«La Poesia è Scienza, la Scienza è Poesia»

«Beauty is truth. truth beauty,- that is all
Ye know on earth, and all ye need to know.» (John Keats)

«Darkness cannot drive out darkness; only light can do that. Hate cannot drive out hate; only love can do that.» (Martin Luther King)

«Não sou nada. / Nunca sarei nada. / Não posso querer ser nada./ À parte isso, tenho em mim todos los sonhos do mundo» (Álvaro De Campo)

«A good poem is a contribution to reality. The world is never the same once a good poem has been added to it. A good poem helps to change the shape of the universe, helps to extend everyone's knowledge of himself and the world around him.» (Dylan Thomas)

«Ciò che premeva e che imparavo, è che in ogni caso non ci potesse mai essere poesia senza miracolo.» (Giuseppe Ungaretti)

sabato 6 settembre 2014

Mezzanotte, furtiva


Amiche care, amici

Condizione esistenziale ricorrente, le mie veglie insonni e solitarie, che cerco ostinatamente di riempire di scrittura, studio e lettura, ma che a volte rimangono semplicemente ciò che sono, una cavità - vuota - scavata nell'esistenza, da dove nemmeno l'eco di una voce, intrappolata, può sfuggire.
Allora i miei sensi si fanno acuti, come quelli di una gatta, ed esplorano ogni minimo suono, ogni minuscolo dettaglio, e emergono sensazioni, memorie. Come sa chi di voi mi segue da un po', questo è a sua volta un soggetto ricorrente nella mia scrittura, e non potrebbe essere diversamente: questo stato di attesa sensibile e tesa è il terreno elettivo di coltura per una ispirazione lirica, che per definizione è introspettiva.
Tuttavia, la scrittura non lenisce per nulla il disagio esistenziale, nonostante ciò che si può pensare. Curiosa la scrittura, e ogni altra forma sincera di espressione artistica: indispensabile, come un farmaco salvavita, o meglio, come una droga per chi la pratica per talento e vocazione, non serve in realtà a "curare" ciò che ci tormenta, ma soltanto a palesarlo. Quindi le mie notti insonni rimangono sempre dure, aspre da affrontare. Occorre, in quei momenti, un amore, in cui rifugiarsi, cui chiedere grazia e comprensione. Se non c'è, si rammenta di quando c'era, o si immagina di quando ritornerà: almeno - così - non ci si sente perdutamente sole.


Ebbene, il mio amore recente, che da non molto mi ha lasciata, è stato così, imprevedibile, improvviso, sorprendente, se pur costante, e puntuale. Giungeva scintillante e travolgente come una valanga di neve vergine, quando più lo desideravo e meno lo aspettavo, e poi fuggiva altrettanto all'improvviso, quand'ero ormai certa della sua presenza, rassicurata, avvolgendomi così di una sensazione di precarietà continua, onirica, evanescente, come se non riuscissi più realmente a distinguere ciò che accadeva in realtà e ciò che invece era frutto di una mia immaginazione.

Ma che amante straordinaria, istintivamente, con quel suo negarsi/concedersi senza regole, senza orari o tempi, senza predeterminazione, o premeditazione, senza progetti o programmi, sempre provvisoria, distante, e sempre invece definitiva, concreta, compenetrante negli istanti in cui era presente! Com'era - ed è - capace così di far letteralmente impazzire chi aveva - o ha - la (dis)grazia di esserne coinvolta!

Ecco qui, per voi, amiche dilette e amici, questo mio dolce e folle tormento: la notte,  la veglia, e l'attesa…


Con amore
M.P.





 
Mezzanotte, furtiva


Mezzanotte mi giunge, come mi giungi tu
all'improvviso e furtiva, nel mio letto
già sfatto alle mie ansie e tormenti
e bramosia di un sonno infine incosciente.

I portoni delle vie si serrano nell'ora
che dà la via alla notte, passano vetture
frusciando nelle strade, cariche di gelosia
o di rabbia o di dolorosi distacchi.

Un macchinario con clamore, lontano,
dilava il selciato, estirpandone i segni
delle umane miserie che vi aderiscono
come squame a una serpe di asfalto.

Sono i resti di sigarette ancora attizzate,
carte sgualcite di vecchi calendari, con date
ormai trapassate ancora cerchiate di rosso,
lattine aggrumate, cocci di vetro e di cuore:

detriti senza più riconoscibile forma,
memorie senza spessore, rimpianti
ormai consumati, come ossa rosicate,
avanzi d'amore afflosciati sulla banchina.

