Un abbraccio Rossella

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    1. Poi, cara amica mia, superato il periodo di "annichilimento", si entra in una fase neutra, silenziosa, in cui si vive senza passione, si desidera ma altrettanto si teme un nuovo incontro che possa travolgerci come prima, si spera che sarà questo l'incontro definitivo, quello sognato da una vita, e nello stesso tempo si trema all'idea di ripercorrere un'altra volta questo inferno, questo gelo, questo annullamento di sé stessi.

      Le donne, nella vita, più degli uomini sanno essere autosufficienti, non abbisognano di "cure", dato che sono esse ad elargirle, dalla nascita alla morte.
      Ma la solitudine per una donna, il vuoto affettivo, è una condizione intollerabile, perché noi donne abbiamo una necessità incoercibile di dare e ricevere amore, la Natura ci ha create a questo "fine", esattamente.
      Hai ragione, l'edera che s'avvinghia siamo noi, attaccate alle nostre colpe, alle nostre disperazioni, alle nostre inadeguatezze, non di vita, ma d'amore, quando l'oggetto del nostro amore, cui abbiamo affidato tutta la nostra fede, ci tradisce.

      Grazie per chiamarmi "artista", sono soltanto una donna come tutte che ha trovato il modo di far cantare il cuore, quando di gioia, quando di dolore, q1uando di rabbia.

      Grazie per il tuo affetto, che sai con quanto trasporto ricambio.

      Marianna

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Sarei felice di sentire di voi, i vostri commenti, le vostre sensazioni, le vostre emozioni. Io vi risponderò, se posso, sempre. Sempre con amore.