«La Poesia è Scienza, la Scienza è Poesia»
«Beauty is truth. truth beauty,- that is all
Ye know on earth, and all ye need to know.» (John Keats)
«Darkness cannot drive out darkness; only light can do that. Hate cannot drive out hate; only love can do that.» (Martin Luther King)
«Não sou nada. / Nunca sarei nada. / Não posso querer ser nada./ À parte isso, tenho em mim todos los sonhos do mundo» (Álvaro De Campo)
«A good poem is a contribution to reality. The world is never the same once a good poem has been added to it. A good poem helps to change the shape of the universe, helps to extend everyone's knowledge of himself and the world around him.» (Dylan Thomas)
«Ciò che premeva e che imparavo, è che in ogni caso non ci potesse mai essere poesia senza miracolo.» (Giuseppe Ungaretti)
mercoledì 27 gennaio 2016
Geometria del dolore
Amiche care, amici,
in questa "Giornata Particolare" (per parafrasare il meraviglioso film del grande Ettore Scola, recentissimamente scomparso) vorrei partecipare, se me lo consentite, con una mia memoria personale, minima, intima, ma intensa.
Alcuni anni fa mi trovavo a Monaco di Baviera per lavoro, vi abitavo ormai da diversi mesi, e decisi un freddo week end di gennaio di chiedere a una mia amica del luogo, non ebrea, di condurmi a visitare il vicino Campo di Dachau.
Era da tempo che lo volevo fare, secondo me si tratta di un "pellegrinaggio" d'obbligo per qualunque cittadino europeo, almeno una volta nella vita - intendo quello di visitare un Campo di Sterminio qualsiasi dei tanti ancora visitabili in giro per l'Europa, non Dachau in particolare. E quella era la prima occasione che mi si presentava. Pur essendo nata e cresciuta a Trieste, tra l'altro, non avevo mai avuto modo di visitare il triste comprensorio di San Sabba, che come si sa è l'unico Campo che fu operativo in territorio italiano.
Dachau, è da dire, non è Auschwitz, non emana quella sinistra tremenda aura di morte già solo dal nome. Se non sbaglio questo paesino bavarese ha ospitato nel suo territorio il primo Campo del genere in assoluto, che fu avviato inizialmente più per il controllo/repressione della dissidenza e diversità (comunisti, omosessuali, testimoni di Geova, malati psichici, e ovviamente "anche" ebrei) che per lo sterminio vero e proprio, pianificato e più puramente razziale, che sarebbe venuto "ufficialmente" più tardi.
Tuttavia, accuratamente allestiti (ed è proprio su questa "accuratezza" che parlo nella mia piccola composizione, come vedrete) e con maniaca precisione collocati a un lato del Campo c'erano - ci sono tutt'ora per chi volesse visitarlo - gli impianti "full optional" delle camere a gas e i forni crematori annessi. Impianti che non furono mai realmente utilizzati, con grande disappunto (documentano carte e comunicazioni ritrovate ed esposte nel piccolo museo annesso) dei responsabili e reggitori amministrativi e militari del Campo, che si sentivano immeritatamente degradati a "serie B" tra i campi di sterminio, dopo il glorioso primato vantato negli anni precedenti.
Ciò non impedì ovviamente che tra quei reticolati, nella placida e quieta e peraltro adorabile Baviera, venissero perpetrate torture indicibili (tutte accuratamente e puntigliosamente documentate dagli stessi carnefici, evidentemente orgogliosi della loro efficienza), e che i disgraziati "detenuti" fossero destinati comunque a morte indegna e orribile per stenti, fatica, fame e malattie. Per non parlare dei numerosi terrificanti "esperimenti scientifici" compiuti e anch'essi accuratamente registrati e documentati sulla pelle di diversi poveri corpi vivi e in questo modo portati a morte, come cavie di laboratorio.
In realtà ciò che mi si impresse indelebilmente nella memoria non fu tanto l'emozione - certo annichilente - di camminare in un santuario della morte, dove migliaia di innocenti sacrificarono la loro vita senza neppure sapere perché, quanto una sensazione che solo visitando ora i campi di persona si può davvero percepire: la surreale volontà di "ordine, pulizia ed efficienza", la "simmetrica geometria" di cui tento di parlare nella mia composizione con parole certo inadeguatissime, che è il segno ancora tangibile di come questi avvenimenti non furono generati dalla follia paranoica di un uomo o di un ristretto gruppo di criminali, come si tende a voler credere per amor del cielo e di noi stessi, ma da menti e competenze, lavoro, progettazione accurata, misurazioni, ingegnerie, calcoli precisi, complessa e puntigliosa burocrazia e volontà perfino di primeggiare nello schifoso compito di un numero indefinito ma vasto e indifferenziato di persone come noi, normali "cittadini", di cultura e con studi alle spalle, con casa, famiglia, bambini, amici, spesso cristiani, anche osservanti. Tutti volonterosi e NON INCONSAPEVOLI carnefici in nome di questa folle e surreale ideologia di morte e sopraffazione.
