«La Poesia è Scienza, la Scienza è Poesia»

«Beauty is truth. truth beauty,- that is all
Ye know on earth, and all ye need to know.» (John Keats)

«Darkness cannot drive out darkness; only light can do that. Hate cannot drive out hate; only love can do that.» (Martin Luther King)

«Não sou nada. / Nunca sarei nada. / Não posso querer ser nada./ À parte isso, tenho em mim todos los sonhos do mundo» (Álvaro De Campo)

«A good poem is a contribution to reality. The world is never the same once a good poem has been added to it. A good poem helps to change the shape of the universe, helps to extend everyone's knowledge of himself and the world around him.» (Dylan Thomas)

«Ciò che premeva e che imparavo, è che in ogni caso non ci potesse mai essere poesia senza miracolo.» (Giuseppe Ungaretti)

sabato 23 maggio 2015

Tulle


Amiche care, amici

la scrittura, la poesia, è universale e non ha genere, o sesso. Eppure ciò che una donna scrive è inevitabilmente segnato dalla sua femminilità.
Per me a volte la poesia è come uno specchio, attraverso il quale indulgo a osservare il mio aspetto, che di volta in volta può apparirmi orribile o passabile, o perfino bello.


Avevo acquistato un delizioso abitino chiaro, e avevo scelto una sera d'autunno, limpida e spazzata da una brezza frizzante ed insistente, per indossarlo per la prima volta in occasione di un aperitivo di lavoro con alcuni colleghi, colleghe e collaboratori, in centro. Credo che solo una donna conosca la sensazione di pienezza e insieme di incertezza (starò davvero bene? sarò adeguata all'occasione? eppure quest'abito mi dona… Ma sono un giudice sereno, di me stessa?) dell'indossare per la prima volta in pubblico un abito scelto da poco con grande cura e trepidazione, dopo lunghe sofferte prove in camerino, e poi a casa, lungamente davanti allo specchio. Camminando verso il proprio appuntamento come a un destino, lo sguardo cade sulle vetrine, istintivamente, per cogliervi rispecchiata la figura di sé stesse in movimento, circondate dalla città e dalla gente. Sentirsi non solo a proprio agio, ma valorizzate da un abito che esalta la figura è un grande privilegio - e un ineffabile piacere - riservato al nostro sesso. Credo...

Una poesiola, in sestine, dedicata semplicemente a un abito che è subito entrato nel mio guadaroba e nel mio cuore, tra i preferiti. Scrittura al femminile? Perché no?

Per voi, amiche dilette e amici cari, con amore

M.P.





Tulle


Quell'abitino di tulle bianco che a sera
indossavo recandomi verso il centro
mi vestiva come una corolla di camelia,
e mi commuoveva come un abbraccio
la carezza della gonna ariosa e ampia
che sfiorava dolcemente il mio polpaccio.

Camminando lungo il viale autunnale
costeggiato di vetrine linde come specchi
mi vedevo come figura di donna fiera
passare avvolta dalle luci scintillanti
della sera, e lo schietto suono dei miei tacchi
farsi strada regalmente tra i passanti.

Il corpetto lineare mi disegnava il busto
come la matita d'un maestro di figura,
ornando il seno di panneggi orientaleggianti
che si tendevano come vele a ogni passo.
Dall'orlo della gonna traspariva pura
la falcata delle mie gambe impazienti:

nel vento il velo impalpabilmente le rivelava
fino al limite della spumeggiante veste chiara,
mentre io come facevo fin da fanciulla
vedendomi riflessa mi chiedevo con pudore
se quella donna che lì vedevo fosse bella,
bella abbastanza da suscitare amore.

Il bianco e il crema mi donavano una luce
che accendeva di innocenza il mio pallore,
ondeggiavano neri della notte i miei capelli
e s'agitavano per provare a catturare il vento
cadenzati dal metronomo dei piedi belli,
e dall'oscillare della pochette - e dal mio cimento.

Come se nulla mi potesse mai fermare
procedevo verso una meta che già scordavo

quale fosse, né che m'importava più di avere,
mi bastava scivolare nel mondo così qual ero
e lasciare che mi giungessero gli sguardi
ammirati - e quelli obliqui o insinuanti.

Quell'abitino di tulle bianco che mi faceva
come un fiore che sbocciava nella sera
era la femminile grazia che m'indorava.



Marianna Piani
Milano, 18-21 Dicembre 2014


4 commenti:

  1. Leggendo questo tuo "racconto" ho provato un forte senso di tenerezza nei tuoi confronti, soprattutto dal verso XXXI in poi, fino alla chiusura finale.

    Il concetto / gesto di "specchiarsi nelle vetrine" era caro anche a Sylvia Plath, soprattutto ai tempi di Madeimoselle, diciamo nel corso della sua "prima" giovinezza.
    In alcune sue lettere / scritture ne parla.

    Prima ancora che sia tu a dirmelo o a rimarcare la cosa, scrivo che ovviamente il gesto di "specchiarsi" è tipicamente femminile, dunque tutte le donne sono chiamate in causa in maniera personale e diretta, eccetera eccetera.

    Non mi dilungo oltre, lascio spazio agli altri lettori.

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    1. Ciao Luca!

      Sylvia era una donna fisicamente stupenda (chi volesse conferma, guardi il ritrattino fotografico di lei intenta alla lettura/scrittura che ho inserito in copertina della pagina a lei dedicata, in questo stesso blog) e aveva un bel donde a specchiarsi! Lo specchio ad ogni modo, come sai, è una allegoria/metafora estremamente viva, in poesia, e non coinvolge solo le donne..
      .
      (Giusto uno tra tutti. Borges:

      "Yo que senti el horror de los espejos
      No solo ante el cristal impenetrable
      . . .

      Sino ante el agua especular que imita
      El otro azul en su profundo cielo...")

      ...Ma di certo per una donna ha un significato speciale, fin dall'infanzia (pensiamo ad Alice "oltre lo specchio", cui ho dedicato alcune composizioni tempo fa, sempre in questo spazio). Io in particolare ho un rapporto specialissimo e quasi ossessivo con lo specchio, gli specchi, l'atto di specchiarsi, come sa chiunque abbia avuto la pazienza di seguirmi qui per un poco.

      E, come dicevo, la Poesia stessa, e l'arte in generale è per me come uno specchio.

      Grazie sempre Luca!

      Un abbraccio
      Marianna

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  2. Mademoiselle, volevo dire !

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