Amiche care, amici carissimi,
così avvenne, ieri, in una chiara e fresca giornata di Giugno:
Supreme Court of the United States
June 26 at 11:09
The nature of injustice is that we may not always see it in our own times. The generations that wrote and ratified the Bill of Rights and the Fourteenth Amendment did not presume to know the extent of freedom in all of its dimensions, and so they entrusted to future generations a charter protecting the right of all persons to enjoy liberty as we learn its meaning. When new insight reveals discord between the Constitution’s central protections and a received legal stricture, a claim to liberty must be addressed. …
The States have contributed to the fundamental character of the marriage right by placing that institution at the center of so many facets of the legal and social order.
There is no difference between same- and opposite-sex couples with respect to this principle. Yet by virtue of their exclusion from that institution, same-sex couples are denied the constellation of benefits that the States have linked to marriage. This harm results in more than just material burdens. Same-sex couples are consigned to an instability many opposite-sex couples would deem intolerable in their own lives. As the State itself makes marriage all the more precious by the significance it attaches to it, exclusion from that status has the effect of teaching that gays and lesbians are unequal in important respects. It demeans gays and lesbians for the State to lock them out of a central institution of the Nation’s society. Same-sex couples, too, may aspire to the transcendent purposes of marriage and seek fulfillment in its highest meaning. …
No union is more profound than marriage, for it embodies the highest ideals of love, fidelity, devotion, sacrifice, and family. In forming a marital union, two people become something greater than once they were. As some of the petitioners in these cases demonstrate, marriage embodies a love that may endure even past death. It would misunderstand these men and women to say they disrespect the idea of marriage. Their plea is that they do respect it, respect it so deeply that they seek to find its fulfillment for themselves. Their hope is not to be condemned to live in loneliness, excluded from one of civilization’s oldest institutions. They ask for equal dignity in the eyes of the law. The Constitution grants them that right.
The judgment of the Court of Appeals for the Sixth Circuit is reversed.
It is so ordered.
Ritengo questa una conquista di Civiltà valida per tutti, tutte le persone che, indipendentemente da sesso, nazionalità, colore della pelle, religione, vivono un sincero sentimento d'amore.
Per questo ieri ho sentito la necessità impellente di vestirmi a festa, con uno dei miei abiti più belli (per la cronaca un abitino semplice, bianco con grandi rose rosse, corto, senza maniche e un paio di scarpe alte, color corallo) e uscire, all'aria aperta, tra la gente. Uscire, ieri sera, come "coming out"? Certo!
Lo stesso bisogno di uscire, di trovare me stessa di fronte al mondo, che è all'origine di questa composizione, risalente a qualche mese fa, e che ora sembra scritta apposta per questa occasione.
Certo, i problemi del mondo non sono risolti, le ingiustizie, le disparità, la violenza, l'odio, le discriminazioni, tutto questo rimane ben presente, nello sfondo di questa giornata.
Tuttavia non posso non sentirmi felice per una espressione di Suprema Giustizia Umana, pronunciata in modo definitivo da una Grande Nazione (che pur contraddittoriamente mantiene in essere l'orrendo, disumano misfatto della Pena di Morte) che, con tutte le ombre possibili, getta una vivida luce su un simbolico atto di fede nella potenza reale dell'Amore: #LoveWins - appunto!
Per voi, amiche dilette e amici cari, e per gli uomini e le donne che ho amato, che amo e che amerò, per la mia vita, più che mai, più che mai con passione.
M.P.
USCIRE!
E quindi uscire, uscire!
Gran Dio, uscire, nel mondo,
scendere quei quattro gradini, svelta,
ticchettando i miei tacchi sul marmo,
fitti come un breve scroscio
di pioggia, e gettarsi nel taxi,
che attende paziente,
per istigarlo alla corsa,
immediatamente;
uscire, finalmente, uscire
verso la gente, verso la luce,
verso chi mi ama e mi attende
sulla soglia della Rinascente,
senza curarmi degli sguardi
che mi avvolgono di ammirazione,
oppure di curiosità bonaria,
o malvagia, o di sospetto,
non appena la mia manosfiora il suo viso
radioso come il mio.
