«La Poesia è Scienza, la Scienza è Poesia»

«Beauty is truth. truth beauty,- that is all
Ye know on earth, and all ye need to know.» (John Keats)

«Darkness cannot drive out darkness; only light can do that. Hate cannot drive out hate; only love can do that.» (Martin Luther King)

«Não sou nada. / Nunca sarei nada. / Não posso querer ser nada./ À parte isso, tenho em mim todos los sonhos do mundo» (Álvaro De Campo)

«A good poem is a contribution to reality. The world is never the same once a good poem has been added to it. A good poem helps to change the shape of the universe, helps to extend everyone's knowledge of himself and the world around him.» (Dylan Thomas)

«Ciò che premeva e che imparavo, è che in ogni caso non ci potesse mai essere poesia senza miracolo.» (Giuseppe Ungaretti)

mercoledì 26 marzo 2014

Rumore bianco



Amiche care, amici gentili,

mi concedo oggi uno di quei momenti di serena contemplazione e di paesaggio, che come sapete prediligo.
Sono le mie lunghe notti bianche, ma in questo caso il paesaggio diverso, suggestivo e malinconico.
Era poco prima della fine dell'anno, in montagna, presso un'amica. Un'amica importante.
Il giorno prima era stata una di quelle giornate di sole, gelide brevi e sfolgoranti, che di quando in quando colgono quasi alla sprovvista, in pieno inverno e in altitudine.
Nessuno poteva prevedere che il tempo poi repentinamente sarebbe mutato, tanto che fu una sorpresa quando mi alzai inquieta e ansiosa, come portroppo faccio spesso, nelle primissime ore del mattino, e scostai le tendine della piccola finestra dello chalet in cui eravamo, e scoprii il paesaggio drammaticamente trasfigurato da una intensa nevicata notturna, la prima della stagione - mi fu detto - di una certa entità.
Come sapete, la neve si annuncia con la sua specialssima voce, che è la voce non di un silenzio, che è semplicemente una passiva sottrazione di suono, ma - come dire - di un suono "in negativo", una vibrazione che restituisce una sensazione di vuoto, attiva quindi, inconfondibile per chi sa ascoltare.

"The sound of silence", per dirlo con il titolo di una vecchia, celebre (e bellissima) ballata di Simon & Garfunkel:

"Hello darkness, my old friend,
I've come to talk with you again,
Because a vision softly creeping,
Left its seeds while I was sleeping,
And the vision that was planted in my brain
Still remains
Within the sound of silence."

 Io l'ho chiamato "rumore bianco", prendendo il prestito il termine dalla fisica acustica (“Il rumore bianco è un particolare tipo di rumore caratterizzato dall'assenza di periodicità nel tempo e da ampiezza costante su tutto lo spettro di frequenze." cit. Wiki) per cercare in qualche modo di definirlo, e di rappresentarlo.


Come sempre, comunque, dopo l'amore io mi sentivo immensamente sola, come svuotata, e non so perché preda di una infrenabile malinconia, e la luce spettrale, il silenzio innaturale, la solitudine delle vie celate sotto il manto scintillante, tutto questo, a quell'ora tanto notturna che già poteva dirsi mattutina, sembrava provenirmi da dentro, e rispecchiarsi al di là della lastra della finestra, nel ritaglio di mondo che riuscivo a distinguere nella luce incerta dell'illuminazione stradale.
La composizione nacque il giorno dopo, ma le sensazioni descritte sono quelle della mia veglia solitaria, seppure a due passi appena da chi amavo, trascorsa immobile in compagnia del ticchettio di un orologio a muro, e del respiro tranquillo e profondo di lei che dormiva ignara e serena nella camera accanto.
Quella storia è finita, così come quella neve ormai ha avuto il tempo di dissolversi e riformarsi più volte. Rimane questo piccolo quadro, quasi monocromatico, a memoria di un istante di vita, e come tale, intimamente prezioso.

Desidero condividerlo ora  con voi, amiche dilette e amici, come sempre, con amore

M.P.





Rumore bianco


E tutto qui sulla terra, attorno a me,
si fece silenzio.
Il pianto d'un bimbo, lontano,
il guaito d'un cane in attesa,
il brusio impalpabile del bosco,
il passaggio dei rari veicoli, lenti.

In punta di piedi, infreddolita,
raggiunsi la finestra, che emanava
un insolito lucore lunare,
e scostai poco poco la tenda:
il fenomeno inatteso era in atto
in un turbinio di candidi afanni.

Candida era la veste leggera
sopra il candore della mia pelle,
candido il nobile larice che era
mio dolce gemello, candido
il cielo che sospirava d'alba,
candide le mie mani sul vetro - gelate.

Candida la passante, con il suo bimbo,
immersi nell'indistinto opalino mattino,
sospirando candidi sbuffi di fiato,
candidi i loro passi, infitti nitidi
come spilli nella memoria, presto sepolti
da ancora più incombente candore.

Soffuso di candore era il profumo
dell'aria, e della candida legna che ardeva
in qualche camino vicino,
e candido era il giovane vento
che turbinava sui parapetti
creando spirali e volute di stelle.

Candido - anzi bianco - il rumore
del mondo, tutto attorno,
e bianco e vuoto e desolato
quello dei miei sensi
abbandonati allora finalmente
in un nulla senza rimpianto.



Marianna Piani
Plateau d'Assy, 28 Dicembre 2013


2 commenti:

  1. Dolce e profonda , come sempre .

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    1. Grazie cara, grazie veramente!

      Mi mancano un po' i vostri commentini, sia pure brevi e sintetici, come questo, ma mi danno la percezione di essere ascoltata. L'ascolto è ossigeno per ogni dialogo, una voce di risposta è come un bel sorriso, che mi dà la forza e la voglia di contiunare.

      Un abbraccio forte

      Tua
      Marianna

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