Mezzanotte mi giunge e, come fai tu,
mi cinge dolcemente le spalle, e i fianchi,
alitandomi suadente all'orecchio parole stellate
che avrei voluto udire assai prima che il sole

morisse - come di noia, come di consunzione.
Come fai tu, mi scompiglia i capelli, ridendo
piano piano, e io, nel dormiveglia, sogno
o credo di sognare l'arcangelo che sei

sfuggente, disarmante, folle, splendente,
discendere su me lasciando cadere il suo oro
sopra il mio viso, assieme al suo sguardo,
e le sue ali di fede avvolgermi tutta

come in un guscio, in una conchiglia,
in un'arca, in una vergine vulva.
Qui io cederò allora al sonno, finalmente,
oppure all'amore, oppure al sogno, oppure

al nulla.



Marianna Piani
Milano, 25 Aprile 2014

4 commenti:

  1. sebbene la tua anima soffre nel vivere queste esperienze, quello che nasce come distillato da tutto questo è un liquore intenso, profumato d'amore, con uno spessore sensoriale ampio che travolge il lettore e lo trascina nel giardino proibito del desiderio.
    Ancora una volta con le parole riesci a proiettare immagini ed esperienze sensoriali in modo armonioso e rotondo, senza essere eccessiva nelle descrizioni.
    Noi lettori osserviamo affascinati il tuo soffrire e gioire, attraverso i veli della tua creazione poetica.
    Grazie per questi viaggi nella tua vita, che ci offri come al solito con grande generosità.
    Francesco

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    1. Grazie, Francesco

      Esiste in effetti questa trasmutazione continua, in cui da scrittori (anche dilettanti, come me) ci si fa lettori, e da lettori (appassionati e profondi, come te) si ritorna scrittori. È un continuo scambio di corrente, di polarità, di fluido, è un grato appoggiarsi al narrare di altri per lasciarsi trasportare, e svagare.

      E poi c'è la condizione felice di chi scrive quando ha la percezione che la sua scrittura viene letta, e compresa.
      Un sentimento superiore alla gratitudine, nei confronti di chi utilizza una parte del tempo della sua vita per leggere le nostre parole. Poiché, come sai, chiunque scriva con sincerità verso sé stesso e il mondo non lo fa per voglia di apparire, per esibizione, lo fa per necessità di comunicazione. E sa che la sua scrittura, fosse anche la più bella del mondo, ha valore e vita soltanto quando incontra un lettore. Prima di ciò, è nulla.

      Grazie, grazie ancora Francesco, e non tanto per le tue magnifiche parole, che mi aiutano a comprendere ciò che sto facendo, ma per la tua semplice presenza, qui da me, in qualità di lettore!

      Tua
      Marianna

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  2. Buonasera. Ho scritto anch'io spesso quando calalòa liuce esterna e si accende quella interiore: forse è un fatto fisiologico. Tu dici che la scrittura pur essendo "un farmaco salvavita" non risolve il problema esistenziale di sentirsi nudi davanti a certi momenti.
    Per me scrivere è stata una liberazione fin da ragazzo, guida l'ansia, la rabbia talvolta, verso una misura diversa. Credo che la tua "mezzanotte" avrebbe un peso diverso se non fosse stata scritta. Non avrebbe la stessa luce.

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    1. Caro Enzo,

      certo, sono due i piani, quello personale, intimo, e quello pubblico, del mondo.
      Sul piano personale, nulla può la scrittura, secondo me, come dimostrano mille biografie di mille Autori, anche genialità assolute: la qualità della loro Arte non li salva dalla rovina, anzi a volte pare addirittura assecondarla, ricercarla. Non è una regola, certamente, altrimenti saremmo nel romanticismo da dozzina: a fianco di un Mozart, di uno Schubert, di un Schumann, di un Lorca, di un Hölderlin, di Plath, ci sono i Mendelssohn, i Puccini, gli Haendel, i Goethe... Dico solo che in sé nulla può l'Arte, sul piano della vita vissuta. È uno strumento di conoscenza, non una teologia.

      Sul piano invece mondano, qui c'è il distacco, il grande balzo, la grande felicità della Creazione artistica. Come dici tu, perfino a proposito del mio modestissimo contributo, la "mia mezzanotte" non avrebbe la stessa luce: sarebbe semplicemente la "mia" mezzanotte, mentre nel momento in cui tu, da lettore, la leggi e la comprendi, diviene anche la "tua" mezzanotte, come dimostra la tua stessa risposta.
      Così come una marina di Turner, nel momento in cui io osservo il quadro e me ne lascio prendere, in grazia della sua straordinaria bellezza, non è più quel mare, quelle onde, raffigurate dall'Artista, è il "mio" mare, le "mie" onde, le "mie" emozioni.
      Questo creare per essere compresa, questo mi rende felice, e mi spinge, nonostante tutto, a vivere.

      Grazie, Enzo, per la tua amicizia, e per la tua lettura!
      Torna, ti prego, a trovarmi.

      Un abbraccio

      Marianna

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