Uscire, all'aperto, senza timore
di giudizio o di condanna,
ad accogliere il sole, teneramente,
tra le nostre braccia;
intenerire più ancora,
tra le vetrine ricche di niente,
vagare, senza meta apparente,
mano nella mano, fiere,
erette, sicure, desiderose,
ridenti, illuminate di beltà
negli occhi svagati, spettinate
da un venticello audace, quello
che a tradimento ci alza le gonne;
e ridere allora, ridere insieme,
scoprire i nostri denti innocenti,
con la voglia di addentare gelato
e giocare con le nostre guance
arrossate, accaldate
da questo correre come fervidi insetti
di fiore in fiore, di quest'amare
eccitato, vagabondo,
in faccia al mondo.
E poi, visitare gli empori, i negozi,
i magazzini, come api
nelle corolle di fiori multicolori
indaffarate, agitate,
impolverate di polline d'oro,
innamorate, eccitate,
semplicemente votate
al godere d'un giorno almeno,
un giorno intero
dall'alba al tramonto
di amore pieno,
fuori dalle mura e dalle grate
della prigione, fuori dai legami
delle ore, fuori perfino
dal respiro del tempo
che c'insegue, affannato,
e via anche dal mondo
che ci invidia la giovinezza
del nostro passo rapido
uscire, finalmente, uscire
verso la gente, verso la luce,
verso chi mi ama e mi attende
sulla soglia della Rinascente,
senza curarmi degli sguardi
che mi avvolgono di ammirazione,
oppure di curiosità bonaria,
o malvagia, o di sospetto,
non appena la mia manosfiora il suo viso
radioso come il mio.
Uscire, all'aperto, senza timore
di giudizio o di condanna,
ad accogliere il sole, teneramente,
tra le nostre braccia;
intenerire più ancora,
tra le vetrine ricche di niente,
vagare, senza meta apparente,
mano nella mano, fiere,
erette, sicure, desiderose,
ridenti, illuminate di beltà
negli occhi svagati, spettinate
da un venticello audace, quello
che a tradimento ci alza le gonne;
e ridere allora, ridere insieme,
scoprire i nostri denti innocenti,
con la voglia di addentare gelato
e giocare con le nostre guance
arrossate, accaldate
da questo correre come fervidi insetti
di fiore in fiore, di quest'amare
eccitato, vagabondo,
in faccia al mondo.
E poi, visitare gli empori, i negozi,
i magazzini, come api
nelle corolle di fiori multicolori
indaffarate, agitate,
impolverate di polline d'oro,
innamorate, eccitate,
semplicemente votate
al godere d'un giorno almeno,
un giorno intero
dall'alba al tramonto
di amore pieno,
fuori dalle mura e dalle grate
della prigione, fuori dai legami
delle ore, fuori perfino
dal respiro del tempo
che c'insegue, affannato,
e via anche dal mondo
che ci invidia la giovinezza
del nostro passo rapido
e lieve, senza stanchezza.
E infine, infine stremate
come rondini dopo una giornata
di stridi e di voli, ci posiamo -
ripiegando le ali e gettando
le sporte ai nostri piedi -
al tavolino d'un baretto
piccino come un nido,
che ben conosciamo,
con una mano soppesando
il bicchiere di vetro dozzinale,
che ci pare di fine cristallo,
colmo d'un vino leggero
appena frizzante,
e sfiorandoci
reciprocamente le dita con l'altra;
parliamo poco, a voce lieve,
sussurrando dolci frasi
mai complete, sempre
lasciate sospese
per il sopraggiungere
di altre frasi
più dolci e tenere ancora.
E allora, colà attendiamo,
assieme, tutte sole,
che giunga finalmente
lenta e solenne per noi
la dolce notte che seguirà
il nostro intenso, affannoso,
appassionante giorno.
E infine, infine stremate
come rondini dopo una giornata
di stridi e di voli, ci posiamo -
ripiegando le ali e gettando
le sporte ai nostri piedi -
al tavolino d'un baretto
piccino come un nido,
che ben conosciamo,
con una mano soppesando
il bicchiere di vetro dozzinale,
che ci pare di fine cristallo,
colmo d'un vino leggero
appena frizzante,
e sfiorandoci
reciprocamente le dita con l'altra;
parliamo poco, a voce lieve,
sussurrando dolci frasi
mai complete, sempre
lasciate sospese
per il sopraggiungere
di altre frasi
più dolci e tenere ancora.
E allora, colà attendiamo,
assieme, tutte sole,
che giunga finalmente
lenta e solenne per noi
la dolce notte che seguirà
il nostro intenso, affannoso,
appassionante giorno.
Marianna Piani
Passy - Milano, 10 gennaio 2015