«La Poesia è Scienza, la Scienza è Poesia»

«Beauty is truth. truth beauty,- that is all
Ye know on earth, and all ye need to know.» (John Keats)

«Darkness cannot drive out darkness; only light can do that. Hate cannot drive out hate; only love can do that.» (Martin Luther King)

«Não sou nada. / Nunca sarei nada. / Não posso querer ser nada./ À parte isso, tenho em mim todos los sonhos do mundo» (Álvaro De Campo)

«A good poem is a contribution to reality. The world is never the same once a good poem has been added to it. A good poem helps to change the shape of the universe, helps to extend everyone's knowledge of himself and the world around him.» (Dylan Thomas)

«Ciò che premeva e che imparavo, è che in ogni caso non ci potesse mai essere poesia senza miracolo.» (Giuseppe Ungaretti)

domenica 31 dicembre 2017

Nell'erba


Amiche care, amici,

finisce l'anno, molte amarezze e anche, sinceramente, angosce ci lasciamo alle spalle, e molte ombre cupe ci aspettano al varco del nuovo Anno, tuttavia voglio chiudere quest'anno dimenticando almeno per un istante tutto questo, affidandomi all'unico antidoto vero al male che conosco, l'unico potere che può contrapporsi e sconfiggere la paura e lo smarrimento: l'amore.
Sono da sola in questi giorni, per motivi di lavoro il mio amore è lontano, la facilità di comunicazione di oggi allevia ma non cancella mai del tutto il senso dell'assenza, un vuoto è un vuoto, un contatto al telefono o Skype non può nemmeno lontanamente sostituire una carezza, un bacio, un abbraccio vero. Le parole, dette o scritte, non riscaldano come le braccia e il seno di chi amiamo.
Per questo l'anima si affida alla memoria, e la memoria, evocando immagini e sensazioni che vanno al di là delle parole, la memoria lei sì può dare un po' di calore, o almeno la sua illusione. Forse è questo in fondo il potere della Poesia, che ci consente di superare il puro senso letterale delle parole e creare un ponte verso la nostra memoria percettiva più profonda, re-suscitando le nostre emozioni, che sono intessute in tutti i nostri sensi, in tutta la nostra sensualità. Cantando, ri-viviamo, in attesa dell'amore lontano, che presto ci raggiungerà...

Amiche dilette, amici cari, dunque, un Buon Anno Nuovo, con tutto l'Amore possibile.
L'Amore è vita, libertà, bellezza.
L'Amore è amore.

M.P.






Nell'erba



Ora esco, amore mio,
indosso, come mi piace,
solo una veste bianca,
ampia e leggera
sul corpo spoglio e libero
e quasi danzante,
mi lancio tra le braccia al prato
accanto a casa, che m'accoglie
con un tenero sospiro
di vento e foglie.

Esco, perché mi piace,
dopo il fortunale della notte
appena mi dà pace
quest'atroce nostalgia
uscire e aspirare quei profumi
di terra fradicia commista
agli allori che cingono il giardino:
non temo a posare i piedi nudi
sul suolo madido del canto
della pioggia che c'è stata,
e canto anch'io frattanto
a mezza voce

a mezza voce canto
l'abbandono tra le tue braccia
e il piacere sopra il tuo respiro,
canto come può cantare
e canta da millenni ogni amante
del suo amante, l'appassionata
della sua passione
smisurata, e la luna
del sole che le dà il fulgore
per accendere le colline
e le anime in amore.

Ora, amore mio, per te
riprenderò ancora il canto
e ancora, e ancora, finché
premiando questa costanza,
sarai di nuovo stretta
tra le mie braccia.
E ora, che sono qui da sola
nella prateria prima del bosco,
il nostro amato posto,
te lo prometto:

Prometto al Cielo, dunque,
e al Mondo, e agli Astri,
e ai lunghi steli di gramigna
che accarezzo al vento
con le mie gambe
nude e libere, fini
anch'esse come foglie d'erba,
che mai più ti lascerò partire
senza di me, mai più
stella mia diletta,
mai più morirò così
senza di te,
amante mia perfetta.



