«La Poesia è Scienza, la Scienza è Poesia»
«Beauty is truth. truth beauty,- that is all
Ye know on earth, and all ye need to know.» (John Keats)
«Darkness cannot drive out darkness; only light can do that. Hate cannot drive out hate; only love can do that.» (Martin Luther King)
«Não sou nada. / Nunca sarei nada. / Não posso querer ser nada./ À parte isso, tenho em mim todos los sonhos do mundo» (Álvaro De Campo)
«A good poem is a contribution to reality. The world is never the same once a good poem has been added to it. A good poem helps to change the shape of the universe, helps to extend everyone's knowledge of himself and the world around him.» (Dylan Thomas)
«Ciò che premeva e che imparavo, è che in ogni caso non ci potesse mai essere poesia senza miracolo.» (Giuseppe Ungaretti)
mercoledì 6 gennaio 2016
Ramaglie
Amiche care, amici,
una scrittura astratta, informale?
Non è nelle mie corde. Io sono una "figurativa" (nel bene e nel male), sia nel mio lavoro sull'immagine, che nel mio impegno e diletto nella scrittura.
Eppure queste ombre di rami proiettate su un muro antico un poco si avvicinano ad una immagine "astratta", nel senso di non essere una raffigurazione precisa di qualcosa di sensibile, ma un semplice ritmo visivo, capace di richiamare alla mente diverse impressioni, o memorie, o emozioni.
Le ombre, oggettivamente, creano un disegno senza "intenzione" alcuna, puramente aleatorio, anche se - a pensarci bene - è originato da precise leggi della biologia (la morfologia vegetale) e della fisica (la diffusione della luce, la proiezione rettilinea delle ombre).
Più che di un vero "informalismo" pittorico, mi rammenta piuttosto il linguaggio musicale, dove una vibrazione, un suono, non sono in sé intenzionalmente significanti o significativi, ma nella loro organizzazione e interconnessione, sfuggendo a ogni raffigurazione mimetica di una realtà concreta, compongono un loro linguaggio, capace di evocare immagini e sensazioni.
In questo si comprende quanto vicina sia la Poesia alla Musica, appunto, di quanto queste due espressioni umane siano sorelle e condividano lo stesso destino di comunicazione.
Per questo vi lascio, se vorrete, alla lettura, senza ulteriori parole o spiegazioni. Non vi deve essere una "spiegazione" in quest'arte musicale del dire, solo una sensazione, un contatto tra lo scrittore e il lettore (il creatore e l'ascoltatore) che, nei casi più alti, è a doppio percorso: dall'autore a noi, da noi all'autore. Compiuto il quale, l'atto creativo e generativo - di significato, di comunicazione, di bellezza - raggiunge il suo senso più pieno.
A voi, amiche dilette e amici cari, come sempre, con amore.
M.P.
Ramaglie
I rami crudi e nudi dell'olmo danno un'ombra
grifagna sul muro corroso, rigato di rivoli
gialli di tempeste ormai scordate. Ma forse
non sono rami, sono solchi spezzati, crepe
sul cristallo d'uno specchio infranto con rabbia,
a creare quell'illusione allo sguardo, o al ricordo.
Oppure, forse, sono le faglie, le sconnessure,
le piaghe della mia anima spaccata all'arsura
di cento e più giorni senza una pioggia, deserto
d'argilla rossa fratturata e rappresa in zolle
come il fondo d'un lago secco, oppure, ecco,
le vene contorte come torrenti nei polsi.
O sono gocce di pioggia che strisciano sui vetri
della finestra: hanno percorsi incauti, momenti
di pausa, di riflessione, o di titubanza
seguiti da precipitose accelerazioni, da fughe
senza speranza lasciando dietro a sé tracce
serpentine, come chi si fa strada tra le illusioni.
Oppure ancora, sono le ife dei muschi
che coprono i nostri rimpianti d'un fitto tessuto
di trina, oppure le tele dei ragni, alle bocche
delle forre, o delle caverne, geometrie di seta
lacerate dal vento o dalle grosse falene, oppure
soltanto il vestigio dei vasi sanguigni negli occhi
che proiettano sé stessi sulle pareti
del mio angusto mondo da prigioniera.
O non sono rami, né ombre, né luce
né pioggia. Sono solo ramaglie di questo
solitario malinconico intricato mio mondo,
dove come vuoi tu io mi perdo.
Marianna Piani
Milano, 11 Giugno 2015
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