«La Poesia è Scienza, la Scienza è Poesia»
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Ye know on earth, and all ye need to know.» (John Keats)
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«A good poem is a contribution to reality. The world is never the same once a good poem has been added to it. A good poem helps to change the shape of the universe, helps to extend everyone's knowledge of himself and the world around him.» (Dylan Thomas)
«Ciò che premeva e che imparavo, è che in ogni caso non ci potesse mai essere poesia senza miracolo.» (Giuseppe Ungaretti)
mercoledì 24 giugno 2015
Sposa giovane
Amiche care, amici
in quei giorni apprendevo, un poco a sorpresa, che una mia giovane amica con una decisione molto improvvisa e inattesa si era maritata, con una bella e completa cerimonia religiosa, come nelle più classiche tradizioni italiane, seguita da rinfresco, partecipazioni, servizio fotografico e viaggio di nozze.
Vi fu un tempo in cui anch'io fantasticai molto su questo argomento, la famiglia di colui che a quel tempo viveva con me come mio compagno "spingeva" molto per due obiettivi precisi e molto ambiti: prima di tutto un bel matrimonio come si deve, e poi la nascita di uno o più eredi al trono, alla cui fattura io ovviamente ero chiamata a collaborare.
Non avevo ancora maturato la definitiva accettazione della mia omosessualità, ero in una posizione per così dire di incertezza al riguardo, per motivi sia di carattere "sociale", quanto puramente personali. Nonostante l'attrazione per il mio sesso fosse da sempre chiara, non avevo abbandonato le fantasie e in fondo il desiderio di stabilità, "famiglia felice", onorabilità che il convolare a regolari nozze (come si dice) nel nostro mondo ancora oggi in sé sancisce, elevando l'amore a un ruolo istituzionale all'interno del nostro ordinamento. Inoltre il ragazzo con cui convivevo da quasi cinque anni era (ed è, siamo rimasti davvero "amici") una persona straordinaria, con cui il mio istinto femminile mi diceva che sarebbe stato meraviglioso unirsi "per la vita", e certo a modo mio lo amavo. Inoltre esisteva, potente e pressante in me, la motivazione "biologica", il fatto di poter esprimere la mia femminilità al completo, ed esprimere il mio "ruolo nel ciclo della vita" con la maternità.
Bene, la mia realtà personale era molto lontana da questo progetto, e non solo per le mie inclinazioni di genere, ma più ancora per la scoperta della mia sterilità biologica, ahimé definitiva, causata da un problema medico scatenato proprio da un primo disgraziato tentativo di maternità.
E così sono rimasta una donna "imperfetta", o incompleta, almeno rispetto ai sogni e all'immagine che su me stessa avevo tentato di edificare.
E ogni volta che una amica, specialmente se molto giovane come questa del mio racconto, prende una tale decisione, io mi sento coinvolta, con un misto di ammirazione, dolcezza, partecipazione, tenerezza, e anche tanta sincera gioia.
Eppure, sempre, mi rimane il senso della "perdita" che questo passo comporta per una donna, per qualsiasi donna, pur nella felicità di un progetto di vita preso con convinzione piena e certo con amore.
Da una parte, appunto, un futuro d'impegno, ma anche di gioia, di soddisfazione, di gratificazione. La "maturità".
Dall'altra, alle spalle, la libertà di movimento, di scelta, di follia. In una parola, la giovinezza.
A questa giovane sposa dedicai quindi questi versi, sentiti e sinceri (che però non le inviai mai).
Versi che ora condivido con voi, amiche dilette e amici, come sempre, con amore.
M.P.
Sposa giovane
Sali in fretta, piccola giovane sposa,
fin sulla vetta, sull'orlo del dirupo,
e ora guarda, laggiù, ciò che hai lasciato
della tua libera vita di bimba
e di ragazza, guarda i tuoi sogni,
i tuoi giochi in riva come una pazza
a inseguire granchi e timidi paguri
in fuga dalla marea, e a specchiarti
nelle ombre dei gabbiani sulla sabbia.
Tu eri sempre in volo, piccola audace
rondinella, in alto fin oltre i cirri
trillavi, e poi in picchiata sopra i campi
a far strage di libellule e mosconi.
Tu eri libera come una ventata
di libeccio, che scompiglia e fugge
dove nessuno lo potrà acchiappare.
Tu eri un frizzante inebriante sorso
di vin novello, e rossa eri al pari,
e potevi perdere ogni umano
al tuo solo sguardo, malizioso
e inerme come un ranuncolo nel grano.