Marianna Piani
18 Giugno 2017

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domenica 24 dicembre 2017

Una buona costituzione


Attribution, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=8642565

Due giorni fa, il 22 Dicembre di settanta anni fa una Assemblea di nostri rappresentanti, dopo un lungo e laborioso dibattito, approvò la Carta Fondamentale della nostra Repubblica, definita solennemente e definitivamente come Democratica, con 458 voti favorevoli, 62 contrari e nessun astenuto, su di un totale di 520 votanti.

Ieri, settanta anni e due giorni dopo, un'altra Assemblea di nostri rappresentanti, di ben altra caratura politica, culturale e morale, ha provveduto ad affossare un piccolo, quasi simbolico disegno di legge che intendeva rendere attuali alcuni dei principi fondamentali di questa stessa Carta, e lo ha fatto mediante forse il più vile e ipocrita dei metodi, quello dell'assenza ingiustificata: 116 presenti su 319.

Evidenzio qui solo un paio di quei Principi Fondamentali che sono stati umiliati e calpestati da questo atto di totale insensibilità civile e democratica:

Articolo 2
La Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell'uomo, sia come singolo, sia nelle formazioni sociali ove si svolge la sua personalità, e richiede l'adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale.

Articolo 3
Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale [cfr. XIV] e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso [cfr. artt. 29 c. 2, 37 c. 1, 48 c. 1, 51 c. 1], di razza, di lingua [cfr. art. 6], di religione [cfr. artt. 8, 19], di opinioni politiche [cfr. art. 22], di condizioni personali e sociali.
E` compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l'eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese.

Non occorre aggiungere altro, credo. I nostri rappresentanti non potevano scegliere modo più sconsolante e deprimente per "celebrare" una ricorrenza come quella del 22 Dicembre 1947. Una codardia politica, travestita da opportunismo elettorale, che getta un'ombra cupa su altre piccole, simboliche ma pur importanti acquisizioni in campo civile di questi ultimi tempi. Spazio lasciato a disposizione dei peggiori nemici della nostra democrazia, che infatti non hanno mancato di esultare felici, con l'ebete sorriso degli stolti o con il clamore dei fanatici.

Nel mio piccolissimo mi rammarico di non aver saputo fare abbastanza, e mi vergogno di fronte al mondo, quale cittadina Italiana, per questo segnale di incapacità e inconsistenza morale e civica che le Istituzioni del mio Paese hanno voluto scientemente dare.

Oggi avevo in programma la consueta pubblicazione di un mio piccolo componimento, ma ho rinunciato, perché sono troppo amareggiata e indignata per farlo. E per mandare, sempre nel mio piccolissimo, un segnale di forte disagio nei confronti di tutti quei miei concittadini che oggi, con questo "non atto" di fatto si vedono "ufficialmente" negato un diritto fondamentale della persona, e per questo diventano, contro ogni dettato costituzionale, cittadini di serie B.
Perdonateci. Perdonatemi. Se potete.

Troppi sono i segnali di un imbarbarimento della nostra convivenza civile che stanno emergendo, anzi tracimando impetuosi, con dispregio non solo dei nostri principi di civiltà democratica e laica, ma anche (e forse soprattutto) di quelli di una cultura Cristiana e Occidentale di cui stoltamente vantiamo una presunta - e presuntuosa - superiorità. E questo alla vigilia di una ricorrenza che nella nostra cultura ha pur un significato preciso, che dovrebbe essere di amore, inclusione, tolleranza, fratellanza, non di odio, prevaricazione, esclusione, xenofobia, razzismo.

Continuerò, sempre nel mio piccolissimo, a fare Poesia, a leggere e scriverne, perché la Poesia, in tutte le sue forme, con la sua potenza di indagine e di bellezza è l'unico antidoto che ci rimane contro l'annullamento dell'anima che certe ideologie che stanno dilagando come un virus epidemico ci stanno portando. L'unico antidoto intellettuale contro la follia che ci minaccia.

