«La Poesia è Scienza, la Scienza è Poesia»

«Beauty is truth. truth beauty,- that is all
Ye know on earth, and all ye need to know.» (John Keats)

«Darkness cannot drive out darkness; only light can do that. Hate cannot drive out hate; only love can do that.» (Martin Luther King)

«Não sou nada. / Nunca sarei nada. / Não posso querer ser nada./ À parte isso, tenho em mim todos los sonhos do mundo» (Álvaro De Campo)

«A good poem is a contribution to reality. The world is never the same once a good poem has been added to it. A good poem helps to change the shape of the universe, helps to extend everyone's knowledge of himself and the world around him.» (Dylan Thomas)

«Ciò che premeva e che imparavo, è che in ogni caso non ci potesse mai essere poesia senza miracolo.» (Giuseppe Ungaretti)

mercoledì 27 maggio 2015

Sconfitta



Amiche care, amici

vi sono momenti in cui ritorna, a ondate, questo dolore incolmabile, questo senso di vuoto inconciliabile e di inutilità profonda che mi sovrasta, e allora trascorro ore infernali, a torcermi le mani raggomitolata sul divano, o a girare senza sosta e senza meta per casa, incapace di compiere un qualsiasi gesto che abbia un qualche senso logico o compiuto.
In quei momenti non mi soccorre neppure la scrittura, o la lettura, o il lavoro, nemmeno lo stupido rassettare casa, pulire la cucina, strafogarmi nei dolci o in tv seriale.


Allora, l'unica cosa che mi resta da fare è truccarmi, alla svelta, vestirmi e uscire, fuggire da me stessa, presto, ovunque sia, in mezzo alla gente, muovermi, camminare nella città, godere della indifferenza o della attenzione di ignoti che ignorano di me abbastanza da cogliere di me solo il mio aspetto in superficie. Non importa nulla. Importa andare. Importa non pensare, strappare dalla mente ogni pensiero, camminare e basta, sui miei tacchi, i più alti, guardare, senza vederle, vetrine colme di sogni che non  sono i miei e di illusioni che non ho mai avuto, e lasciarmi possedere dall'inutilità, totalmente, fatalmente. Essere come tutto ciò che mi circonda, superflua.


Ma passa, infine, passa sempre. Non so se considerarlo un sollievo o una condanna. Così passa la notte per dar spazio al giorno, ben sapendo che presto tornerà ad esser notte. Passa la bufera per lasciar trionfare il sole, solo in attesa della prossima burrasca all'orizzonte. Perché la fonte del male che m'invade in questi "momenti" inferi non s'esaurirà mai, se non con me.

Per voi, amiche dilette, amici, che mi ascoltate con affetto e pazienza, il mio amore, come sempre.

M.P.




Sconfitta


Questa la mia battaglia
questa la mia sconfitta.
Resto tra queste stanze
senza potere invocare aiuto,
rovisto tra gli scaffali affollati
della biblioteca, tra i volumi
dimenticati aperti, cerco
nelle connessure tra i muri
e gli usci,
dietro i panneggi grevi

delle tende,
sui tavoli di noce,
o cedro, o pino,
sbucciando con l'unghie nude
l'intonaco delle pareti
fino a spezzarle

rabbrividendo.

Ma che donna sono
io che vago senza meta
tra i miei pensieri
e le ossessioni tracciate
su mille petali di carta?
Che femmina straziata,
senza pace che si torce
nella sua dimora,
nel suo giaciglio,
nelle notti nere pece,
per il vuoto del suo ventre
incapace di donare -
incapace, impotente! -
prosciugato e
vano come un otre
sfondato nella terra;
che femmina sono
inetta d'esser donna,
tedofora di questa vulva
che lacrima sangue nero
morto, vano,
a ogni luna?

Curo il mio volto,
ch'é incavato e stanco, ma
lampeggiano i miei occhi
negli specchi,
pupille d'alabastro
nere come il vuoto
del mio letto.
Eppure appena fuori
v'è un mondo che mi lusinga,
e io pur di sentirmi in vita
mi espongo a sguardi tesi
senza difesa
se non le mie vesti bianche.

Donna cava.
Donna empia. 
Spudorata, innocente.
Provoco consapevolmente,
ma senza gioia, né disprezzo.

E mi trastullo
e mi annullo
nella mia disfatta.



Marianna Piani
Milano, 20 Dicembre 2014

6 commenti:

  1. S C O N F I T T A
    S U P E R F L U A
    I N U T I L I T A'

    Nove lettere.

    Ma non solo, ovviamente. C'è dell'altro :

    Per come la vedo io, ogni sconfitta genera "superflua inutilità" di azione, al fine di dimenticare temporaneamente la propria "sconfitta" personale... (Scusa la ripetizione, utilizzo volutamente la terminologia da te proposta).