Sali dunque, bianca piccola sposa,
sali ora in cima alla tua gioia,
e da quel dirupo grida giù al mondo
a pugni chiusi grida il tuo bisogno
di essere viva in faccia al tempo,
di mai cedere il tuo amore innocente
per una manciata di assennatezza.
Sali, e guarda che cosa lasci, ora,
per questo tuo mirabile destino
di piccola fiammante femmina feconda.
Marianna Piani
Milano, 19 Gennaio 2015
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Non amo le tradizioni, non le ho mai amate.
RispondiEliminaLe ho sempre trovate così false, banali, "imposte"...
L'amore, quello vero, non ha bisogno di banchetti, servizio fotografico, pranzo, parenti che spuntano come funghi, dopo intervalli di tempo quasi imbrazzanti durante i quali erano praticamente spariti...
Non esiste al mondo che una famiglia possa permettersi di "spingere" affinchè il figlio / figlia soddisfi i loro "obiettivi".
Soprattutto quando si parla di figli.
Un figlio non è un giocattolo, è un essere vivente.
Un passo importante. Bisogna essere pronti.
Non va messo al mondo per far vantar la nonna dal parrucchiere, o per riempire le sue giornate portantolo a spasso con il passeggino.
Purtroppo, però, tutto ciò succede.
..................................................
Vogliamo essere onesti ?
Il matrimonio non è altro che un contratto.
Contratto che, una volta firmato, vede la parte in causa dotata di "grano" con le spalle al muro :
Sia che il matrimonio duri nel tempo, sia che si sfaldi.
Soprattutto quando si sfalda ha le spalle al muro (assegno di mantenimento) !
Detto questo, a tua composizione è così pura, sentita, innocente, "sognante / sognata", che non posso non apprezzarla.
Il richiamo al paesaggio marittimo la rende ancor più "tua", dunque sentita.
Brava, Mari.
Luca
Grazie Luca,
Eliminain particolare per il tuo apprezzamento alla composizione, un apprezzamento - per usare le tue stesse parole - così puro e sentito, come sempre sono i tuoi commenti.
Il matrimonio è un contratto, è vero. Con tutte le problematiche - assai poco "romantiche" a dire il vero - di ogni contratto, e di ogni atto legale. In sé ciò non è negativo, specialmente in considerazione della naturale espressione di una unione matrimoniale, vale a dire i figli. Come dici tu, non si gioca con la vita, e se legge significa tutela della parte debole, è giusto che legge sia. Ed è anche una delle poche motivazioni forti che mi portano a pensare necessaria almeno come possibilità di scelta una regolarizzazione legale anche per le coppie omosessuali.
Grazie ancora, a presto
Marianna
... Allora, non parliamo di amore, piuttosto definiamo il matrimonio come il "bisogno di sistemarsi per terrore di dover affrontare il mondo e la vita solo e soltanto con i propri mezzi (soprattutto economici), da soli".
RispondiEliminaNon parliamo di amicizia, ma di "convenienza", eccetera.
Quando vedo un clochard, spesso è accompagnato da un cane, non da un essere umano. Ci sarà un motivo... no ?
Ripeto : per me l'amore vero e la libertà vera finiscono entrambi nel momento in cui viene firmato il suddetto contratto.
Ovvero, quando si RINUNCIA temporaneamente o permanentemente alla propria libertà personale per illudersi di poter dividere le disgrazie della vita in due.
Il problema è che si è soli anche quando si è in coppia.
Giusto mantenere i figli dopo l'eventuale separazione.
Solo i figli però ! Non il partner, adulto e vaccinato.
Il contratto viene stracciato ?
Ok, mantengo "il frutto", non l'altro albero.
Non si gioca con la vita, ragion per cui non si dovrebbe neppure giocare con i sentimenti, recitando unicamente la parte più congeniale alla propria natura per fare bella figura, per ottenere obiettivi in modo facile e veloce, per sentirsi meno soli e impauriti, eccetera.
La VERA felicità può derivare solo da una cosa :
Il non dipendere da niente e da nessuno.
(Parere personale...)
Sì, ribadisco che la composizione è bella.
Poteva risultare troppo "smielata", esagerata...
Invece no.
Nessuna tua composizione è banale. Nessuna.
Ogni tanto noto dei "riferimenti" a lavori dei tuoi Poeti preferiti, o comunque a Poeti del passato.
Ti lasci influenzare come è giusto che sia, senza "copiare" mai.
Questo è un grande merito.
Dimostri rispetto nei confronti dell'Arte in questione.
Altri, purtroppo, utilizzano una sorta di carta carbone virtuale.
E copiano pure male !
Buona Giornata.
Grazie a te.
