«La Poesia è Scienza, la Scienza è Poesia»
«Beauty is truth. truth beauty,- that is all
Ye know on earth, and all ye need to know.» (John Keats)
«Darkness cannot drive out darkness; only light can do that. Hate cannot drive out hate; only love can do that.» (Martin Luther King)
«Não sou nada. / Nunca sarei nada. / Não posso querer ser nada./ À parte isso, tenho em mim todos los sonhos do mundo» (Álvaro De Campo)
«A good poem is a contribution to reality. The world is never the same once a good poem has been added to it. A good poem helps to change the shape of the universe, helps to extend everyone's knowledge of himself and the world around him.» (Dylan Thomas)
«Ciò che premeva e che imparavo, è che in ogni caso non ci potesse mai essere poesia senza miracolo.» (Giuseppe Ungaretti)
sabato 16 maggio 2015
Piogge
Amiche care, amici,
ecco uno dei miei "quadretti dal vivo", una forma di scrittura che amo molto, perché si avvicina alla mia attività "primaria" (e professionalmente remunerata) di illustratrice e di artigiana dell'immagine.
Probabilmente il lungo esercizio nelle arti visive mi ha reso lo sguardo attento e innamorato dei dettagli, dei ritagli di realtà, dei tagli di luce e delle aree d'ombra, che da sole rilevano i volumi e delineano le forme. Ciò che è certo è che mi sento molto a mio agio quando posso "illustrare" non solo con la matita, i colori, ma anche con la pura e semplice scrittura.
Il bello della scrittura rispetto all'illustrazione è la sua potenziale capacità di ritrarre non solo lo spazio, le forme, le atmosfere, ma anche i suoni, gli odori, le sensazioni tattili, l'immaginazione e il pensiero. Tutte percezioni che non sono certo assenti in pittura (o nell'illustrazione), ma che per essere espresse in modo davvero efficace richiedono la presenza del genio, di una eccellenza assoluta. Invece con la scrittura tutto è più naturale e commisurato al mezzo, occorre solo trovare le parole in grado di coinvolgere i sensi dei lettori ed evocare sensazioni, visioni, memorie.
Per voi, amiche dilette e amici, questo "paesaggio invernale" ritratto dal vivo, come sempre, con amore.
M.P.
Piogge
Sono gli occhi lustri alle finestre,
lacrime di gelo o di dolore
o strie di luce sui vetri irrorati,
volti affacciati come ritratti protetti
da lastre imperlate di gocce argentate,
sono gli sguardi, di là dai fiati appannati,
affondati nelle loro segrete mestizie,
sono gli amori celati sotto gli ombrelli
oppure esibiti senza imbarazzo sui selciati
inondati come acquitrini, o come fiumane
furiose che s'abbattono ai crocicchi
delle vie e alzano muraglie d'onda
al passaggio dei torpedoni
che s'affannano verso il centro:
sono i giorni dell'acqua - e del silenzio.
Sono i sentieri scavati nei prati
mutati in impetuosi torrenti lanciati
a divellere pietre sepolte nel tempo,
sono gli olmi e le querce gravate
di foglie morenti, fiaccate,
e le gramigne ingiallite che s'incurvano
rassegnate al giogo delle piogge battenti
e dei venti, mai sazi, come predoni
alle porte del tempio,
sono gli invasi e le dighe dei nostri dolori,
i canali esondati, e le vigne, ormai spoglie,
allagate da parere risaie, e i giochi
dei bimbi, sotto i porticati, negli androni,
con le pozze da frantumare a piedi nudi
in stelline iridescenti, a milioni.
Sono le nubi che gravano dense
come un basalto sbarrando ogni volo
d'uccello o di pensiero,
sono gli odori d'argilla, di mota,
di funghi o di muffe, gli olezzi
degli stagni e delle gronde
che scaricano al suolo
i profluvi dei peccati del mondo
per purificarli nel perdono
e nell'espiazione consumata
sotto i lampioni fumanti
alla livida luce del sodio.
Sono i viali e i quartieri
e le tangenziali, e gli aeroporti,
inzuppati del pianto d'Inverno.
Lente, interminabili, gravide piogge
della nostra indomabile malinconia.
Marianna Piani
Trieste, 8 Dicembre 2014
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"Sono gli occhi lustri alle finestre,
RispondiEliminalacrime di gelo o di dolore
lente, interminabili, gravide piogge
della nostra indomabile malinconia".
Quel "gravide" ha un peso ENORME.
Il cielo piange, esattamente come una persona.
Le sue lacrime "nascono" e nasceranno sempre, è solo questione di tempo.
Anche le nostre.
Il cerchio si chiude perfettamente.
Inizio e una fine sono ben definiti, forti, e dolceamari.
Al suo interno, la sua composizione contiene svariate chicche, ad esempio :
"Sono i giorni dell'acqua - e del silenzio".
Semplice in apparenza, ma tremendamente essenziale.
Il contrasto tra il rumore della pioggia e il silenzio interiore (dell'anima, che causa maltempo ha occasione di "esplorarsi" in profondità e in completa solitudine).
Oppure, potrebbe anche (e solamente) trattarsi della consueta quiete dopo la tempesta, quindi una sorta di rituale ciclico naturale ?...
Duplice chiave di lettura.
Questi sono i lavori che preferisco, tra quelli che produci.
Ammiro davvero moltissimo la tua capacità di associare il respiro e la "vita" della natura ai sentimenti umani.
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Piccola correzione, anzi, piccola aggiunta :
"Invece, con la scrittura tutto è più naturale e commisurato al mezzo, occorre avere letto molto, possedere talento ed esperienza utili per trovare le parole in grado di coinvolgere i sensi dei lettori ed evocare sensazioni, visioni, memorie".
Tu possiedi tutto ciò.
Number One qui sul web, a mani basse.
Beh, Luca, grazie, grazie infinite,
Eliminaconfesso che questo genere di scrittura mi è molto congeniale, e sono felice che incontri il tuo gradimento, e spero anche quello di altri.
Hai colto, come di consueto per te, i poli principali del discorso: la ricorrività ad anello (che voleva riprodurre sotto sotto il "ciclo dell'acqua") che tu hai ben sintetizzato all'inizio, il termine "gravide", che ho inserito con gran cura e che tu hai percepito immediatamente, e soprattutto il significato di quell'ultimo verso, che ho fatto e rifatto cento volte, prima di trovare un equilibrio finalmente - spero - perfetto, e non solo formale, ma sostanziale tra "acqua" e "silenzio"...
Un caro abbraccio
A presto
Marianna
Ho fatto un paio di errorini di battitura, scusami !
RispondiEliminaPrima il commento era molto più lungo, l'ho tagliato un po' e leggendolo ho visto di aver omesso di togliere ancora qualcosa, ad esempio
"una" e "sua" che nel discorso risultano fuori luogo.