«La Poesia è Scienza, la Scienza è Poesia»

«Beauty is truth. truth beauty,- that is all
Ye know on earth, and all ye need to know.» (John Keats)

«Darkness cannot drive out darkness; only light can do that. Hate cannot drive out hate; only love can do that.» (Martin Luther King)

«Não sou nada. / Nunca sarei nada. / Não posso querer ser nada./ À parte isso, tenho em mim todos los sonhos do mundo» (Álvaro De Campo)

«A good poem is a contribution to reality. The world is never the same once a good poem has been added to it. A good poem helps to change the shape of the universe, helps to extend everyone's knowledge of himself and the world around him.» (Dylan Thomas)

«Ciò che premeva e che imparavo, è che in ogni caso non ci potesse mai essere poesia senza miracolo.» (Giuseppe Ungaretti)

mercoledì 21 marzo 2018

Sono figlia



Amiche care, amici,

non commenterò troppo a lungo questa breve lirica, che è una confessione di felicità e di ardore, nonostante la melanconia sembra pervaderla. Vi lascio volentieri alla sua lettura...

Solo alcune riflessioni a margine, oggi, rpimo giorno di Primavera...

Per tutte e tutti l'accettazione di sé stesse/i è solo l'arrivo, mai raggiunto, di un lungo, faticoso percorso.
Per una persona omosessuale, ve lo posso assicurare, vi è una componente di sofferenza e di intensità maggiore, per lo scontro continuo con morali e convenzioni che si sente in qualche modo di infrangere, per sensi di colpa tormentosi e che paiono infiniti.
Eppure raggiungere l'amore, in qualunque forma sia, è l'unica cosa che ci può dare il senso di questo nostro cammino.
Amare una persona, rispecchiarsi in essa, è l'unico modo che abbiamo per avvicinarci alla meta del proprio completamento.
Rimane sempre una parte di accettazione del sé che rimarrà perennemente critica, problematica, ma ritrovare nello sguardo di un'altra persona il proprio volto, oddìo, aiuta, aiuta molto: a pensare che in fondo, nella nostra fragile umanità, contiamo qualcosa per qualcuno, esattamente come costei, o costui conta per noi.

Sporadicamente ho partecipato a qualche "Gay Pride", e mi piace questo senso di "orgoglio" conclamato, perché occorre gridarlo al mondo, senza vergogna, contro quanto ancora rimane (e non è poi molto, per fortuna, almeno da noi in Europa) di oscurantismo, chiusura, pregiudizio, paura (sì, molti, Dio solo sa perché, hanno paura di noi!), fino all'odio che arma mani di fanatici e squilibrati.
Ma non è tanto l'orgoglio il sentimento che io sento di professare.
È piuttosto la serenità, pur nell'inquietudine, di essere me stessa.

Essere nata omosessuale, ora, dopo un lungo, sofferto percorso, lo considero un dono, non una privazione, o tanto meno una deviazione: un dono perché mi ha dato modo di vivere la mia vita più intensamente, di confrontarmi con il mondo da una posizione di fragilità e debolezza, di non dare mai nulla per scontato o acquisito. E tutto questo ha certamente contribuito a esaltare la mia sensibilità.
È più facile, quasi naturale, per persone sottoposte a discriminazione, sia pur blanda come nel mio caso, costrette a lottare - anche con sé stesse - per affermare la propria individualità, il proprio diritto alla felicità, giorno per giorno, è più facile, credo, anche se certo non automatico, comprendere e solidarizzare con le parti più deboli, esposte, della nostra spietata società, i poveri, gli immigrati, i clandestini, tutti i deboli e i diversi, di ogni fede, sesso o colore.
Forse devo proprio a questa mia sensibilità, più acuta e scoperta, quanto di bello e di buono io cerco di essere proprio nei confronti del mondo, in una visione di tolleranza, accoglienza, condivisione.
Di questa sensibilità sì, amiche dilette e amici - e non dell'essere omosessuale per la cui cosa non ho alcun merito o demerito - sono "proud", orgogliosa!

Con amore

M.P.







Sono figlia


Sono figlia del mio stesso sogno
che contempla la mia fuga, il viaggio
verso un vasto mondo, oltre la distesa
delle onde ostili e infide.

Sono gemella del mio anelito
di ghermire e donare il godimento
del corpo e l'anima nella bellezza
aperta del mio stesso stupendo sesso.

Sono immagine del mio immaginare
la ribollente vita contro l'immota
morte, che non demorde, triste segno
sopra muri a calce secca.

Sono il volto del mio tempo consumato
che mi sfuma dentro come una fiamma
che non trova più alimento
né ragione di avvampare, eppure avvampa.

Sono il vento che mi colse dalla culla
e mi rapì con sé fino in vetta, dove
potei abbracciare i destini della gente
e quello mio, differente.


Marianna Piani
Milano, 12 Agosto 2017

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