Sul matrimonio: ne parlo tra un attimo con Rossella, qui sotto...
EliminaSui "riferimenti":
da bimba adoravo quando papà mi sollevava (facendomi morire dal ridere di paura) e mi portava a spasso (spesso in alta montagna, in bilico sul ciglio di un sentiero, lungo un ghiaione, o sul crinale di una cengia - quando mamma non vedeva!) sulle sue spalle, le mie gambine strette tra collo e petto come sulla groppa di un grande paziente bonario cavallo.
(Per portarmi così un giorno per poco non si fratturò una caviglia, per aver messo il piede in fallo e per non farmi cadere, ma questa è un'altra storia...)
Comunque io adoravo stare lassù, perché potevo vedere il mondo da una prospettiva che a me sarebbe stata negata, piccina com'ero, e come sono tutt'ora.
Non occorre che appartengano a Giganti le spalle su cui ci arrampichiamo, basta solo che siano un po' più grandi di noi.
Poi "copiare" non serve a nulla, piccine siamo, piccine rimaniamo. Possiamo soltanto apprendere, e questo, basta volerlo...
Marianna
...Sai benissimo a cosa / chi mi riferivo.
EliminaA che tipo di persone, a che tipo di situazioni.
Non mi pare il caso di ribadirlo, ormai sanno anche i muri e le pietre come la penso.
Copiare, emulare lo stile "altrui" non serve a nulla, dici ?
In realtà. serve a sentirsi artisti a spese altrui.
Serve a sentirsi una zecca sulla schiena di un cane.
Serve a succhare il sangue di un essere più grande, pur di sentirsi vivi e apprezzati.
Il dramma è che la star sarà sempre il cane.
Copiare, in pratica, serve a rendersi ridicoli in senso assoluto, ricevendo finti complimenti da finti amici.
Serve a non pensare alla propria pochezza.
I riferimenti a cui facevo riferimento nel mio precedente commento erano puramente Poetici, non umani.
Però, visto che, a sorpresa, l'hai tirato in ballo :
Tuo Padre ti adorava, così come tua madre, sicuramente.
Erano entrambi pronti ad assumersi a pieno la responsabiità "umana" di avere figli, crescerli, riempirli d'amore e mettere a loro disposizione tutti i mezzi necessari al fine di diventare, un domani, persone degne di rispetto.
La dimostrazione sta nel fatto che, pur di riuscire nel suo intento, tuo Padre ha "speso" tutto per te, per voi.
"...mai cedere il tuo amore innocente
per una manciata di assennatezza"...
Ciao !
Di nuovo s'intrecciano desiderio di maternità e di stabilità che non necessariamente deve avvenire nelle strette maglie del Matrimonio ne in una relazione etero; non credo sia questo che determini la felicità di una coppia.
RispondiEliminaPersonalmente ho sempre pensato che il matrimonio sia una specie di demansionamento per una donna, una sorta di scartamento , un dribbling, per dirla in termini sportivi ,dalla propria consapevolezza e dal prendersi cura di se in prima persona.
Pur amando non affiderò al mio compagno la mia libertà di autocritica e forse questo si farà di due uno più di un abito bianco e una bomboniera.
Grazie ancora Marianna
un abbraccio
Rossella
Rossella cara,
Eliminase immagini la mia anima come una tastiera, tu sai dove poggiare le dita, per farla risuonare:
"Maternità" e "stabilità", due "tasti" che formano un accordo in minore, per me dolente e sapessi quanto sofferto!
Una vita alla ricerca di questo binomio di felicità, per me purtroppo irraggiungibile, per i motivi che sai.
Non potrò mai accedere alla maternità, è questo è un dato di fatto purtroppo incontrovertibile.
La stabilità poi, quella che una donna ormai quarantenne, sia pur libera e perfino "viziata" alla propria libertà come me istintivamente, atavicamente ricerca, quel senso di dolce e totale appartenenza reciproca, almeno come prospettiva o speranza di vita, è difficile da trovare, in ogni caso, ma in particolare per il carattere ancora vagamente "clandestino", complesso, a volte furiosamente passionale, ma incostante di molte relazioni intime tra donne. È la mia esperienza, beninteso, non significa sia una regola. Tuttavia - come dico in introduzione - io rimango l'incompiuta che sono, non senza soffrirne.
Il tuo progetto di vita è solido e chiaro, invece, riconosco tutto il tuo stile. Io penso che tu potrai essere così - per quanto ci è concesso esserlo - felice. E ciò di rimando fa felice me, per la stima e l'affetto che ci legano, sia pur solo in queste pagine.
Tua
Marianna