E voglio ringraziare di cuore tutte le amiche e gli amici che in in questi anni, con affetto e indulgenza, mi hanno seguito e mi seguono in queste paginette, e augurare loro, nonostante tutto, un momento di serenità in questo periodo Natalizio, chè lungi dal essere lieto invece si veste di mestizia.
Chi ha la capacità di amare deve rompere l'isolamento, la solitudine e stringersi assieme, perché l'amore non è un dono gratuito, è una lotta quotidiana. E la lotta inizia davvero oggi, proprio oggi.

Grazie, amiche dilette e amici carissimi, grazie di tutto, grazie di esistere, vi abbraccio forte.

Vostra, sempre, con amore

Marianna

Milano, 24 Dicembre 2017

sabato 16 dicembre 2017

Oltre il muro



Amiche care, amici,

la poesia è visione, è metafora, ed è luce.
Un pomeriggio, mentre il sole digradava dietro il muretto del mio giardino, facendo sfolgorare più in distanza il lago, fervido di vita, mi sono resa conto che quel muretto, che intraversava la mia vista interrompendo come una frattura la dolce continuità del paesaggio, era infine proprio ciò che, idealmente, mi impediva di dare una coerenza alla mia visione. C'è dunque un al di qua, e c'è un al di là, ma ciò che separa queste due dimensioni è l'ignoto, o l'inconoscibile, contro cui noi ci arrabattiamo a edificare i nostri muri. Alla fine, a noi piacciono questi muri, perché sono solidi, concreti, coerenti, affidabili. In contrasto a un esistere che ci appare sempre più sfuggente, arbitrario, incomprensibile.
Vi lascio alla lettura, amiche dilette e amici, con amore.

M.P.





Oltre il muro


C'è
là, oltre il muro
di pietre grandi e scabre
qualcosa che non conosco,
un indefinibile vuoto nel paesaggio,
così vicino al nulla da spaurire
non fosse per qualcosa che riluce
più in là ancora, dove
la mente non si spinge
a seguir lo sguardo: il lago
serico e tranquillo,
adagiato tra piccoli barchini
e colonie di volatili lacustri.

                È vero,
il lago è come un respiro,
consola l'animo turbato
e si stende nella valle facendo
specchio alle stelle nelle notti
chiare dell'estate.  

                Eppure
l'anima mia è senza pace,
sopraffatta da quel nulla che
non ha confine, né vastità
tangibile tranne quella del tempo
che percola su di me incessante,
deliquio del flusso senza ritorno
dell'acque d'un fiume che mai
bagneranno due volte lo stesso
sasso, lo stesso grumo d'alghe,
la stessa giunchiglia aggrappata
alla sua zolla ruinante sulla riva
- disperata.

               E sarò trascinata
dalla corrente come un tronco cavo
alla deriva, morta come quel fusto
stroncato dalla furia
dell'ultima tempesta.
Approderò più a valle, a un'ansa,
per qualche istante, forse
rimarrò sospesa sul mulinello
della corrente che s'esaurisce
lenta nella fine sabbia del fondale,
per poi del tutto scomparire:
oltre il muro non v'è più nulla
dunque, e questo pensiero ora,
non so perché, mi acquieta
                dolcemente.



Marianna Piani
Nebbiuno, 8 Giugno 2017
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lunedì 11 dicembre 2017

Prendermi cura di te


Amiche care, amici,

Un poco in ritardo sul mio impegno settimanale con voi (perdonatemene), vi offro una breve lirica, dedicata tutta al mio amore. E ai giorni in cui mi risveglio sola, sola trascorro la mia giornata, e sola la chiudo, coricandomi sola, lei lontana, e immagino e ricordo di quando invece lei c'è, e mi concede il suo sguardo, mi affida la sua stanchezza, magari dopo un concerto (un concerto per un musicista è un impegno mentale e fisico inimmaginabile, per noi "mortali"), e lascia che sia io, proprio io a prendermi cura di lei…

Amiche dilette e amici, grazie infinite per essermi sempre vicini e per regalarmi la vostra attenzione. Con amore, sempre.
M.P.




Prendermi cura di te


Ecco, ora viene sera,
e mi prende questa malinconia
profonda, senza te
nella stanza a respirare
la mia tenerezza che si libera
nell'aria, come un profumo,
un soffio lieve - che ti veste di attesa.