    Dopo il temporale, è possibile vedere in cielo l'arcobaleno :
    Magia della natura, "rinascita della natura", potremmo dire.
    Già... RINASCITA. Nuovamente nove lettere.
    La (tua) condanna è rappresentata dal fatto di essere costretta a "vivere" determinati momenti, mentre il sollievo è rappresentato dalla fine momentanea dei (tuoi) tormenti.
    Praticamente, condanna e sollievo si annullano a vicenda appena si "incontrano".

    "Questa la mia battaglia
    questa la mia sconfitta.
    Resto tra queste stanze
    senza potere invocare aiuto,
    ...
    sbucciando con l'unghie nude
    l'intonaco delle pareti
    fino a spezzarle
    rabbrividendo".

    "...Entering the tower of my fears,
    I shut my doors on that dark guilt,
    I bolt the door, each door I bolt.
    Blood quickens, gonging in my ears :
    The panther's tread is on the stairs,
    Coming up and up the stairs".

    "Ma che donna sono
    io che vago senza meta
    tra i miei pensieri
    e le ossessioni tracciate
    su mille petali di carta ?"...

    "As if my life were shaven,
    And fitted to a frame,
    And could not breathe without a key..."

    "...Nelle notti nere pece,
    per il vuoto del suo ventre
    incapace di donare -
    incapace, impotente ! -
    prosciugato e
    vano come un otre
    sfondato nella terra.."

    "I imagine myself with a great public,
    Mother of a white Nike and several bald-eyed Apollos.
    Instead, the dead injure me with attentions, and nothing can happen.
    The moon lays a hand on my forehead,
    Blank-faced and mum as a nurse".

    Quindi, chiudendo il cerchio,

    "Provoco consapevolmente,
    ma senza gioia, né disprezzo".

    …Solo per sentirti viva e, come dici tu, per sfuggire dal tuo "io" interiore.
    E fai benissimo.
    Il pensiero (pensare, SAPER pensare) è già di per sé un'enorme condanna,
    a prescindere dalla qualità della "salute" mentale (tanto per rendere "universale" il ragionamento).
    __________________________________

    P.s. Non parlerei di "pazienza" :
    Non obblighi nessuno a seguirti, o a scriverti.
    La pazienza, solitamente, scende in campo durante il compimento di un atto non voluto, eseguito controvoglia.
    Il web è immenso :
    Chi non è interessato a te o al tuo lavoro non ti segue, stanne certa.
    Al contrario, chi ti segue (e ti ascolta) lo fa sicuramente volentieri, visto che ti dedica volentieri parte del proprio tempo.

    Un abbraccio.

    Luca

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    1. Luca,

      non aggiungerò nulla di sostanziale al tuo commento, già in sé perfetto: lasciamo spazio alla composizione e alla tua interpretazione, basta e avanza. Aggiungo due righe solo per dire, anche per la comprensione di un eventuale altro lettore che non sia già diciamo sufficientemente appassionato o edotto, o che non abbia voglia di fare ricerca, che i tre brani cui (povera me!) accosti i miei versi, facendomi tremare i polsi, sono rispettivamente il primo di Sylvia Plath (Pursuit) il secondo della grande Emlily Dickinson, l'ultimo ancora di Sylvia. I due fari primari della mia vita, in poesia e non...

      (PS: Hai ragione, chi legge queste pagine lo fa perché ne ha voglia. E' che rimango sempre stupita del benvolere e della comprensione di cui sono capaci tante persone)

      Tua
      Marianna

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  2. Yes, Marianna.
    You'll find yourself again and again,
    as if newly found, by entering a new poem
    through the door of despair where,
    you'll find your peace waiting
    "in quei petali di carta" ... wanting!
    xo
    Alvaro

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    1. I "petali di carta" sono così leggeri ed effimeri, pronti ad essere strappati e portati via dalla prima raffica di vento.
      Eppure è ad essi, principalmente, che mi aggrappo.
      Chissà che il vento non porti via anche me. Questo vorrei. Questo amerei...

      Marianna

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  3. Cara Marianna,non commento la lirica al solito ineccepibile, tesa .
    Si, è vero l'alternarsi di sofferenza e gioia è universale e ineluttabile esattamente come tu dici come il giorno che succede anche alla più disperata notte e uscire quasi a sfidare il mondo è la tua chiave per reagire a questo vuoto interiore attraverso il vuoto esistenziale dei tanti sconosciuti senza vita negli sguardi e sentirsi finalmente accettati e uguali.
    Non è una sconfitta ma una resurrezione quotidiana,una sfida da vincere ogni volta si configuri.
    Sempre con grande affetto e stima
    Rossella

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    1. Grazie Rossella...

      I tuoi commenti hanno la capacità di toccare l'anima del mio pensiero. Mi hai compreso perfettamente.
      Forse non è una sconfitta, obbiettivamente. Una volta salve.
      Lo è soggettivamente, in quei momenti, finché si è dentro, e pare di affogare nel gorgo, come sai.

      Ti abbraccio forte

      Marianna

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