Questo è ciò che mi agghiaccia, da sempre. Questo è ciò che segnala come una follia del genere sia sempre nel fondo del nostro animo, dell'animale-massa di cui noi siamo una cellula integrante. Che tutto questo, magari con altre intensità, altri nomi, sotto altri ideologie o religioni, può riprodursi ovunque, in qualsiasi momento.
Perché si tratta di un mostro che cova DENTRO ciascuno di noi, e non una entità proveniente dall'esterno, un alieno che piomba dal nulla a distruggere l'Umanità come nella Guerra dei Mondi di H.G. Wells.
Il seme della nostra (auto)distruzione è dentro di noi, anzi, è parte di noi. Compito dell'Umanità da sempre, e ora - dopo la Shoah - più che mai è rendersene conto, innanzi tutto, e poi di imbrigliare il mostro e neutralizzarlo. Un lavoro complesso, duro, e MAI concluso.
A questo serve a mio avviso, nel suo piccolissimo e simbolico contributo, anche questa "giornata particolare", al di là dei rituali magari consolatori o delle stanche liturgie.
Qualcuno vedo che scrive o chiede qui e là qualcosa come: "nulla in contrario per la GDM, per quello che mi riguarda, MA quando una giornata in memoria dei tanti eccidi e stermini TUTT'ORA in atto in varie parti del mondo?"
Caro amico, o amica, non hai capito: la "giornata" di cui parli richiama alla memoria sì QUEL genocidio, che come tale ci auguriamo non si presenterà mai più nella Storia, ma rappresenta il monito fortissimo e l'allarme PROPRIO per ciò che avviene ora o può avvenire ancora, ovunque il mostro di cui parlo riesca a spezzare le catene che lo imprigionano nella più profonda segreta della Ragione Umana, ed emerga allo scoperto.
Amiche dilette, amici cari, vi lascio alla lettura, se lo vorrete, ricordando sempre che il primo e più decisivo antidoto contro queste pericolose tossine è sempre, come sempre, l'amore.
M.P.
Geometria del dolore
Il viaggio fu breve,
piuttosto spiccio, su una linda
strada con l'asfalto da poco steso
in mezzo a piccole boscaglie
e villaggi del tutto acquietati.
Solo il cielo era partecipe,
a modo suo,
del mio intimo disagio:
grigio e diaccio, greve
come una coperta di metallo,
che mi schiacciava.
La mia compagna conduceva
senza dir nulla la vettura, e io
per qualche ragione provavo
un sottile sordo mal di capo.
Pungeva il freddo, ma
non c'era neve; l'aria, il vento,
l'intera atmosfera era immota,
come in attesa. Nulla:
nulla segnava ciò che ci attendeva.
Ciò che vidi, per primo, inatteso,
non fu l'orrore, non fu il marchio
dell'agonia, non fu
il grido del dolore versato
a fiumane su quei selciati.
Fu un ciuffo d'erba,
un singolare sbuffo verde chiaro
aggrappato con ogni forza
a una crepa nel gradino grigio
e freddo dell'ingresso.
E poi, più avanti,
non fu il sentore, l'odore
dell'umana dissoluzione
che mi prese alla gola,
come una morsa.
Furono quei viali,
quegli edifici ora deserti e muti,
quei piazzali, quei percorsi
rettangolari, quelle reti
rilucenti come squame.
Fu l'inumana simmetria.
Fu quell'ordine sereno
sovrapposto all'atroce.
Fu la geometria feroce,
fu l'artefatto assurdo della morte.
Marianna Piani
Dachau, Gennaio 2004
Milano, 27 Gennaio 2016
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Ottima prefazione!
RispondiElimina..."fu l'artefatto assurdo della morte"
Mi sono soffermato su quest'ultima riga,
provando dolore e vergogna sia per le vittime e i sofferenti che per una suggerita "colpa" che noi esseri umani continuiamo a vivere tutt'ora per mano di esseri DISUMANI, come in:
..."fu l'artefatto assurdo dei viventi".
A well balanced and controlled evocation of a personal, collective and emotive "remembrance" of a shamefully sad period and event in history which still impacts us almost daily, reminded by today's similar, world wide events.
Love, always
A.T.
Thank you dear.
RispondiEliminaFor me, you know, is really hard to be "controlled" when I think about this matter.
"Poetry" is a way to be that, a way to force our feelings and emotions into an acceptable human experience, not to defuse its explosive power, but to direct the thrust and to make it propelling.
To try to undestand and conceive...
But, YOU understand me!
Marianna