«La Poesia è Scienza, la Scienza è Poesia»

«Beauty is truth. truth beauty,- that is all
Ye know on earth, and all ye need to know.» (John Keats)

«Darkness cannot drive out darkness; only light can do that. Hate cannot drive out hate; only love can do that.» (Martin Luther King)

«Não sou nada. / Nunca sarei nada. / Não posso querer ser nada./ À parte isso, tenho em mim todos los sonhos do mundo» (Álvaro De Campo)

«A good poem is a contribution to reality. The world is never the same once a good poem has been added to it. A good poem helps to change the shape of the universe, helps to extend everyone's knowledge of himself and the world around him.» (Dylan Thomas)

«Ciò che premeva e che imparavo, è che in ogni caso non ci potesse mai essere poesia senza miracolo.» (Giuseppe Ungaretti)

mercoledì 11 settembre 2013

Tersicorea abbandonata


Amiche dilette e amici cari,
una composizione dedicata alla danza?
Proprio così. Un'arte sublime, che mi ha sempre affascinato e che purtroppo, a differenza di molte ragazze e amiche, non ho mai praticato. La mia mamma non l'aveva tra i suoi interessi primari, tanto era immersa nella "sua" musica, e noi due sorelle "fanciulle di buona famiglia" non frequentammo mai corsi di danza, e nemmeno avemmo mai l'occasione di vederne spettacoli dal vivo. Anzi no, mi sbaglio: una volta ci condussero a vedere il "Romeo e Giulietta" di Prokofiev; eravamo piccine, ma io ne ebbi un'impressione molto intensa. Anche se mi è rimasta impressa soprattutto la musica, che da allora conservo nel cuore con adorazione. Nonostante la mia predilezione per il barocco (musicale), questa partitura  - potente e bellissima - è rimasta tra le mie favorite di sempre.
Ciò che perrò ricordo con nettezza, è il rumore dei passi sulle tavole del palcoscenico (noi eravamo sedute molto avanti), ad ogni balzo, piroetta, appoggio, succedeva un tonfo, inconfondibile per chi ha frequentato i teatri, che trasmetteva una forza, un vigore quasi violento, in contrasto con la leggerezza dei corpi danzanti, apparentemente senza peso. Questo mi diede precocemente l'idea di quanta forza occorra per trasmettere bellezza e grazia, di quali ardite difficoltà e fatiche sono frutto - aggiungo ora che lo so - in tutte le arti i migliori risultati, di come tutta l'arte stia proprio nel celare, trasmutare questo sforzo, in favore della espressione e trasmissione delle emozioni umane.
Ad ogni modo l'espressione della danza, specie per la grazia che è in grado di tradurre nel corpo femminile, per quanto alla sensualità femminile tale espressione si accorda, l'armonia e la musicalità dei gesti, dei movimenti, così simili a una composizione poetica nell'accostare frammenti di discorso fino all'edificazione di un senso emotzionale profondo: tutto questo mi ha sempre affascinata, attratta, e lasciato un senso di rimpianto per non aver mai avuto l'occasione di praticarlo di persona. Le danzatrici per me sono sempre state come delle dee, nel loro saper volare in sprezzo alle leggi di gravità, nella loro bellezza altera, scattante, così irrimediabilmente fisica eppure così consumatamente spirituale. Sono donne sublimate all'assoluto. Ogni volta che ne ho incontrata una sul mio cammino, nella vita reale, me ne sono perdutamente innamorata…

Ho scritto questi versi con passione, dedicandoli ad Ilaria, un'amica che me ne ha dato lo spunto iniziale, e ora desidero condividerli con voi, amiche care e amici, come sempre, con amore.


M.P.




Tersicorea abbandonata
 


«Danzerò fino al Sole - disse,
scuotendo i lunghi capelli chiari
come una cascata di perle d'oro -
«Danzerò senza fermarmi,
senza riposo, senza pensare
a null'altro che all'arco teso
fino allo spasmo del mio dorso.

Danzerò volando, le braccia
si scioglieranno al cielo
come i zampilli d'una fontana,
le mani spalancheranno il cuore
al sole, come corolle di gardenie,
e le labbra sbocceranno come rose
nell'affanno dello sforzo.

Danzerò fino al perdono
del tuo tradire - disse -
sulle punte come frecce danzerò
delle mie gambe, piantate certe
come dardi sulle assi del proscenio,
aperte e diritte come compassi
a misurare il senso del mio donarmi.

Danzando sarò libellula, e sarò cigno,
e fanciulla perduta nell'amore, sarò,
e qual ogni essere senza peso né sostanza
sarò nella forma effimera di un sogno,
e vivrò ogni istante nella luce intensa
delle luci della scena, come avvolta
dai bianchi veli di una leggenda eterna.

Sarà in me il canto delle arpe bionde
e delle brune viole, sarà dentro me il fluire
come sangue degli accordi - in cui librarmi
finalmente libera dal mondo
se pur al mondo nuda offerta
come sacrificio ardente di bellezza.
Sgorgherà da dentro me desiderio puro.

Dentro me bruceranno innocenti fiamme
senza posa, senza posa consumeranno
e il mio corpo espanderà i suoi sensi acuti
fino a intriderne le carni, inturgidire il petto
e inaridire il ventre, da sempre esausto.
I miei passi e i miei arti tracceranno
nell'aria immota tenerissimi arabeschi.»

Disse questo, e diede inizio
alla sua danza, con gesti lenti,
misurati, senza fretta, solennemente
con lucido coraggio e fede folle,
ogni moto era un'arco tracciato al cielo,
ogni pausa era una molla tesa
carica di forza trattenuta a stento.

Si levò la cortina rossa del sipario,
cento, mille occhi fissarono quel corpo,
ogni muscolo, ogni tendine,
ogni fragile giuntura, ogni segreta
piega della carne, esposta spoglia
come sopra un tavolo settorio,
immerso in una invereconda luce viola.

E si ripeté il miracolo, la materia
si mutò in spirito e pensiero,
l'armonia della forma in bellezza pura,
il suono in canto, il canto
in racconto, il racconto in moto puro,
il moto in volo, il volo in sogno,
come ogni sera.



Arona, 7 Giugno 2013
Marianna Piani
Per Ilaria

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