«La Poesia è Scienza, la Scienza è Poesia»

«Beauty is truth. truth beauty,- that is all
Ye know on earth, and all ye need to know.» (John Keats)

«Darkness cannot drive out darkness; only light can do that. Hate cannot drive out hate; only love can do that.» (Martin Luther King)

«Não sou nada. / Nunca sarei nada. / Não posso querer ser nada./ À parte isso, tenho em mim todos los sonhos do mundo» (Álvaro De Campo)

«A good poem is a contribution to reality. The world is never the same once a good poem has been added to it. A good poem helps to change the shape of the universe, helps to extend everyone's knowledge of himself and the world around him.» (Dylan Thomas)

«Ciò che premeva e che imparavo, è che in ogni caso non ci potesse mai essere poesia senza miracolo.» (Giuseppe Ungaretti)

sabato 20 dicembre 2014

Donna malata



Amiche care, amici,

a quante di noi capita! A me con frequenza disarmante: in coincidenza con il ciclo, per me sempre travagliato e doloroso, una recrudescenza della mia malattia (la mia "triste compagna"), ed ecco subito una giornata e una nottata passate nella sofferenza di un corpo che non vuole saperne di collaborare.
E come a me accade sempre, la vita accade, la scrittura segue.


Non è possibile scrivere nel corso di un evento coinvolgente, che sia di gioia, o di sofferenza. L'emozione, contrariamente a quanto si pensi, è nemico giurato della scrittura, e più che mai della Poesia.
Nessun testo degno di memoria o anche di semplice lettura può essere stilato sotto l'onda di un'emozione. Più intensa è l'emozione, o il rumore della vita, del mondo, del nostro corpo, più lontana è la scrittura. La scrittura non è uno sfogo, non è terapia, mai, è una edificazione. Chi scrive distilla la propria vita, le proprie esperienze e le proprie emozioni per mutarle poi, con il lavoro, la tecnica, la ricerca quotidiana e la "materia" della parola, in espressione. In comunicazione. In visione.

In un qualcosa che possa essere compresa dagli altri,

Così ho scritto questa mia non certo nel corso della crisi, ma solo qualche giorno dopo essermi ripresa. Ma con la memoria ancora viva di quelle ore di solitudine malata.
La vita è fatta anche di queste piccole e grandi sofferenze quotidiane, fisiche o morali, ed esse finché ci dominano sono tormentose, non lasciano spazio che a sé stesse.

La condivido con voi, amiche dilette e amici, con amore: anche la sofferenza fa parte della vita.

M.P.





Donna malata

 

Non sto bene affatto,
aggrappata al mio letto
sfatto, ora dopo ora, le mani
abbattute sulle lenzuola
raggrumate come sabbia
drenata dalla marea
che ne risucchia il mare
- che pur pare immenso -
nell'incommensurabili cavità
dei suoi alveoli di tempo.

Osservo, soltanto osservo,
senz'intenzione, la perfetta
curatissima stesura dello smalto
color rubino sulle mie unghie
levigate come petali
di giada, che feriscono
con veemente grazia
la fodera innocente del guanciale:
quando le ornai così, or non è molto,
con femminile consuetudine di bellezza
avevo ancora mano salda,
senz'incertezza.

Ora ogni incertezza, ogni ansia
s'esacerba al palpitare lieve
del mio seno sotto l'orlo
di pizzo bianco, come un prato
fiorito in cima

a una morbida collina.
Nel malessere che mi afferra
alla gola con la stretta aspra
della nausea,
mi chiedo istintivamente
dove sia la mia bellezza,
ciò che fa di me la donna
che muove il desiderio
in chi l'osserva,
alla luce del mezzogiorno.

Certo ora il mio pallore
è quello d'un cencio smorto,
e profonde sono l'ombre

nei miei sguardi
nonostante la decisa riga
di matita, tracciata
quasi con dispetto,
e l'ombretto, rimasto intatto
e sfatto

dalla sera innanzi.
Tra non molto, ne ho orrore,
vomiterò in ginocchio
abbracciata alla tazza
algida come un candido sperone
di roccia e ghiaccio - indifferente.

Nemmeno l'ombra della mia bellezza
sarà allora in quel quadro spento,
soltanto la figura d'una donna sfatta,
com'è sfatto questo letto intirizzito
dalle coltri vuote e stazzonate
in cui giaccio, con la spada
del malore che mi picchia in capo
rintocchi aspri e fratti.
Tu manchi cara, ecco cosa,
manchi in quest'angolo mio di vita,
ed io come un'ombra al meriggio
dissolvo nel muro calcinato
che invano sbarra il passo
al sole che tutto travalica
e tutto abbaglia:
poiché la mia salute e la mia bellezza
son soltanto il riflesso sbiadito e vago
del tuo impareggiabile fulgore.

Dove sei, mio amore santo,
Sole che senza te m'ammalo,
che decisamente tristemente
muoio di disincanto?



Marianna Piani
Milano, 28 Luglio 2014

Nessun commento:

Posta un commento

Sarei felice di sentire di voi, i vostri commenti, le vostre sensazioni, le vostre emozioni. Io vi risponderò, se posso, sempre. Sempre con amore.