Ecco, alla sera
tu rientri stanca, e io
t'accolgo tra queste mie braccia
e sorrido, immaginando il tuo viso
come uno sgualcito abbozzo
della tua incomparabile bellezza.

Più che abbracciarti, ti sorreggo,
poi, con un bacio posato di passaggio
sulle tue labbra schiuse,
ti sollevo piano, grata nel sentire
che t'abbandoni a me, e ti poso
sul nostro fiorito giaciglio - piano.

Tu socchiudi gli occhi
quasi stupita, mentre passo
la mia mano tra i tuoi capelli
fini e impalpabili come raggi
d'un tramonto autunnale,
e tu - indulgente mi lasci fare.

Ora, ti dico,  lascia
che mi prenda cura di te,
mia cara sposa.
Da ora, forse per sempre.



Marianna Piani
Nebbiuno, 5 Giugno 2017
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sabato 2 dicembre 2017

Germane



Amiche care, amici,

mi capita spesso di passare davanti al portone del liceo dalle parti di casa mia, a Milano, proprio nell'ora in cui studenti e studentesse, finite le lezioni, escono per tornare a casa.
Le ragazze, in particolare, sembrano davvero tutte comprese in un mondo soltanto loro, esclusivo...

A loro, e alla loro irripetibile giovinezza, dedico questo componimento, senza nostalgia o rimpianto, ma solo il puro piacere di osservare la bellezza nel suo esprimersi libero e unico, così come si prova piacere nell'osservare lo sbocciare di un giardino in fiore.

Con amore

M.P.






Germane


Quelle dieci, o venti, o forse cento
ragazze che sversano sulla via
dal liceo e mi vengono incontro
spavalde, come uno stormo
di germane in decollo sul lago,
e mi sfiorano sbattendo le ali
ignorando del tutto la mia esistenza
nel loro mondo, o tutt'al più
considerandola al pari di quella
dei platani muti del viale,
mi sopravanzano svelte vociando
e seguono oltre, intente solo di sé,
delle compagne e della lezione di Storia.

Già sono consapevoli a pieno
della loro bellezza, senza mostrare
né vanità né protervia, connaturate
nella loro innocenza come bestie
selvagge: ridono, squillano e fumano,
affettando nonchalance, simulando
voluttà eccessive, e gridano rauche
nomi maschili e femminili, a rinfusa,
così come è confusa questa loro
luccicante, acerba intelligenza.

Mi fermo, per dar loro il passo: tanto
se lo sarebbero preso comunque, tanto
io non sono che un'ombra sul loro cammino
e tra un secondo più nulla,
nemmeno un'increspatura nella memoria.
Mi fermo, e loro mi vengono incontro
come se volessero accogliermi tra loro,
ma all'ultimissimo istante, scartano a lato
come i capi d'una mandria in corsa
scansano un albero morto,
mi passano oltre, sempre vociando,
e nel contempo immerse ciascuna
nel suo cellulare: quante conversazioni
simultaneamente tengono e reggono
queste fanciulle dorate? Mai nulla
pare minare la loro fede, nulla
sfiorare la loro perentoria bellezza.

Le seguo per un tratto, con lo sguardo,
mentre sprofondano nel viale alberato
verso la metropolitana: invidio ora forse
questa loro sfacciata giovinezza
che già fu la mia - e ora posso soltanto
ammirare? Rimpiango forse
questa loro proterva bellezza,
assieme così ricercata e così naturale,
mentre intanto sfiorisce ciò che fu
la mia primitiva incoscienza, perdendo
petali cari che inaridiscono uno per uno,
e uno a uno cadono, perduti per sempre?

No, davvero, non v'è in me rimpianto,
né invidia, né rancore. Invece, loro svanite
ormai da tempo nelle stesse loro ombre
svelte e nervose come impavide cerve,
aspiro ancora per qualche istante
nell'aria già estiva il loro profumo:
morbido e dolce, con un fondo
di acre selvatichezza, un profumo
inconfondibile di giovinezza,
che come appena appare, già fu.



Marianna Piani
Milano, 30 Maggio
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