Amiche care, amici,
Scrissi questa cosetta durante un mio viaggio di lavoro in Irlanda, quest'estate.
Si tratta di sette strofe in forma "saffica" (la versione sillabica dell'originale quantitativo latino, tre endecasillabi e un quinario - qui con qualche licenza di "verso libero", specie nelle rime) e parlano d'amore, apertamente, scopertamente d'amore a modo mio, dedicate a colei che è stata per un indimenticabile anche se breve periodo la mia compagna.
"Saffiche" di nome e di fatto queste strofe, dunque, se volete.
Le pubblico oggi con un certo anticipo sul normale "ruolino di marcia", se me lo consentite, come un mio contributo volutamente polemico e - per chi tale lo pensasse - provocatorio rispetto al sedicente "Familiy Day" andato oggi (29 Gennaio, 2016) in scena a Roma.
L'amore tra due persone, quando sincero e profondo, per me non ha confini di genere o di sesso.
Il mio amore per un uomo, che vissi per quace anno nel passato, non fu diverso dal punto di vista affettivo ed emotivo rispetto a quello che provo adesso per una donna - ora che ho finalmente e non senza costi personali chiarito il mio ruolo nella giostra della vita - e a quello che questa donna prova per me. Ora ho trovato una realizzazione e un equilibrio anche dal punto di vista sessuale - e sensuale - ma conservo tuttavia un profondo affetto e gratitudine per il ragazzo che mi è stato accanto in anni per me difficili, e che ancora adesso frequento, forse con ancora maggiore libertà e felicità.
Mai mi sono sentita libera di esprimere la mia amicizia profonda con amici maschi come ora, e mai prima ho provato per una persona la travolgente attrazione, su tutti i piani, mentale, fisico, d'anima, come la provo ora per la compagna che amo, che ho amato o che amerò.
Sono felice che in Italia lo status di chi ama un'altra persona inizi finalmente ad essere reso potenzialmente indifferente alle diverse combinazioni possibili (ed esistenti) tra i sessi, e che ciò avvenga anche a livello normativo e legislativo.
Pochi paiono accorgersi che il riconoscimento di certi diritti implica l'assunzione di certe responsabilità, di certi doveri.
Ora ad esempio può capitare che in certi ospedali, in caso di malattia o incidente, mi sia interdetto di vedere o incontrare la mia compagna, poiché lei ed io non facciamo parte di un nucleo familiare "riconosciuto".
Domani di contro, spero, io non solo avrò il diritto, ma anche il dovere, non solo morale, ma effettivo, di prendermi cura della mia compagna. E lei di me.
La questione è tutta qui. Solo qui.
Inutile insistere e ripetere che per noi non si tratta di negare certi diritti a chi già ce l'ha, e neppure che l'assunzione di questi stessi diritti debba diventare obbligatoria per noi omosessuali, o per chiunque, anche per le coppie etero che vogliano ad esempio, per ragioni loro, rimanere "conviventi" e non "regolarizzate". Ciò che importa, e questa è una vittoria per tutti, non solo per gli omosessuali, è che ci siano delle leggi e delle norme di tutela e di diritto che tutti, indipendentemente dal sesso, dalla religione e dal colore della pelle, possano e debbano effettivamente seguire.
Non vedo come ciò possa in alcun modo "minare" la nostra società o ledere i diritti acquisiti dalla generalità della popolazione, vedo piuttosto un chiaro avanzamento nella direzione di una evoluzione sociale di democrazia, giustizia e libertà.
Non a caso i luoghi in cui questi diritti e libertà sono negati, e spesso attivamente e violentemente perseguitati, sono proprio quei regimi teocratici, ciechi e violenti di cui proprio molti dei più accesi sostenitori dei "Family Day" di casa nostra temono maggiormente il "contagio". A quanto pare, sono già ben contagiati...
Agli amici che in buona fede si sentono parte di questo movimento (intendo non in cattiva fede, come certi politicanti che ne vogliono cavalcare la groppa, spesso da parte loro pluridivorziati o con situazioni personali perlomeno dubbie) dirò senza paura di apparire contraddittoria che comprendo e in parte condivido le preoccupazioni per il lato debole di tutta la questione, l'infanzia.
Io sono fisicamente sterile, e dunque la mia "famiglia" sarebbe destinata a rimanere sterile anche se sposassi cento uomini di fila, tuttavia sono estremamente cauta, nella situazione sociale attuale, con l'idea di coinvolgere un minore nella mia vita, sia in adozione sia che venisse da una relazione precedente mia o del mio partner. Questo non solo per motivo della mia omosessualità, ancora ben lontana dall'essere accettata, per non dire riconosciuta, ma anche per altri motivi di fragilità personale, di incertezza economica, di mia sofferenza psichica,
E questo è tutto, ma solo per per quanto mi riguarda personalmente, e questo anche se il mio desiderio di maternità, credetemi, è immenso. Davvero immenso!
Tuttavia non mi sento di negare ad altri la possibilità almeno in prospettiva di confrontarsi con la propria coscienza e ragione e di aspirare a questo raggiungimento, fondamentale per ogni essere umano.
La tutela del minore, dell'indifeso, di chi non prende ma subisce le nostre scelte è necessaria e indispensabile, ma questo vale per chiunque, anche per le coppie "regolari": il passo di decidere di generare ed allevare un figlio o figlia non è e non deve essere mai un gioco, e deve essere valutato in prospettiva focalizzata su questa creatura ed esclusivamente per lei, non per rispondere a un proprio egoistico bisogno, qualunque esso sia.
Per cui, amici che siete scesi in piazza (fisicamente o virtualmente) in nome della "Famiglia", vi prego, non lasciatevi irretire da individui che hanno interesse a utilizzare le vostre coscienze per loro fini, qualunque essi siano, cercate di assumere anche un altro punto di vista, più generale, meno chiuso in sé stesso.
Vedrete come questa timida proposta di legge, se portata avanti in buona fede anche con il vostro appoggio e apporto potrà costituire una conquista effettiva per tutti, anche per voi.
Mi fermo qui: vi lascio, se vorrete, alla lettura di questi versi, amiche dilette e amici cari, immaginati e scritti per amore, e più che mai con amore.
M.P.
(Egon Schiele - 1915) |
Sette Strofe Saffiche per S.B.
Vasta, luminosa, vergine cara,
creatura mia che giungesti improvvisa
come un soffio di vento di primavera:
io ti volli mia sposa.
Ti vidi scendere come una dea
dalla motocicletta argentata,
scuotesti la chioma dall'elmo come
una rosa infuocata.
E fu subito incendio quel tuo sguardo
scagliato contro il mio come una sfida,
le tue labbra furono la promessa,
la tua voce mia guida.
Fosti allora come il sole è la vita,
come l'acqua è per una piccola pianta
inaridita, come è l'aria libera
per la mia fiamma affranta.
Bevvi a gran sorsi il tuo sudore e il succo
del tuo ardore più segreto e profondo,
ebbra al sapore delle tue carni
e al tuo dolce abbandono.
"Sempre sarà", dissi, "sempre sarà"
ripetemmo, abbandonate alle braccia
l'una dell'altra, imbevute di vita,
"finché vita ci piaccia".
Così furono le candide nozze
che ci confusero spirito e cuore,
virginali carezze come ogni unione
carnale d'amore.
Marianna Piani
Bearhaven, Ireland, 16 Luglio 2015
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